giovedì 13 febbraio 2020

Hans Holbein il giovane

 
Traversarono le medesime stanze per le quali il principe era passato prima; Rogozin andava avanti e il principe lo seguiva. Entrarono in una gran sala: vi erano appesi alle pareti vari quadri: tutti ritratti di vescovi e paesaggi, nei quali non si poteva distinguer nulla. Sopra l'uscio che dava nella stanza successiva pendeva un quadro di forma piuttosto strana, lungo circa due arscini e mezzo e non più alto di sei verskì. Rappresentava il Salvatore appena deposto dalla croce. Il principe vi gettò un'occhiata di sfuggita, con l'aria di rammentare qualcosa, ma, senza fermarsi, già voleva passar oltre. Si sentiva molto a disagio e desiderava di uscire al più presto da quella casa. Ma Rogozin si fermò bruscamente davanti al quadro.
- Tutti i quadri che son qui, - disse, - furono comperati per un rublo o due nelle aste pubbliche dal babbo buon’anima: era un amatore. Un conoscitore che li esaminò tutti disse che erano robaccia, ma questo, ecco, questo quadro che sta sopra l’uscio, comperato anch'esso per due rubli, non é robaccia, disse. Un tale cercò di acquistarlo da mio padre e voleva dargli trecentocinquanta rubli, e Saveliev Ivan Dmitric', un mercante, grande amatore di quadri, arrivò fino a quattrocento, e la settimana scorsa ne offerse cinquecento a mio fratello Semion Semionic’. Io ho preferito tenerlo.
- Ma questa... questa è una copia di Hans Holbein, - disse il principe, che aveva avuto il tempo di esaminare il quadro, - e per quanto io non sia un gran conoscitore, mi pare sia una copia eccellente. Questo quadro l’ho veduto all'estero e non posso dimenticarlo. Ma... perché tu...
 
Rogozin a un tratto aveva lasciato il quadro ed era andato avanti. Certo, la sua distrazione e quello speciale umore stranamente irritabile che si era manifestato in modo così repentino in Rogozin avrebbero forse potuto spiegare quel gesto impetuoso; ma tuttavia parve strano al principe che fosse stata cosi bruscamente interrotta una conversazione che non era stata iniziata da lui e che Rogozin non gli avesse nemmeno risposto.
- Dimmi, Lev Nikolaievic, te lo volevo domandare da un pezzo, credi in Dio o no? - riprese a dire all’improvviso Rogozin, dopo aver fatto alcuni passi in avanti.
- Che strano modo d’interrogare e... di guardare! - osservò senza volerlo il principe,
- Ma mi piace contemplare questo quadro, - mormorò Rogozin, dopo un breve silenzio, come se avesse nuovamente dimenticato la propria domanda.
- Questo quadro! - proruppe a un tratto il principe, sotto l'influsso d'un subitaneo pensiero: - questo quadro! Ma più d’uno, guardando questo quadro, può perdere la fede!
- Si perde anche quella, - confermò inattesamente Rogozin. Erano ormai arrivati alla porta d’uscita.
- Come, - disse il principe fermandosi a un tratto: - che dici mai! Io quasi scherzavo e tu parli così seriamente! E perché mi hai domandato se credo in Dio?
- Così, per niente. Volevo domandartelo anche prima d’ora: ci sono molti, oggi, che non credono. Ed è vero (tu che sei stato all’estero), come mi diceva un tale ubriaco, che da noi in Russia vi sono persone che non credono in Dio più che in tutti gli altri paesi? « Per noi », diceva, - é più facile che per loro, perché noi siamo andati più avanti degli altri»...
Rogozin sorrise sarcastico; dopo aver formulato la domanda, a un tratto aperse la porta e, tenendo la mano sulla maniglia, attese che il principe passasse. (...)

Fjodor Dostoevskij, L'idiota, parte seconda capitolo quarto (ed. BUR 1954, traduzione di Giovanni Faccioli)

Note del traduttore:
- ‘L'arscin corrisponde a m, 0,711, il verskì a 4,5 cm circa
- Il Cristo morto di Hans Holbein (il Giovane), quadro di un tragico e potente reallsmo, dipinto nel 1521, aveva prodotto un'impressione straordinaria su Dostoevskij durame la sua visita al Museo di Basilea il 12 (24) agosto 1867.

il discorso sul quadro di Holbein viene ripreso in parte terza capitolo sesto (verso la fine del capitolo) con le osservazioni di Ippolit.


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