lunedì 10 dicembre 2012

Wagneriana ( VI )

Dall'alto ho sorpreso la vita segreta dell'orchestra durante le lunghe ore dell'Anello del Nibelungo. Gli archi, dai violini ai contrabbassi, non hanno mai riposo, si estenuano su pagine e pagine di figurazioni eguali, simmetriche, e che nemmeno riescono a udire gli esecutori stessi, tanto son destinate a fondersi in una sola pasta fonica. (Beniamino Dal Fabbro, da “ I bidelli del Walhalla” ,frammento n.32)
Nei dodici anni d'interruzione del progetto della Tetralogia Richard Wagner ha avuto molto tempo per pensare e per fare esperienze. Forse si rende conto che nell'impianto previsto c'è qualcosa che non va, e che non può certo essere un Sigfrido a salvare il mondo. E' una domanda che, evidentemente, Wagner si pone: e andrà molto vicino alla risposta con il Parsifal, la sua ultima opera. E sì che la risposta alla domanda su chi può salvare il mondo non era molto difficile: al tempo in cui viveva Wagner era già nota da 19 secoli...
Comunque sia, nel Crepuscolo degli dèi Sigfrido non fa una gran figura. Difatti saluta Brunilde, perchè sa che deve rimettersi in viaggio; ma appena tocca terra viene drogato dai Ghibicunghi, e diventa una marionetta nelle loro mani. I Ghibicunghi sono Hagen e Gunther: fratelli, ma solo per parte di madre. Infatti Hagen viene da una relazione adulterina: e suo padre è Alberico. Hagen sa chi è Sigfrido, e ne informa il fratello appena l'eroe giunge al loro castello. Lo drogano, e quindi lo mandano a prendere Brunilde, come sposa per Gunther. Sigfrido esegue, come sotto ipnosi: per effetto dell'elmo assume le sembianze di Gunther, e porta al castello la walkiria. Brunilde capisce che c'è qualcosa che non va: come può un Gunther qualsiasi compiere l'impresa? Per ricompensa, Sigfrido avrà in sposa Gutrune, sorella di Gunther. Gutrune ha un carattere dolce, e ama davvero Sigfrido. Così ora l'Oro è di nuovo nelle mani di un discendente dei Nibelunghi. Quando Hagen capisce che non ha più bisogno di Sigfrido, decide di sbarazzarsene: gli fa bere un altro filtro, e pian piano l'eroe ritorna in sè. Ma, quando nomina Brunilde come sua sposa (e Gunther se ne stupisce, perchè non conosce tutta la verità), Hagen finge di voler vendicare l'onore tradito e lo uccide. Sigfrido, morente, ripercorre la sua storia in una delle più grandi pagine di tutta la storia dell'opera.
Torniamo quindi nel castello dei Ghibicunghi: Gutrune attende invano che il suono del corno annunci il ritorno del suo sposo. Teme Brunilde, che dorme nella stanza accanto... Ma ecco il suono di un corno: non è Sigfrido, ma Hagen, che irrompe nella stanza e mostra brutalmente alla ragazza il corpo dell'eroe morto.
Ormai la giornata è compiuta: dal fondo della valle giunge il lamento delle Figlie del Reno, s'avanza sulla scena Brunilde, che recita un lungo e drammatico monologo; quindi sale col suo cavallo sulla pira predisposta per il funerale di Sigfrido, e, dalle fiamme, getta l'Anello là dove doveva restare fin dal principio: nelle acque del Reno. Hagen fa un ultimo tentativo per riprenderlo, ma ormai è tardi. In orchestra, in una delle più belle pagine sinfoniche di Wagner, tutti i principali motivi conduttori riemergono e si fondono l'uno nell'altro, e da essi emerge un tema nuovo, dolcissimo, che è detto "della Redenzione attraverso l'Amore". Sul rogo, e sulla Natura placata, si chiude l'opera e la Tetralogia.
Ho dovuto sintetizzare, spesso brutalmente, perché il Crepuscolo è un'opera densa di musica e di significati. Inizia con le tre Norne, che tessono il destino del mondo: ma il filo si spezza. Siamo ormai passati definitivamente dal mondo mitologico a quello degli uomini, e la tragedia a cui assistiamo è tutta umana.
Il lavoro di Wagner si chiude col Parsifal , 1882. La vicenda del ragazzo innocente e ignorante che diventerà il salvatore del Graal è famosa; Wagner ne realizza una versione straordinaria, della quale bisognerebbe parlare a lungo, e magari lo farò un'altra volta.
Wagner muore nel 1883: non ha lasciato molte altre composizioni. Le più importanti sono i Wesendonck Lieder , meravigliosi, e l' Idillio di Sigfrido. L' Idillio non ha niente a che fare con la Tetralogia: si tratta di una pagina orchestrale composta per la nascita del figlio (1870), che riprende temi dall'opera omonima (il figlio naturalmente si chiamava Sigfrido).  Mathilde Wesendonck era una signora con la quale pare che Wagner abbia avuto una relazione: si tratta di 5 lieder per soprano e orchestra (Richard Strauss viene da queste cose qui...), scritti poco prima del Tristano; e in uno di essi la melodia triste verrà poi ripresa per l'inizio dell'ultimo atto del Tristano.
