lunedì 30 marzo 2020

Il generatore automatico di sottotitoli


Girando per youtube in cerca di film e documentari da vedere (ci sono tante cose belle, anche di quelle che consideravo introvabili) mi sono imbattuto nel Generatore Automatico Di Sottotitoli. Bene, mi sono detto, io un po' l'inglese lo capisco ma troppe cose mi sfuggono e se questo gadget funziona lo uso senz'altro. Sono stato un po' troppo ottimista: il generatore automatico di sottotitoli non funziona. Non è che si possa dire che funziona male, è proprio programmato male, fa una gran quantità di errori e mette i sottotitoli (parole...) perfino quando c'è la musica o quando ci sono dei rumori di fondo. Non so chi ci sia dietro, come programmatore: probabilmente ce ne sono altri fatti bene ma quelli che ho trovato io sono tra il comico e l'orrido. Faccio solo due esempi: in un documentario su Benjamin Britten (uno dei più grandi musicisti del Novecento) il nome del compositore diventa sempre "Britain". D'accordo, la pronuncia è quasi identica: ma un minimo di sorveglianza non è proprio possibile? Dopo un po', stufo di leggere Britain invece di Britten tolgo il generatore automatico di sottotitoli e cerco di capire qualcosa meglio che posso. Guardando un film di John Huston ambientato in secoli lontani ("Di pari passo con l'amore e la morte", uscito nel 1971) ascolto chiaramente gli attori dire "father" ma nei sottotitoli si legge "further"; ed escono inopinati riferimenti al rapper Eminem che nel 1971 forse non era nemmeno nato, oltre ad essere del tutto anacronistico rispetto all'epoca del film. Il problema, come per gli algoritmi dei motori di ricerca o negli "aiutanti" di quando si digita un testo, non è nel meccanismo in sè ma nell'essere umano che li programma. In generale, i risultati di questi "aiutanti" mostrano la povertà di questo "generatore" e soprattutto la zucca vuota di chi lo ha programmato, povertà lessicale e limitatezza mentale, oltre a difetti strutturali: se perfino la musica e i rumori diventano parole, qualche problema c'è e non è affatto difficile accorgersene. Ne approfitto per salutare e ringraziare chi fa questo mestiere da sempre e in modo professionale, di voi c'è bisogno e spero che possiate continuare a lavorare come avete sempre fatto da quando esiste il cinema. (qui per ascoltare qualcosa di Benjamin Britten)

I programmatori di computer, del resto, tra di loro parlano così: «L’elemento 1 influenza lo stato» è un messaggio dell'antivirus, appena acceso il pc (mio appunto, datato 2006); la traduzione è questa, che da un po’ non scarico gli aggiornamenti. Oppure: « Your client request was too large» (motore di ricerca, inizio luglio 2011: errore 413), una frase che non sono mai riuscito a decrittare del tutto, nemmeno dopo tutti questi anni. Si potrebbe continuare, ma preferisco passare a qualcosa di più divertente; prendo nota, dopo aver visto il generatore automatico di sottotitoli, che i programmatori informatici sono abituati a considerare normali questi orrori, e non se ne accorgono nemmeno più. Forse, a casa loro, parlano così anche ai loro figli; e probabilmente già da molto tempo i figli gli rispondono "further" invece di "father". Non resta che aspettare che i dizionari accolgano questa nuova terminologia, in attesa che si trovi un nome alternativo anche per le mamme (molte donne lavorano nell'informatica, attendo notizie).
 
Restando nel cinema, ho preso nota che esiste un film girato a fermo (cioè a Fermo, nelle Marche); nella mia piccola raccolta di refusi esistono titoli come "Shall we DACNE" (si rimane perplessi ma poi c'è Richard Gere e si capisce), "Gli amanti del Bounty" (televideo, 9 feb 2020: ma è proprio il film con Marlon Brando), e infine scopro che Alfred Hitchcock ha girato un film che si chiama "Marine" (ma è quello del 1964 con Tippi Hedren e Sean Connery, "Marnie"). Un altro errore da "generatore automatico" è masterpeace invece di masterpiece, (La Repubblica, maggio 2016) dove l'autrice dell'articolo è una laureata con master, I suppose. Una nozione da Storia dell'Arte è che "lapdog" è un cagnolino tenuto in grembo; il laptop è un'altra cosa, e da parte mia ho da tempo immemorabile una cartella sul pc che si chiama "Notebook", e ogni volta che qualcuno la vede mi chiede se ho un computer portatile, ma notebook è un taccuino, un bloc notes, e questo era il senso originario della mia denominazione. Insomma, non posso nemmeno più scegliere i nomi per le mie cose personali, ormai mi hanno toccato tutto e mi tocca nascondere e difendere anche quello che scrivo soltanto per me.

