domenica 10 novembre 2019

Ufficio complicazione affari semplici

Come si fa per conoscere la quantità di sostanza attiva presente in uno shampoo? Quella che lava e che fa schiuma, intendo. Il metodo ufficiale prevede questa procedura: si mette una quantità pesata di detergente in un cilindro, si aggiungono un po' di cloroformio e l'apposito indicatore, e poi (goccia a goccia, o quasi) il reagente. Si sbatte il tutto, si aspetta un attimo che il cloroformio si separi (sul fondo, il cloroformio ha un peso specifico superiore a quello dell'acqua) e se ne osserva il colore. Il cambiamento di colore, dovuto all'indicatore, indica la fine dell'analisi; si mettono i dati in una formula (quantità di reagente, quantità di detergente pesato, eccetera) e si ottiene il dato cercato - il cosiddetto "metodo Epton". Questo succedeva prima dell'avvento degli elettrodi per titolazione, non molto tempo fa; immagino che il metodo con il dimidio bromuro (è il nome dell'indicatore, in miscela con disulphine blau se non ricordo male) si usi ancora in qualche laboratorio, ed è molto bello conoscerlo ma se si riesce a fare a meno del cloroformio è tutta salute guadagnata.

Lavorando in un'industria che produce detergenti, e che ha un impianto di notevoli dimensioni, essere veloci e precisi è importanti. Con un po' di esperienza, gli analisti diventano veloci e precisi; ma ormai dappertutto usano gli elettrodi per titolazione, e anche per noi è meglio adeguarsi. Il Direttore di Fabbrica decide quindi di partire con l'elettrodo invece del dimidio bromuro, e si fa la necessaria sperimentazione a parte. La Dottoressa, capo del laboratorio, è entusiasta (però lei non c'è mai, in laboratorio); io esprimo sottovoce le mie preoccupazioni all'amico Pierluigi, che ha condotto le prove con l'elettrodo. Le mie perplessità sono queste: l'elettrodo ha bisogno di manutenzione continua, va controllato e sistemato quasi ad ogni analisi. Sempre sottovoce, Pierluigi conferma: siamo vecchi del mestiere e conosciamo bene i nostri colleghi, c'è il volonteroso che fa pasticci, c'è Enzo che teorizza apertamente che dobbiamo avere una persona apposta per riempire le bottiglie dei reagenti... Mamma mia, tempeste in arrivo.

Si parte, e subito i conti non tornano. Il Dottor Biribò (direttore di produzione da moltissimi anni) non si fida e chiede che si faccia tutto "in doppio", cioè sia con l'indicatore che con l'elettrodo: ma proprio tutto, analisi d'impianto, analisi sui prodotti finiti, tutto. Siamo ormai sull'orlo del burrone, la confusione e la frenesia cominciano a regnare; a questo punto arriva anche il dottor Donato, alto dirigente delle Vendite; dice che i clienti (anzi, i Clienti) si lamentano e minacciano di troncare ogni rapporto con noi e ordina (intima) che si trascrivano tutti i dati di tutte le titolazioni, cc consumati, pesate, moltiplicazioni, tutto. Dato che le macchinette salvano i dati sulla scheda interna, oppure su foglio tipo scontrino del supermarket, bisogna per forza di cose ricopiare tutto a mano sui quadernetti. Dati che, si può già immaginare, non controllerà mai nessuno: ma così si comincia a fare. Poi Biribò non si fida ancora (è diffidente per natura), fa rifare ancora tutte le analisi e tutte in doppio; gli elettrodi del titrino vanno in tilt definitivamente o quasi. Come previsto, i nostri colleghi non hanno fatto manutenzione. Stavolta hanno delle giustificazioni, ma del resto c'è chi non fa mai manutenzione: anche le bilance analitiche sono messe male, piene di liquido, sporche, non si capisce come facciano a funzionare. Quanto al bancone, meglio avvicinarsi con tutte le cautele: chissà cosa potrebbero essere quelle patacche e quelle montagnette di roba abbandonata. "Non spetta a me" dice da sempre Enzo su domanda precisa, più volte nel corso degli anni.

In tutto questo casino, che va avanti per mesi, la nostra Dottoressa (in teoria responsabile del laboratorio) quasi sparisce: passa in secondo, terzo, quarto piano. Comanda il primo che passa (Biribò, Donato, il Direttore, chiunque). Gli elettrodi sono sottoposti a stress continuo, troppe analisi; la verità è che servirebbero più elettrodi, e soprattutto servirebbe un controllo già in impianto (cosa che farà, da subito, la Ditta che acquisterà il nostro stabilimento: ma solo qualche anno dopo). So che Pierluigi (sempre sottovoce) mi dà ragione, ma non serve a niente e si va avanti così, a rifare le stesse analisi fino a dieci volte, a trascrivere su foglietti e foglietti i calcoli delle analisi che poi nessuno va a leggere. Una follia. Biribò furente, Donato è serissimo e incazzato, la Dottoressa è messa in disparte, il Direttore è in Germania o forse in Spagna, l'impianto di solfatazione va avanti a vista, praticamente senza avere i dati perché non si riesce mai ad avere un dato di cui si fidino i capi. Adesso portano campioni su campioni, ogni mezz'ora o venti minuti, ed è una follia totale: abbiamo due soli elettrodi con il titrino, due sole burette, due soli analisti per turno e c'è da guardare anche tutto il resto della fabbrica. Campioni su campioni, trascrivere tutto, firmare tutto, e intanto fare anche tutto il resto, gli altri reparti, il magazzino, le autobotti in entrata e in uscita...
(i miei ultimi mesi in laboratorio, anno 2003) (mesi, non giorni o settimane)

In seguito, la ditta verrà rilevata da un'altra multinazionale e le analisi si faranno direttamente nei reparti, come era giusto che si facesse fin da subito. Biribò, messo in pensione dai nuovi dirigenti, non ha mai capito che la struttura "familiare" in cui aveva cominciato a lavorare, in cui tutto deve passare dal laboratorio, non aveva più senso da quando era arrivato il nuovo e potente impianto di solfatazione, e si era triplicata o quadruplicata la produzione oraria. Era molto facile accorgersene, ma io non potevo dirlo apertamente in consiglio di fabbrica quando si discuteva sugli inquadramenti e si dicevano cose del tipo "voi siete operai e agite su indicazioni scritte" (ma le indicazioni scritte non c'erano...) perché andava contro i miei interessi, e anche contro gli interessi degli altri lavoratori nei reparti. Era tutto molto evidente, ma ovviamente la colpa andava data agli analisti infingardi. Così va, o meglio così andava - oggi non so, non lavoro più lì da tanto di quel tempo.

PS: la mia classifica personale, in ordine di stupidità, vede al primo posto il dottor Donato (trascrivere tutto??? a mano, con la biro??? ma quando mai, forse nei laboratori di ricerca...) e all'ultimo il dottor Biribò, povera anima, che trova tutte le mia comprensione anche se non la mia simpatia (per quel che conta, cioè zero). Nel mezzo, ma non saprei dire in quale posto, il Direttore di Fabbrica che non ha saputo o potuto scegliere un capo di laboratorio degno di questo nome. Quanto alla Dottoressa, mi spiace dirlo perché io avevo fatto il tifo per lei ed ero contento, agli inizi, di avere una donna come capo, ma devo dichiararla non pervenuta. Impossibile dare un voto a chi non c'è.

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