sabato 14 agosto 2010

Federalismo

Da che mondo è mondo, il federalismo si fa per unire, non per dividere. Un po’ di storia: nel 1291 le tre comunità di Uri, Schwyz e Unterwalden si federano (cioè si uniscono) e nasce così la Svizzera, stato federale per antonomasia. In seguito, altre regioni o comunità aderiranno al progetto, facendo crescere la Svizzera fino a farla diventare uno Stato importante, ben unita e con una sua identità nonostante le numerose differenze linguistiche e religiose. In America, a fine ‘700, nasce un altro Stato federale: le colonie britanniche della Costa Est si federano (cioè si uniscono) e nasce un nuovo Stato, che pian piano vedrà nuove adesioni fino ad arrivare alle attuali dimensioni. In Europa, a metà Ottocento, la Germania è divisa in molti Stati diversi (la Baviera, la Prussia...) che si federano insieme (cioè si uniscono) e fanno nascere una nuova nazione più grande.
Da noi cosa succede? Succede che i presunti paladini del Federalismo in realtà (nei fatti) vogliono federare per dividere, “tirar su il muro”. Ho ascoltato diverse volte Umberto Bossi e i suoi fedeli, davanti a precisa domanda, rispondere con naturalezza: “Ma certo, Carlo Cattaneo.” E qui basterebbe qualche reminiscenza scolastica per ricordare che Carlo Cattaneo parlò di federalismo al tempo di Garibaldi, di Giuseppe Verdi e di Cavour: nella prima metà dell’Ottocento, intorno al 1848, quando l’Italia era divisa in molti piccoli Stati. Avendo l’Italia divisa e volendo riunirla, Carlo Cattaneo pensò al federalismo: cioè mettere insieme il Granducato di Toscana, il Piemonte, lo Stato Pontificio, il Lombardo-Veneto strappato all’Austria, il Regno delle due Sicilie, e gli altri Stati più piccoli. Mettere insieme, non dividere: ma il disegno della Lega Nord è chiarissimo, e ormai sta per essere attuato, prepariamoci a veder sorgere il Muro: se più su o più giù del Po, staremo a vedere. Con la Sanità locale, la Polizia locale, la finanza locale (tasse locali) e con i sempre maggiori poteri concessi ai sindaci e alle provincie, il gioco è fatto. (Detto en passant, avere un secessionista come ministro degli Interni è davvero un curioso paradosso: uno così Radetzky lo avrebbe subito sbattuto in galera, o forse fucilato).
Un’altra cosa curiosa è vedere l’opposizione che preme per vedere realizzato questo pseudo federalismo, che è in realtà uno spostamento di poteri nelle mani dei politici locali. Una cosa che avrebbe senso nel caso di politici locali illuminati e onesti: ne vedete qualcuno in giro? Io, nato e cresciuto qui nel cuore della Lombardia secessionista, vedo solo delle gran colate di cemento, anche nei parchi regionali e in zone che mai erano state toccate dalla speculazione edilizia, e che mai si sarebbe immaginato che sarebbero state toccate. Ecco, a queste cose i nostri Padri Costituenti ci erano stati attenti, evitando di dare troppo potere alle singole persone, sia a livello centrale che a livello locale: non che fossero più intelligenti di noi, ma erano stati scottati dal fascismo e sapevano per esperienza diretta che tutti i poteri vanno tenuti sotto controllo. E’ vero che ciò comporta alle volte una perdita di tempo, ma se si rischia di far danni la perdita di tempo, la dilazione, diventa una benedizione divina.
Ma qui mi fermo per non uscire troppo dal tema. Caro Bossi, caro Maroni, cari elettori leghisti, questo non è federalismo. Chiamate le cose con il loro nome: questo è un tentativo di feudalesimo. Si vuole tornare all’anno Mille, al castellano e ai suoi sudditi? Direi di sì, e mi pare che il tentativo sia ben riuscito: basti pensare alle gabelle che siamo costretti a pagare ogni giorno, per esempio quelle sui parcheggi. Mi stupisce che nessuno ci abbia fatto caso, eppure sono passati solo 10-12 anni da quando tutti i parcheggi erano gratuiti, anche nelle città medio-grandi; e anche le scuole erano gratuite, oggi si pagano 400-500 euro al mese (al mese!) anche nelle scuole pubbliche. Siete contenti dell’operato della Lega? Beati voi, io ho una gran paura: se siamo ridotti così nel 2010, chissà cosa arriverà tra qualche anno.

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