Tornando per un attimo ai correttori automatici e agli aiutini sullo smartphone per le persone pigre che fanno fatica a digitare una parola anche la più semplice, segnalo a tutti voi questa perla, tratta da "Tuttojuve" del 2 febbraio 2020: si tratta delle pagelle ai calciatori dopo una partita, Rabiot è un calciatore francese e Sarri è il suo allenatore. Spero che la soppressa vi piaccia, io personalmente preferisco altri salumi ma in fin dei conti, chissà, una sorpresa è sempre possibile anche acquistando una soppressa.
Rabiot 7- Parte a razzo mettendo sul terreno di gioco personalità, senso della posizione e tecnica di base. Poi si calibra assieme ai compagni aggiungendo quel dinamismo che ha soppressa anche Sarri.
Ma qui per ora finisco, anche se gli errori - si sa - non finiscono mai e fanno parte considerevole delle vite di noi tutti.
PS: secondo il mio obsoleto dizionario cartaceo, "further" viene da "far" e significa "più lontano, opposto", e anche "ulteriore, oltre, più in là.

 
(segue)


martedì 24 marzo 2020

L'aiutino sullo smartphone

L'altro giorno stavo cercando on line una notizia su Alban Berg (non è che si possa andare sempre a memoria, magari fosse possibile) e ho iniziato a scrivere: A. Subito mi sono apparse infinite parole che cominciano con la A, come se fosse possibile sapere da una semplice "A" a cosa stavo pensando; poi ho digitato la L ed è uscita un'altra sfilza di parole che non stavo affatto cercando e alle quali non avrei mai pensato. Quando poi digito la B, beh, è chiarissimo: sto cercando Albano & Romina. Cos'altro può esistere, nella vita? Eccomi alla quarta lettera, un'altra A, "Alba": sì, sì, mi dice contento l'aiutante, quello che stai cercando è Albano & Romina. Ed ecco il turno della N: trionfo del suggeritore, hai visto che avevo ragione? AL-BA-NO y RO-MI-NA!!!.
Delusissimo, l'aiutante algoritmico, quando io aggiungo uno spazio: che si fa, adesso? Quando metto un'altra B comincia a capire, ma deve rovistare parecchio. Sì, stavo cercando Alban Berg, uno dei più grandi compositori del Novecento, ma a chi vuoi che interessi, non ha followers, non fa audience, non è un influencer...
(qui per ascoltare qualcosa di Alban Berg)

Ci si può anche scherzare sopra, ma l'aiutante quando digiti un testo è pericolosissimo, si rischiano gaffes a non finire, sul tipo di quelli che si incolpano a Vicenza: perché andare fino a Vicenza per incolparsi, non potevano farlo qui? o forse a Vicenza ci vivono, nel qual caso chiedo scusa e torno a occuparmi degli affari miei. Ci sono anche le maiuscole che compaiono del tutto inaspettate, sul tipo di «Ti ha dato di Volta il cervello?» che è forse ciò che chiese il dottor Frankenstein, armeggiando con l’elettricità, al suo assistente. Ricordando che Volta è quasi contemporaneo di Frankenstein, l'evento sarebbe stato possibile. Pericolosissimo un "rispondi a tutti" che diventa rispondi a rutti (t ed r sono molto vicine sulla tastiera), più morbido ma sempre poco comprensibile un tweed che spunta invece di un tweet. In ambito mitologico l’occhio del ciclone si confonde con l’occhio del ciclope, e suscita curiosità la vergine cartesiana (in realtà "vertigine") evocata sul suo blog dall'amica Jonuzza. Suscita profondo stupore la relazione misteriosa fra Georg Büchner e i buchi neri, o i contusi ben dati e bendati, come le mummie, botte da orbi bendati.
Si può scoprire, digitando un testo e facendosi aiutare dal software, che il cibo di qualità costa più acaro (l'ho trovato in un commento sul blog di Luz); delle città Segrate pare che si sia occupato Corrado Augias in tv per una serie di documentari e la cosa mi stupisce perché io sapevo che ci sono diverse Olgiate (Olgiate Molgora, Olgiate Comasco, Olgiate Olona), ma di Segrate che io sappia ce ne è una soltanto, a meno che, visto che esiste una Novara in Sicilia, ci sia magari una Segrate, che so, in Sardegna.
Ma, del resto, io stesso poco fa avevo scritto sfotware invece di software, e in questo caso devo ringraziare il correttore uatomatcio. Non sia mai che anch'io mi metta a fare refusi, che ce ne sono già tanti.

