sabato 10 luglio 2010

Il mio veleno lavora

- (...) Lei è molto piú giovane di me, non ha vissuto quegli anni in Italia e in Germania, ma veramente è stupefacente, anche per me che li ho vissuti, assistere oggi ai film ripresi allora. Sentire i dischi dei discorsi di Hitler e di Mussolini. Sono per noi quasi incomprensibili. E’ incomprensibile come potessero, tutti e due, ma soprattutto Hitler e i suoi, mobilitare le masse con dei mezzi cosí assurdi. Eppure lo hanno fatto. E oggi assistiamo - non in Italia e non in Germania, ma in Libia e in Iran - a fenomeni molto simili. Cioè veramente, i profeti esistono. È molto difficile distinguere fra buoni profeti e falsi profeti. A mio parere i profeti sono falsi tutti. Non credo ai profeti, benché io... (ride) appartenga a una stirpe di profeti.
(Primo Levi, da un’intervista radiofonica del 1986 a Milvia Spadi, per la Westdeutscher Rundfunk; reperibile su “Primo Levi: Conversazioni e interviste” a cura di Marco Belpoliti, ed. Einaudi)

Primo Levi questa volta (e solo per la prima parte di questo suo ragionamento) si sbagliava: purtroppo ebbe il tempo di rendersene conto, con molta angoscia. I discorsi del duce, che a noi degli anni ’70 e ’80 sembravano ridicoli, da marionetta, invece affascinano ancora: quel ridicolo “Vinceremo” (ridicolo e tragico) con le mani sulle anche e il petto gonfio come quello di un tacchino, colpiscono ancora, e me ne accorgo ogni volta che passano in tv, come in questi giorni, per uno spot sulla loro ennesima ripubblicazione in dvd.
Gli spot di Hitler e di Mussolini passano ancora, passano molto spesso: i loro filmati di propaganda sono gli unici di quegli anni, o quasi. Se si vuole raccontare l’Europa degli anni ’20 e ’30, bisogna per forza di cosa passare attraverso quei filmati di propaganda: ed è uno scempio della storia, ogni volta. Tutti sappiamo cosa successe dopo quei “Vinceremo” , quegli “Spezzeremo le reni alla Grecia”, e quello che è successo non si può cambiare: l’Istria e Fiume e la Dalmazia passarono alla Jugoslavia, le pagine sui nostri soldati in Grecia e in Albania sono tra le più cupe, l’inadeguatezza e l’improvvisazione della spedizione in Russia sono stati raccontati centinaia di volte da testimoni diversi, della disfatta di El Alamein si parla come se fosse una vittoria, delle leggi razziali si nega l’esistenza anche se sono ancora tra gli atti ufficiali, disponibilissime a chiunque voglia informarsi.
Eppure il duce è sempre lì, ogni sera, con i suoi filmati di propaganda, le mani sulle anche, gonfio come un tacchino, a dire “vinceremo”: sembra quasi che abbia vinto davvero. Detto en passant, il duce era piccolino di statura: le fonti ufficiali parlano di un metro e settanta, ma guardando bene foto e filmati, soprattutto quando è accanto al Re, io non ci credo. L’inganno è riuscito, anche al cinema Mussolini ebbe interpreti dal fisico poderoso, come Rod Steiger o come Jack Oakie nel film di Chaplin: invece sarebbe stato più adatto Danny De Vito, o magari Lino Banfi.

Il titolo che ho scelto, “il mio velen lavora”, si riferisce a Jago, nell’Otello di Shakespeare (e di Verdi). Jago è il principe dei traditori, forse anche il re: e mi sembra che “traditore” accanto al nome di Mussolini sia l’aggettivo migliore. Traditore è chi porta alla morte della Patria (così fu definito l’8 settembre: l’Italia era governata dai fascisti, è bene ricordarlo, vent’anni senza opposizione e questo fu il risultato), traditore è chi consegna i suoi concittadini al nemico (le leggi razziali: gli ebrei erano cittadini italiani, molti ebrei deportati e uccisi erano perfino fascisti), traditore è chi consegna la Patria ad una forza straniera (la vergogna della Repubblica di Salò, dove comandavano le SS naziste). Eccetera: alla faccia dei “vinceremo”.

PS: questo post è già stato pubblicato il 4 gennaio 2010. Sono costretto a ripubblicarlo perché la quantità di filmati con buci ed esseesse è diventata una valanga, una slavina inarrestabile: su tutti i canali e a tutte le ore, è quasi impossibile evitare di imbattersi in questi vecchi filmati di propaganda. L'unica speranza rimasta è questa: che i giovani li prendano per marionette ridicole, come li vedeva Primo Levi e come li si vedeva anche noi in anni più civili. Ma è una speranza flebile: così tanti fascisti e nazisti in giro non c'erano dal 1939, e si sa che cosa è venuto dopo il 1939. Tocchiamo ferro, cos'altro fare? Con politici come questi, con dirigenti come questi...

2 commenti:

Amfortas ha detto...

Il fatto è, caro Giuliano, che la mistificazione lavora anche in modo sottile e sono in tanti pronti a ribattere "ma ti pare che oggi si possa ripetere quel periodo???", intendendo il balcone ecc ecc, soffermandosi cioè sull'esteriorità e non sulla sostanza.
Immagini ridicole, certo. Ma come si valuteranno tra 70 anni le immagini di un premier che è ovunque su tutti i media a tutte le ore? Cosa diranno quando si accorgeranno che in momenti di crisi economica come quelli che stiamo attraversando, il problema principale del Paese sono la liceità delle intercettazioni? Forse non siamo al balcone e all'iconografia, ma ci manca poco.
Ciao.
P.S.
Ti è arrivata la mia mail di qualche giorno fa? Te lo chiedo perché ho problemi col server.

Giuliano ha detto...

"I dittatori sono quasi sempre ridicoli, bassi e grassottelli, pelati: è per questo che chiamano sempre me per interpretarli..." rideva qualche tempo fa Bob Hoskins (quello di Roger Rabbitt, e di tanti altri film), rispondendo a precisa domanda.
Ecco, forse è da qui che bisognerebbe ripartire: Mussolini era un omettino pelato e sovrappeso, e come tale andrebbe visto. Si tirano sempre in ballo le censure di Stalin sulle fotografie, ma quelle di Mussolini sono perfino peggio...(nota bene che sui giornali si vedono raramente, ma ce ne sono tante, di foto ridicole di Mussolini).

La mail su Siepi? Sì, mi è arrivata; ma sai bene che ho sempre paura di disturbare, soprattutto in questi momenti.