Le biografie dicono che Wagner fu quasi un autodidatta, con molti interessi anche letterari e filosofici. Difatti scrisse tutti i libretti delle sue opere, e anche libri e saggi. Intorno ai vent'anni scrive alcune opere, "Le nozze" (1832) "Le fate" (1834) e "Il divieto d'amare" (1835, da Shakespeare). Sono tutte fuori repertorio da sempre, e si eseguono ogni tanto giusto per curiosità.  La prima vera opera di Wagner è il "Rienzi" (1840), sulla vita di Cola di Rienzo, un operone d'impianto meyerbeeriano nel quale c'è già molto del Wagner maturo. Ma già nel 1841 è pronto "L'Olandese volante" (Der fliegende Holländer): e siamo al primo capolavoro. E' la cupa leggenda dell'Olandese, navigatore che maledice Dio durante una tempesta ed è perciò condannato a navigare in eterno, col suo vascello e l'equipaggio, finché non troverà una donna disposta a sacrificarsi per lui. Un altro titolo dell'opera è appunto "Il vascello fantasma". Bellissima l'ouverture, la Ballata di Senta, e i cori spettrali dell'ultimo atto. Nel 1845 c'è il Tannhäuser : è la storia del trovatore medievale tedesco (personaggio storico), dedito a canti pagani e redento da Elisabetta d'Ungheria (futura santa: vedi 17 novembre). Ti sembra strano? invece è proprio così: famosissima l'ouverture, e il coro dei pellegrini. Wagner comincia ad avere successo, e mostra sempre più la sua personalità, distaccandosi definitivamente dal modello francese dl grand-opéra. Nel 1848 ecco dunque il Lohengrin . Le note di scena dicono che siamo vicino ad Anversa, e che siamo alla presenza di re Enrico I, detto l'Uccellatore, personaggio storico (876-935). In realtà, siamo nel Paese delle Fiabe, o del Mito, se si preferisce. Il giovane principe del Brabante sparisce misteriosamente; il conte Telramund, spinto dalla sua compagna Ortrud, accusa la sorella del principe, Elsa, di averlo fatto scomparire con arti magiche. Il re Enrico è chiamato a dirigere il giudizio; l'opera inizia in una vasta radura, con l'Araldo che legge il bando d'accusa. Il re chiama Elsa a discolparsi: è un re paterno, molto disponibile. " Cos'hai da dire a tua discolpa? " le chiede; ma la principessa tace, l'unica cosa che dice, quasi impercettibile, è: " ... mein armer Bruder... "(il mio povero fratello...). Il re si commuove, ma il processo deve andare avanti: si decide per una specie di "giudizio di Dio", come era normale all'epoca. La principessa ha dunque diritto di scegliersi un cavaliere, che la difenderà in duello contro Telramund. E il re si rivolge ancora ad Elsa: " ...chi scegli come tuo difensore? " E la principessa, tra la meraviglia dei presenti, risponde così: che ha visto in sogno un cavaliere, e che sarà lui il suo difensore... Il re è imbarazzato e confuso, ma dà ordine all'Araldo di chiamare il cavaliere del sogno. E il cavaliere, mistero ! - arriva veramente, e sconfigge Telramund; poi si rivolge ad Elsa e le dice: posso restare con te, e diventare tuo sposo; ma tu non devi mai chiedere il mio nome. Dopo le nozze, Elsa non resiste: e il cavaliere le dice che si chiama Lohengrin, figlio di Parsifal; e che ora dovrà lasciarla... Nel finale, Lohengrin ritorna dunque da dove è venuto; ma non prima di aver rimesso a posto tutto quello che era rimasto in sospeso, compreso il fratello di Elsa che ricompare miracolosamente: era il cigno che aveva accompagnato l'arrivo di Lohengrin.  Richard Wagner scrisse il Lohengrin tra il 1845 e il 1848, e mise insieme, nella storia, due miti diversi: quello dei cavalieri del Graal e quello, più antico e misterioso, di Amore e Psiche. E' una bella storia, e anche la musica è bella. Wagner è vittima di grossi pregiudizi; è vero che non è una figura particolarmente simpatica (più che altro, mi disturbano l'opportunismo e una certa supponenza), ma la sua musica è spesso di una delicatezza sorprendente, e nel Lohengrin la delicatezza wagneriana è al suo culmine. E' comunque un'opera impegnativa, molto lunga; all'inizio del terzo atto c'è il matrimonio di Elsa e Lohengrin, con la famosissima marcia nuziale.
In questo periodo Wagner comincia a pensare ai "Maestri Cantori di Norimberga", e inizia a scrivere la Tetralogia, cioè "l'Anello del Nibelungo". Pubblica inoltre i suoi famosi saggi: L'arte e la rivoluzione, L'opera d'arte dell'avvenire , Opera e Dramma. In essi espone la sua teoria di una fusione delle arti, che devono confluire in un nuovo modello di Wort-Ton-Drama, (dramma di parole e musica) cioè l'opera totale. Leggendo le didascalie alle sue opere, a me viene da pensare che Wagner intendesse qualcosa di molto simile al cinema; e molto spesso è fuori dalla realtà del palcoscenico, specialmente quando pretende che si realizzino cose come la salita degli dèi al Walhalla su un arcobaleno evocato dal martello di Thor (pardon, Donner): ci sarebbe voluto il Walt Disney di Fantasia ! In musica tutto funziona benissimo, sul palcoscenico si è visto di tutto - purtroppo. In questi anni conosce anche Liszt e Schopenhauer. Nel 1852 il piano completo della Tetralogia è pronto, e nel 1854 finisce il prologo (cioè un'opera di tre ore!): che è L'Oro del Reno (Das Rheingold).
Sigfrido torna da Brunilde, ma le parla con voce lontana, neutra ed assente; in più, è sotto le sembianze di un'altra persona, Günther, a lei sconosciuta. Brunilde in fondo sa che è lui, ma stenta a riconoscerlo... (chi sa da quali tempeste coniugali nasce quest'episodio del Crepuscolo...)  (Beniamino Dal Fabbro, da “ I bidelli del Walhalla”, frammento n.7)
(La foto di Wagner con la moglie Cosima e i due disegni di Gustav Doré - il pubblico dei wagneriani all'inizio e alla fine dell'opera - vengono da vecchi programmi di sala; le due copertine sono di registrazioni molto belle, forse le migliori in assoluto; in mezzo c'è un allestimento della Walkiria o del Sigfrido assolutamente realistico e molto credibile, magari ce ne fossero di più, bei tempi!)