 
(segue)

giovedì 19 marzo 2020

Il correttore automatico


Qualche giorno fa ho letto lo sfogo di un professore che raccontava cose come questa: "gli studenti mi dicono che "apposto" è giusto perché il correttore automatico non lo segnala come errore".
Il correttore automatico, che ha diversi nomi a seconda del programma di scrittura che state usando, è quella cosa che vi mette dei vermetti rossi sotto alle parole che considera sbagliate; è indubbiamente utile e anch'io ne tengo conto, ma non è che sia proprio infallibile (anzi). Per esempio, segnala come errori tutte le parole straniere, e tutte quelle che sono nostre ma che non figurano nel suo dizionario. Di conseguenza, se mettete Dante e Petrarca all'esame del correttore automatico sarà tutto un susseguirsi di vermetti rossi, idem con Pirandello (che usa spesso la j nei dittonghi), per non parlare degli scrittori che usano espressioni dialettali, da Gadda fino a Camilleri. E se siete un chimico o un medico e scrivete termini tecnici ma correttissimi (beuta, buretta, enterite, rinoplastica, aerometro, fate voi) vi troverete una pagina con più vermetti rossi che parole scritte, anche se siete bravi e non fate nessun errore di battitura o di ortografia.
Perfino i nostri cognomi sono sottolineati come errori, a meno che non siano presenti nel più o meno ristretto elenco di vocabili del correttore: se vi chiamate Pera, o Volta, o anche soltanto Colombo, magari il correttore automatico vi contesterà la maiuscola, o ve la toglierà senza alcuno scrupolo o ripensamento; ma è un povero essere senz'anima e non dovete prendervela con lui ma con chi lo ha programmato. L'esempio fatto dal povero professore citato all'inizio fa compassione, è come scrivere avvolte invece di a volte, o magari lungo per fungo, o usci invece uscì... Non è che ci voglia poi tanto per capire che il correttore automatico va usato con intelligenza, ma magari, visti i tempi che corrono (non solo per la sintassi e l'ortografia), adesso che ci penso è meglio aggiungere la spiegazione: "apposto" è voce del verbo apporre, e ha un significato del tutto differente da quello di "a posto". E se per sbaglio scrivete "opposto", voce del verbo opporre, invece di "apposto", voce del verbo apporre, il correttore mica se ne accorge, avete fatto un errore ma non ve lo segnala proprio.

Della serie degli errori di battitura dei quali il correttore automatico non si accorgerà mai fanno parte anche i “concerti per orango” di Haendel: non sapevo che ci fossero già oranghi in Europa a quel tempo, ma chissà, non si può mai dire, in fin dei conti Haendel visse a lungo in Inghilterra e l'Inghilterra era un paese coloniale, può darsi che qualche orango sia arrivato dal Borneo già nel '700. E dunque, forse Haendel aveva un orango, oppure l’orango era del Re, o del Papa, o forse del marchese Ruspoli quando Haendel era a Roma? Ma forse l’orango era uno di casa nostra, un orango di Ornago, o magari di Ronago, o magari era un onagro e non un orango. Fosse vissuto a Napoli, o in Sicilia, forse Haendel avrebbe scritto un concerto per origano (e in Giappone magari per origami?) (ma, per piacere, niente concerto per orgia, no). (qui per ascoltare cos'era capace di fare Haendel all'organo)

