domenica 2 settembre 2012

Un Paese senza memoria - Addio al passato

Nel 2011 e 2012, veder crollare alcuni muri di Pompei è stato molto più di un evento di cronaca: un archetipo, un simbolo, un presagio. In questo inizio di millennio, tra un taglio di finanziamento e l’altro, abbiamo visto chiudere o crollare molte di quelle cose che rappresentano, e forse sono davvero, l’anima di questo nostro Paese. Per gli stranieri, Pompei è l’Italia.
Archivi importanti, biblioteche antiche, teatri storici, perfino chiese e conventi, sono stati venduti o abbandonati a se stessi, senza più finanziamenti, ed è un altro simbolo del tempo che stiamo vivendo; curiosamente, tutto questo è successo mentre erano al governo partiti politici che si riempivano la bocca con parole come “tradizione”, “radici cristiane”.
In compenso, nel giro di un anno o due sono state erette ovunque, alte come minareti, le antenne dei telefonini: nessuno si è curato se fossero davvero sicure, lo si è fatto e basta. Nello stesso modo sono state fatte strade e superstrade, la linea TAV, grattacieli sede di Regione, e sono cose sorte come d’incanto, con la velocità riservata solo alle cose che veramente interessano.

Tutto questo è molto più di un semplice evento di cronaca, siamo di fronte a un cambiamento epocale. Il passato non interessa più, non conta più, non deve contare. Non è stato così nemmeno nell’epoca della contestazione, nel famoso ’68: allora il passato era ben presente, lo si contestava ma lo si conosceva, perfino i gruppi rock inglesi e americani erano ben dentro alle loro tradizioni, al blues, al folk, alle ballate popolari e alla musica dell’Ottocento e del Settecento.
Oggi, il passato è roba da sfigati. Bisogna vergognarsi di nonni e genitori, la modernità è l’ebook, il libro di carta è uno spreco e un orrore. Non credo a quello che si dice, che il libro di carta e quello elettronico siano destinati a convivere: semplicemente no, gli archivi scompariranno e con essi la nostra memoria, perché nessuno più vorrà far fatica a leggere un testo (figuriamoci poi se è scritto a mano, in calligrafie antiche...). Un esempio pratico? Qui nel Comune dove abito, a maggio 2012, con la nuova IMU, il catasto si è rivelato ricco di sorprese: dove ci sono case costruite da sessant’anni il catasto indica prati e campi coltivati, il mio orto è catalogato come proprietà di un ente scomparso da vent’anni, e tanto altro ancora. Siamo nell’epoca di google map e dei navigatori satellitari, queste differenze tra la realtà e il catasto sono inammissibili. Cosa può essere successo? La spiegazione, che nessuno vi darà mai, è probabilmente questa: gli archivi cartacei del catasto sono stati messi in qualche magazzino o cantina, nessuno li ha scannerizzati. Il catasto registra solo le operazioni fatte da quando esiste l’archivio informatico, cioè quelle più recenti. Scannerizzare e digitalizzare un archivio è un’operazione lunga e costosa, nessuno lo farà più. Se avete i documenti con le planimetrie della vostra casa e la certificazione che è vostra, conservateli con cura: non si sa mai cosa può succedere, come minimo vi arriva una multa. La stessa cosa succederà con gli archivi storici, con le pergamene, i documenti delle parrocchie: messi in uno scatolone e mai più consultati, finiranno in polvere e muffa.

Qualcuno mi dirà che non è così, e per noi è sicuramente vero: ma se ci contiamo si vedrà che siamo in minoranza, e sempre più vecchi. Magari siamo tanti, ma cosa volete che sia un milione di persone per gente cresciuta nel mito dell’audience e delle vendite? E se poi si va a vedere, magari siamo centomila, novantamila, altro che un milione. Insomma, ci stiamo prendendo in giro. La memoria delle generazioni future arriverà sì e no al 1999, il passato può davvero essere manipolato, e – a differenza di quanto racconta Orwell in “1984” – non serve nemmeno più stampare nuove edizioni e distruggere quelle vecchie. D’ora in avanti, per far scomparire il passato basterà un clic: anzi no, neppure quello, anche il clic appartiene al passato, basta un soffio, con un dito che sfiora, il passato è scomparso.
L'uomo è sempre vissuto nel mito, ma noi crediamo di poter nascere nell'oggi, e vivere senza mito, senza storia. E' una malattia, un'aberrazione, perché l'uomo non nasce dal nulla ogni mattina. Nasce una volta sola, in uno specifico momento storico, con specifiche qualità storiche, e di conseguenza è completo soltanto se ha una relazione con queste cose. Crescere senza legami con il passato è come nascere senza occhi e senza orecchie. E’ vero che dal punto di vista delle scienze naturali noi non abbiamo bisogno del legame con il passato e possiamo cancellarlo, ma questa è una mutilazione dell'essere umano.
(Carl Gustav Jung, pag.432 del volume “Jung parla – interviste e incontri con Jung”, ed. Adelphi)

AGGIORNAMENTO AL 19 settembre 2012: mi fanno notare che il catasto non funziona in automatico, che siamo noi a dover portare i documenti, a dover fare "la voltura". Mi sono preso anche dell'ignorante: ma siamo nell'epoca dei "controlli incrociati", a cosa serve un catasto fatto così? Possibile che i controlli incrociati servano solo per la spesa quotidiana e per il pagamento delle pensioni? Siamo dalle parti dell'ente inutile, direi.
Continuo a pensare che i documenti mancanti siano custoditi in qualche archivio, sepolti fra le scartoffie, come l'Arca dell'Alleanza al termine del film di Spielberg (il primo Indiana Jones, intendo: chi lo ha visto fino alla fine capirà cosa intendo).