4 commenti:

Amfortas ha detto...

Giuliano, hai fatto un lavoro mostruoso e io non so davvero che commentare. Spero che i tuoi post stimolino qualcuno ad ascoltare Wagner, magari proprio partendo dal Lohengrin come spesso è suggerito, o dall'Olandese.
Certo, sono ascolti che richiedono impegno, di tempo soprattutto e quindi all'inizio bisogna farsi coraggio in qualche modo.
Bisognerebbe diffondere la musica di Wagner, credo che basterebbe questo a uccidere i pregiudizi, forse.
Ciao!

Giuliano ha detto...

C'è in giro purtroppo una gran quantità di gente che aspira solo a mettersi in testa le corna e le pellicce, e poi a roteare spadoni e manganelli; il resto non gli interessa. Da questo punto di vista, conoscere davvero Wagner sarebbe molto utile(ma non succederà)
Sono comunque contento di aver messo in rete qualcosa di Beniamino Dal Fabbro, il suo libro è molto divertente e anche molto serio!
(ti svelo un segreto: in realtà non ho fatto un tubazzo in questi giorni, questi post per metà erano già apparsi sul primo blog di Solimano, nel 2004, un'altra metà viene da uno scambio di mail con un amico interessato a Wagner: roba del 2001, pensa un po' - vedi le apparenze come ingannano?)
:-)

Amfortas ha detto...

Non l'avrei giammai creduto :-), ma resta un ottimo lavoro :-)
Ciao!

Giuliano ha detto...

intanto ascolto Haendel, Sonata a tre in si minore op.2 n.1 (una meraviglia!) - comincia col flauto e prosegue col violino...
:-)