Il fatto è che sbagliare digitando sulla tastiera di un pc, o di uno smartphone, è un evento che può capitare ad ogni istante: per esempio, avete appena scritto alla vostra amica che bisogna mangiare meglio, oppure che ha bisogno di mangiare miglio? Siete stati al cinema e avete visto "La bella e la Betia", un mix tra Ruzante e Cocteau? Il leone che sbrina il domatore forse possiede un frigorifero e sa come farlo funzionare; il brodo del marciapiede fa inevitabilmente scivolare e bagna le scarpe; la tromba della regina egizia non ha niente di funereo e poco anche di archeologico; la criocera è forse una crociera al Polo (eventualmente, possiamo chiedere informazioni al leone di cui si parlava più sopra) o più probabilmente una cera da usare quando si va sottozero.
La patente di Giuda apre almeno tre alternative: Giuda guidava l’auto; non è quel Giuda ma un altro; per tradire da oggi serve la patente (il che non stupisce, vista la burocrazia invasiva di questo inizio di millennio). L'uomo lagno è invece un supereroe molto efficiente ma che ogni volta che viene chiamato in causa dice "uffa, ma sempre a me?". Sputare come funghi si riferisce forse alle spore, e se entrate in un quadriocale forse sentirete fare quack quack quack quack. Ma, poi, chissà che cosa può ancora succedere, non è mica finita qui.

 
(segue)

domenica 15 marzo 2020

La cosa da un altro mondo


"La cosa da un altro mondo" (The Thing) è un film del 1951 che ebbe notevole successo e di cui ancora oggi si parla; ebbe un remake nel 1982, un po' meno fortunato ma comunque molto visto. Il film del 1951 è diretto da Christian Nyby e prodotto da Howard Hawks; il film del 1982 è di John Carpenter e ha per protagonista Kurt Russell. La storia è questa: in una base militare tra i ghiacci, al Polo, viene rinvenuta una misteriosa astronave, e a bordo c'è una forma di vita (un mostro) che si risveglia e fa strage, minacciando di espandersi. Il primo film è realizzato con pochi mezzi, ha molto dei vecchi film di guerra, c'è perfino una storia d'amore a lieto fine; il secondo è molto più truculento ma sembra che sia più fedele al racconto originale.
Visti da oggi, al di là del fatto che nei film di fantascienza il "mostro" deve avere sembianze ben riconoscibili, fa pensare alle molte "profezie" (che poi profezie non sono, ma studi scientifici molto accurate) che si conoscono da parecchi anni, relative al cambiamento climatico. Una parte cospicua della Terra è infatti costituita dal "permafrost", cioè una crosta di terreno gelato, molto spessa, che copre le regioni vicine al Polo Nord (Siberia, Alaska, parte del Canada, Groenlandia...) e l'Antartide. Questa crosta gelata si sta sciogliendo, e non sappiamo cosa ci possa essere sotto, se non in parte. Dubito che ci sia un disco volante come nel film del 1951, ma di certo ci sono metano e anidride carbonica che, liberandosi, andranno a incrementare l'effetto serra; e poi c'è la questione dei virus, dei batteri ancora sconosciuti ma capaci di resistere per millenni anche a venti gradi sotto zero. Di queste cose si parla da anni, direi da decenni; ma poi la gente vota e manda al governo chi le nega esplicitamente, come Donald Trump (in un'intervista sul supplemento di Repubblica del 13 marzo 2020 l'economista Joseph Stiglitz ricorda che Trump ha tagliato i fondi per la ricerca medica), e deride chi cerca almeno di prendere atto del cambiamento, come Greta Thunberg e i suoi "gretini" secondo la definizione che ne diedero (e che forse ancora usano) fogli come "Libero" e "Il Giornale".
Che dire, l'illustrazione giusta sarebbe quella dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia, ma preferisco chiudere con un fotogramma del film del 1951: quantomeno, è un film e si sa come va a finire (bene).