8 commenti:

Lara ha detto...

Grazie di cuore per questo tuo post, Giuliano.
Sono commossa: hai espresso il mio pensiero, le mie paure.
Spesso mi metto a raccontare a mia figlia tutto quello che ricordo del mondo passato, a me trasmesso oralmente da mia nonna soprattutto.
E' come un'ansia - ma anche una gioia che mi prende: raccontare, trasmettere a mia figlia quello che so del passato.
Questo a livello individuale.
Tutto il resto è inspiegabile. Pompei, archivi storici, teatri stanno svanendo.

Grazie ancora per il tuo scritto,Giuliano.
Ciao,
Lara

Grazia ha detto...

"Quando il sole della cultura è basso i nani hanno l'aspetto dei giganti":- diceva Karl Kraus. È lo stesso quando si abbassa il sole della memoria.

Giuliano ha detto...

Grazia, forse nascerà qualcosa di nuovo, chissà. Speriamo. L'ebook è una cosa magnifica, ma se mi guardo in giro vedo molta più ignoranza di quando si studiava di meno e c'era meno scolarità. Oggi ognuno si chiude nel suo angolo, segue solo le cose che gli piacciono, il resto non esiste.

Giuliano ha detto...

e poi le New Town, all'Aquila e a San Giuliano di Puglia. Ai giovani piace ancora il "vecchio" centro storico? Viene da pensare che si desiderasse solo quello, andare ad abitare in case nuove e con il centro commerciale dove incontrarsi.
grazie Lara...

Marisa ha detto...

Purtroppo la barbarie a cui alludi, della metodica distruzione del passato, è la diretta conseguenza delle piccole e grandi rimozioni che individualmente facciamo più o meno inconsciamente perchè non dimentichiamo che il collettivo è la risultante amplificata e mostruosa delle tendenze personali e perciò Jung e tutti i grandi spiriti come lui insistono nel mettere al centro l'individuo e aiutarlo nella ricerca della propria "verità" ormai sepolta e rimossa. Lo facciamo tutti (è un meccanismo di difesa), ma pochi hanno poi il coraggio e la pazienza di mettersi in analisi (ovviamente non è l'unico metodo) e scoprire le proprie "negazioni" e rimozioni.
E che dire della tendenza a costruirci un "falso" passato in cui i nostri genitori e antenati erano "buoni" e "corretti", mentre i cattivi erano sempre gli altri? Questa è idealizzaione e non è molto lontana, anzi prepara l'idealizzazione delle "nostre origini", "le nostre tradizioni" a scapito di quelle degli altri definiti per lo più barbari e primitivi...
Su questo Orwell è un maestro, ma bisogna leggerlo soprattutto in chiave intrapsichica per capire tutto l'orrore delle conseguenze.

Giuliano ha detto...

...la tendenza a costruirci un "falso" passato in cui i nostri genitori e antenati erano "buoni" e "corretti", mentre i cattivi erano sempre gli altri

Marisa, perfetto. E' il passo successivo... mi stavo chiedendo quanti hanno davvero letto Orwell, soprattutto l'ultima parte che è fondamentale. Proprio ieri Beppe Grillo ha citato Orwell, ma in maniera pedestre (il minuto d'odio) ed evidentemente fuori luogo. A me fanno rabbia, più che altro perché non dovrei essere io a rimarcare gli errori, io sono solo uno che ha fatto i turni in fabbrica.
Ma anche questo fa parte del gioco, che è appunto quello di cancellare la memoria.

Marisa ha detto...

Certo la negazione, la rimozione e la proiezione sono meccanismi di difesa e, in quanto tali, hanno una loro funzionalità, soprattutto quando l'Io è ancora debole, cioè nell'infanzia e difatti i bambini sono maestri nell'usare tutte queste tattiche (compreso i due minuti d'odio in cui sono delle piccole furie e sarebbero capaci di far fuori tutti, soprattutto i fratelli, se fosse loro permesso...), ma crescendo, l'Io adulto dovrebbe imparare a ritirare questi metodi altrimenti a furia di costruire difese, i muri (non solo quello di Berlino) diventano sempre più alti e la guerra non può mai avere fine, non importa se il nemico di turno sia l'Eurasia o l'Estasia, i comunisti, gli ebrei o gli omosessuali...
La vera guerra si sposta allora sull'unico terreno legittimo, dentro di noi e il conflitto vissuto nel proprio cuore ci fa scoprire tutta la complessità della natura umana e apre la strada alla vera vittoria: quella su se stessi.

Giuliano ha detto...

quanti muri sono stati eretti in questi ultimi anni! muri dappertutto, noi veniamo da una generazione che cercava di abbatterli, c'era perfino riuscita.
I due minuti d'odio sono molto utilizzati: mettere le generazioni una contro l'altra per esempio (il welfare e la pensioni a 50 anni non erano un privilegio, ma una conquista di civiltà) e contro i falsi invalidi per esempio (loro ne hanno approfittato, ma ci sono medici e dirigenti che glielo hanno permesso)...
Tutto per nascondere i veri problemi e i veri responsabili.