Come si fa per conoscere la quantità
di sostanza attiva presente in uno shampoo? Quella che lava e che fa
schiuma, intendo. Il metodo ufficiale prevede questa procedura: si
mette una quantità pesata di detergente in un cilindro, si
aggiungono un po' di cloroformio e l'apposito indicatore, e poi
(goccia a goccia, o quasi) il reagente. Si sbatte il tutto, si
aspetta un attimo che il cloroformio si separi (sul fondo, il
cloroformio ha un peso specifico superiore a quello dell'acqua) e se
ne osserva il colore. Il cambiamento di colore, dovuto
all'indicatore, indica la fine dell'analisi; si mettono i dati in una
formula (quantità di reagente, quantità di detergente pesato,
eccetera) e si ottiene il dato cercato - il cosiddetto "metodo Epton". Questo succedeva prima
dell'avvento degli elettrodi per titolazione, non molto tempo fa;
immagino che il metodo con il dimidio bromuro (è il nome
dell'indicatore, in miscela con disulphine blau se non ricordo male) si usi ancora in qualche laboratorio, ed è molto
bello conoscerlo ma se si riesce a fare a meno del cloroformio è
tutta salute guadagnata.
Lavorando in un'industria che produce
detergenti, e che ha un impianto di notevoli dimensioni, essere
veloci e precisi è importanti. Con un po' di esperienza, gli
analisti diventano veloci e precisi; ma ormai dappertutto usano gli
elettrodi per titolazione, e anche per noi è meglio adeguarsi. Il
Direttore di Fabbrica decide quindi di partire con l'elettrodo invece
del dimidio bromuro, e si fa la necessaria sperimentazione a parte.
La Dottoressa, capo del laboratorio, è entusiasta (però lei non c'è
mai, in laboratorio); io esprimo sottovoce le mie preoccupazioni
all'amico Pierluigi, che ha condotto le prove con l'elettrodo. Le mie
perplessità sono queste: l'elettrodo ha bisogno di manutenzione
continua, va controllato e sistemato quasi ad ogni analisi. Sempre
sottovoce, Pierluigi conferma: siamo vecchi del mestiere e conosciamo
bene i nostri colleghi, c'è il volonteroso che fa pasticci, c'è
Enzo che teorizza apertamente che dobbiamo avere una persona apposta
per riempire le bottiglie dei reagenti... Mamma mia, tempeste in
arrivo.
Si parte, e subito i conti non tornano.
Il Dottor Biribò (direttore di produzione da moltissimi anni) non si
fida e chiede che si faccia tutto "in doppio", cioè sia
con l'indicatore che con l'elettrodo: ma proprio tutto, analisi
d'impianto, analisi sui prodotti finiti, tutto. Siamo ormai sull'orlo
del burrone, la confusione e la frenesia cominciano a regnare; a
questo punto arriva anche il dottor Donato, alto dirigente delle
Vendite; dice che i clienti (anzi, i Clienti) si lamentano e
minacciano di troncare ogni rapporto con noi e ordina (intima) che si
trascrivano tutti i dati di tutte le titolazioni, cc consumati,
pesate, moltiplicazioni, tutto. Dato che le macchinette salvano i
dati sulla scheda interna, oppure su foglio tipo scontrino del
supermarket, bisogna per forza di cose ricopiare tutto a mano sui
quadernetti. Dati che, si può già immaginare, non controllerà mai
nessuno: ma così si comincia a fare. Poi Biribò non si fida ancora
(è diffidente per natura), fa rifare ancora tutte le analisi e tutte
in doppio; gli elettrodi del titrino vanno in tilt definitivamente o
quasi. Come previsto, i nostri colleghi non hanno fatto manutenzione.
Stavolta hanno delle giustificazioni, ma del resto c'è chi non fa
mai manutenzione: anche le bilance analitiche sono messe male, piene
di liquido, sporche, non si capisce come facciano a funzionare.
Quanto al bancone, meglio avvicinarsi con tutte le cautele: chissà
cosa potrebbero essere quelle patacche e quelle montagnette di roba
abbandonata. "Non spetta a me" dice da sempre Enzo su
domanda precisa, più volte nel corso degli anni.
In tutto questo casino, che va avanti
per mesi, la nostra Dottoressa (in teoria responsabile del
laboratorio) quasi sparisce: passa in secondo, terzo, quarto piano.
Comanda il primo che passa (Biribò, Donato, il Direttore, chiunque).
Gli elettrodi sono sottoposti a stress continuo, troppe analisi; la
verità è che servirebbero più elettrodi, e soprattutto servirebbe
un controllo già in impianto (cosa che farà, da subito, la Ditta
che acquisterà il nostro stabilimento: ma solo qualche anno dopo).
So che Pierluigi (sempre sottovoce) mi dà ragione, ma non serve a
niente e si va avanti così, a rifare le stesse analisi fino a dieci
volte, a trascrivere su foglietti e foglietti i calcoli delle analisi
che poi nessuno va a leggere. Una follia. Biribò furente, Donato è
serissimo e incazzato, la Dottoressa è messa in disparte, il
Direttore è in Germania o forse in Spagna, l'impianto di
solfatazione va avanti a vista, praticamente senza avere i dati
perché non si riesce mai ad avere un dato di cui si fidino i capi.
Adesso portano campioni su campioni, ogni mezz'ora o venti minuti, ed
è una follia totale: abbiamo due soli elettrodi con il titrino, due
sole burette, due soli analisti per turno e c'è da guardare anche
tutto il resto della fabbrica. Campioni su campioni, trascrivere
tutto, firmare tutto, e intanto fare anche tutto il resto, gli altri
reparti, il magazzino, le autobotti in entrata e in uscita...
(i miei ultimi mesi in laboratorio,
anno 2003) (mesi, non giorni o settimane)
In seguito, la ditta verrà rilevata da
un'altra multinazionale e le analisi si faranno direttamente nei
reparti, come era giusto che si facesse fin da subito. Biribò, messo
in pensione dai nuovi dirigenti, non ha mai capito che la struttura
"familiare" in cui aveva cominciato a lavorare, in cui
tutto deve passare dal laboratorio, non aveva più senso da quando
era arrivato il nuovo e potente impianto di solfatazione, e si era
triplicata o quadruplicata la produzione oraria. Era molto facile
accorgersene, ma io non potevo dirlo apertamente in consiglio di
fabbrica quando si discuteva sugli inquadramenti e si dicevano cose
del tipo "voi siete operai e agite su indicazioni scritte" (ma le indicazioni scritte non c'erano...)
perché andava contro i miei interessi, e anche contro gli interessi
degli altri lavoratori nei reparti. Era tutto molto evidente, ma
ovviamente la colpa andava data agli analisti infingardi. Così va, o
meglio così andava - oggi non so, non lavoro più lì da tanto di
quel tempo.
PS: la mia classifica personale, in
ordine di stupidità, vede al primo posto il dottor Donato
(trascrivere tutto??? a mano, con la biro??? ma quando mai, forse nei
laboratori di ricerca...) e all'ultimo il dottor Biribò, povera
anima, che trova tutte le mia comprensione anche se non la mia
simpatia (per quel che conta, cioè zero). Nel mezzo, ma non saprei
dire in quale posto, il Direttore di Fabbrica che non ha saputo o
potuto scegliere un capo di laboratorio degno di questo nome. Quanto
alla Dottoressa, mi spiace dirlo perché io avevo fatto il tifo per
lei ed ero contento, agli inizi, di avere una donna come capo, ma
devo dichiararla non pervenuta. Impossibile dare un voto a chi non
c'è.