martedì 10 marzo 2020

Burocrazia


"C'è troppa burocrazia": quante volte l'abbiamo sentito dire? Ed è anche vero, ma io ho imparato a diffidare di chi ripete questo luogo comune, e cerco di non dire più questa frase. Diffido per molte ragioni: la prima è che la burocrazia è aumentata in questo inizio di Millennio come non era mai aumentata prima, ma la gente si accoda a questa nuova burocrazia senza protestare. Per esempio, la montagna di PIN e di password, i codici IBAN lunghi mezzo chilometro, le registrazioni on line per questo e quello... Nelle scorse settimane ho comperato una smart tv e mi è toccato ricopiare tutto quello che c'è scritto sotto il modem (ventiquattro caratteri, alternando maiuscole e minuscole), ce l'ho fatta al primo colpo ma mi sono chiesto se ne valesse la pena, e l'ho fatto solo perché tra un anno sarà obbligatorio cambiare tutti i televisori perché le attuali frequenze passeranno al 5G (non ve ne siete ancora resi conto? metà delle persone a cui lo dico non lo sanno ancora...). Tutto questo viene considerato come normale, a me non pare proprio e se fosse possibile tornare ai vecchi televisori sarei contento, così nessuno spia quello che guardo; ma quelli che mi stanno intorno sono incollati allo smartphone e danno per normale digitare pin, password, codici a barre, un'alzata di spalle e via.

Altro esempio, preoccupante: chi si lamenta della burocrazia e come esempio sceglie la legislazione antimafia, o quella anticorruzione. Capisco che portare documenti su documenti sia pesante, ma qualche dubbio comincia a sorgere dentro di me. Proprio con l'antimafia te la prendi? E con la lotta alla corruzione? Anche a me è toccato andare in tribunale per avere un certificato penale, capisco bene che sono cose noiose e che portano via un sacco di tempo, ma preferirei che ci si lamentasse per qualcos'altro, per esempio per la corruzione e le ruberie.
Le persone intorno a me si lamentano anche per le prenotazione ospedaliere, esami e ricoveri: sei mesi per avere un'ecografia, ma quando vai in privato la fai il giorno dopo. E anche qui c'è chi dà la colpa alla burocrazia, ma si saranno mai accorti che hanno votato per la persona che ha introdotto e favorito questi sistemi, e che adesso è in carcere per problemi legati proprio alla Sanità? (tre legislature da presidente della Regione Lombardia, per i distratti: quindici anni di governo, cinque anni di galera con condanna definitiva). No, non se ne sono accorti e danno la colpa alla burocrazia.

Potrei andare avanti per un'ora, la scuola, il codice stradale, gli orari degli uffici, i parcheggi e i pedaggi, i ricorsi contro le multe, la timbratura dei biglietti in entrata e in uscita... L'anno scorso mi sono arrivate tre volte dalla Regione Lombardia le richieste di aggiornare l'esenzione sanitaria per mia madre (tre volte, una ogni tre mesi) e a inizio novembre ho trovato nella posta il modulo per pagare il bollo auto (scade a fine gennaio) con l'aggiunta che se dovesse cambiare qualcosa di non tenerne conto - ma allora perché me lo hanno spedito, e così tanto in anticipo, con il rischio di dimenticarsi che era arrivato? E' finita che ho fatto come tutti gli altri anni, a gennaio sono andato all'ACI e ho risolto la questione in tre minuti.

E che cos'è la Brexit se non un enorme inno alla voglia di avere più burocrazia? Dopo una lotta di secoli avevamo abolito dazi e dogane, ed ecco che ritornano con il plauso dei soliti furbi. A parte il rischio di ritrovarsi ancora con le bombe dell'IRA come negli anni '70 (bombe scomparse proprio grazie all'Unione Europea), mi viene da pensare a chi, come Giuseppe Verdi, nell'Ottocento per viaggiare da Milano a Roma o a Napoli, o a Venezia, doveva passare tre o quattro dogane e ogni volta tirare fuori il passaporto e farsi perquisire i bagagli. E' questo il mondo che si vuole riavere? Ormai è quasi fatta, ma per piacere almeno smettetela con il lamento infinito sulla burocrazia: siete voi che l'avete voluta, smettete di lamentarvi e imparate ad amare la bomba - pardon, la burocrazia.

AGGIORNAMENTO al 31 maggio 2020: i provvedimenti contro il Covid-19 sono diventati, al di là delle necessarie attenzioni, il trionfo della burocrazia. Adesso per fare ogni minima cosa bisogna prenotare, e bisogna farlo on line; chiuderanno uffici postali e biglietterie (i dirigenti di banche, ferrovie e poste non vedevano l'ora di chiudere e di ridurre il personale) bisognerà avere la "app" immuni (io non ho lo smartphone, mi toccherà comperarlo), eccetera eccetera eccetera. Ci ritroviamo guariti (speriamo) ma gravati da una burocrazia che ha centuplicato le sue forze: e non si tornerà indietro, purtroppo. L'unica cosa che verrà snellita, forse, è la procedura per gli appalti pubblici - un'altra cosa che in tanti aspettavano, ma questi tanti non sono quelli giusti (ahimè).

AGGIORNAMENTO al 7 settembre 2020: una curiosa forma di nuova burocrazia è nel nuovo assetto di Blogger, il software che mi permette di pubblicare qui. Due aggiornamenti fa, avevo tutto sott'occhio con un solo clic; un aggiornamento fa mi è toccato cominciare a smanettare, e oggi con il nuovo Blogger siamo alla sparizione dei comandi. Dove saranno i "tasti" che mi servono? Uno è in fondo a sinistra, un altro è in alto in un angolino, il terzo è chissà dove, e per sapere se mi è arrivato un commento mi tocca fare indagini a tutto campo. Cosa avranno nella testa i programmatori e le programmatrici di Blogger? Mah. Forse in casa loro hanno il mestolo in bagno e gli asciugamani in salotto, o forse hanno la colf o la mamma che lavora per loro. Forse è questo il paragone giusto: come gli adolescenti e i bambini che buttano tutto dove capita, tanto poi ci pensa la mamma. Così va, spero solo che poi non si lamentino della burocrazia.

venerdì 6 marzo 2020

Utilità della pubblicità

E così la pubblicità è arrivata anche su Raiplay: era chiaro fin dall'inizio, bastava aspettare. Quello che i pubblicitari non sanno, malgrado tutti i loro cookies, è che io elimino dalla mia lista della spesa tutte le pubblicità invadenti e tutte le pubblicità importune. Per esempio, adesso mi sono segnato una marca di cioccolatini col ripieno liquido, e qualcos'altro ancora: sei mesi di squalifica, non li acquisterò per sei mesi e forse anche di più. Per fare un altro esempio, questa volta in positivo, una famosa marca di surgelati (la "Trovaci") mi ha interrotto la visione di un film nel momento meno opportuno. Io comperavo abitualmente i piselli surgelati della Trovaci; ero un cliente abituale ma ho deciso di cambiare marca. Ebbene, la nuova marca (non pubblicizzata) è migliore. Grazie dunque alla pubblicità ho trovato qualcosa di meglio, thank you.

Il problema riguarda anche i cookies, "per darti pubblicità personalizzata" spiegano suadenti i responsabili dei siti internet (anche dei quotidiani importanti e in apparenza rispettabili). Ma io non voglio pubblicità personalizzata, non la voglio proprio. Chi vi ha mai detto che a me interessa quella marca di pasta, che io abbia voglia di comperare un'auto? Io non acquisterò mai un suv, perché me ne mettete sempre uno davanti?

E poi, come funzionano questi cookies? Per esempio, qualche settimana fa il mio mouse funzionava male e spesso faceva clic anche nel momento sbagliato e sul posto sbagliato. Poi ho comperato un mouse nuovo, ma immagino che gli intelligentissimi che si fidano degli algoritmi abbiano ancora in memoria i miei clic dovuti a un malfunzionamento del mouse. Un'altra cosa che l'algoritmo non può sapere (ci arriverà) è che io cerco di evitare il cioccolato, ne mangio il meno possibile perché mi provoca la renella (la renella è il passo precedente ai calcoli renali, per chi non lo sapesse: il cacao contiene ossalati, il calcio ossalato provoca renella, la renella produce coliche renali - meglio starne lontani).

Ma, alla fin dei conti, anche l'algoritmo in sè è innocente. Dietro c'è sempre il solito intelligentissimo creativo (o creativa), ormai in agguato dietro ogni istante della nostra vita. Faccio solo un altro esempio, l'ultimo per oggi: sto guardando su youtube il "Simon Boccanegra" diretto da Claudio Abbado; è stato diviso in due parti e ho appena finito la prima. Secondo voi, cosa guarderò dopo? Lapalissiano: la seconda parte del "Simon Boccanegra". Invece no, l'astutissimo programmatore youtube mi fa partire un'altra cosa, che con il Simon Boccanegra non c'entra niente. Fermo tutto, e cerco la seconda parte del Simone: questo no, questo no, questo no, ma dove è andata a finire?
Chissà a chi appartiene la mente geniale che ha partorito tutto questo. Se non riescono a capire che dopo la prima parte guarderò la seconda, la dizione "pubblicità personalizzata" comincia a preoccuparmi seriamente.
(Per intanto, grazie a chi ha reso visibile il "Simone": è una produzione Rai, ma la Rai lo nasconde accuratamente, e da decenni)


mercoledì 4 marzo 2020

Dieci anni


 
(Frans Hals)

questo è un post con dedica: sono già passati dieci anni...
un saluto a un amico che mi ha insegnato molto, questo

domenica 1 marzo 2020

Creativi o cretini?


Metto qui sotto una piccola personale antologia di cose cretine che mi tocca vedere ogni giorno più volte al giorno un po' su tutte le tv, cioè le poderose invenzioni dei cretini che si autodefiniscono creativi:
1) la didascalia fissa, per tutta la durata del film, su cosa danno questa sera. Che mi frega di Rambo, è un film vecchio di quarant'anni ed è la centocinquantesima volta che lo replicano. Io sto guardando questo film qui e se stasera danno Rambo io spengo la tv.
2) gli stacchetti musicali suadenti e allusivi, le voci morbide che prospettano estasi, "questa è casa tua, sei nelle braccia della mamma". Poi trasmettono il solito quiz o l'ennesima replica del film dei Vanzina.
3) il pubblicitario furbissimo che mette lo spot a tre minuti dalla fine: "lo ha visto tutto e quindi si guarda anche gli spot!", ma io cancello definitivamente i Loacker dalla lista della spesa, e anche tutto il resto. Oppure, sempre furbissimo, il pubblicitario mette lo spot a sei minuti dall'inizio: furbissimo, implacabile, ma chi mai starà guardando "Un marito per Anna Zaccheo" alle sette del mattino?
4) "Prima visione assoluta": bene, allora lo replicheranno presto e quindi posso andare a fare un giro col cane
5) "Prima visione assoluta": va in onda alle due di notte (vedi canali Rai...) ma la scritta è lì, implacabile, per tutta la durata del film.
6) "I Magnifici", "I Bellissimi", "I Classici": ma allora, se sono bellissimi magnifici e classici, perchè mai li trasmettete alla due di notte e li sporcate e spezzettate?
7) "Gli Imperdibili": le solite repliche ("ex RayPlayer": ah perché, esisteva una cosa chiamata RaiPlayer?). Gli Imperdonabili, viene da dire; perché poi non è che lasciando la Rai le cose migliorino, anzi va sempre peggio.
8) "Piccola gemma di cinema": mi vogliono rifilare una commediola insulsa.
9) "Una divertentissima commedia": sarà una fetecchia (lo decido io se è divertente, please, almeno questo lasciatemelo...)
10) "Un thriller mozzafiato": cadaveri, morti ammazzati, autopsie, sangue, un serial killer. Chissà che due palle... non vi basta il telegiornale?
11) l'indicazione che appare verso la fine del film: "adesso stai guardando...". Un'indicazione senza alcun dubbio utile, perché con tutte quelle interruzioni, anche di venti minuti, meteo e tg compresi, come si fa ricordarsi di che cosa avevamo cominciato a guardare?
Sono gli effetti del referendum del 1995, per chi non se lo ricordasse. Si votò per regolamentare le telepromozioni, e gli italiani a maggioranza votarono per lo spot libero. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, si dice: ma io non sono causa di questo mal, ne sono vittima. E con me tanti altri, soprattutto gli appassionati di cinema e di musica. Una tv a misura di cretino, mi viene spesso da dire; ma poi sto zitto, non lo dico, si rischia di diventare antipatici.