lunedì 26 luglio 2010

La Messa in latino

All’inizio degli anni ’90, per mio interesse personale, avevo deciso di assistere ad una Messa in latino: tutti i grandi musicisti hanno composto musica sacra, e volevo saperne qualcosa in più. Fino a tutti gli anni ’50, la Messa in latino era cosa quotidiana, nel senso che la Messa cattolica esisteva soltanto in latino; ma io – che pure non sono più giovanissimo - ho fatto il catechismo già in italiano, ho imparato il Padre Nostro e non il Pater Noster. Già dal 1965 funzionava così, e ormai della Messa in latino si era persa anche la memoria. Così mi sono preparato a dovere e sono andato a Milano, in Sant’Ambrogio, dove tutte le domeniche si diceva la Messa latina. E qualcosa avevo già letto sui giornali, ma finché le cose non si vedono con i propri occhi si fa fatica a crederlo: la chiesa era piena di giovani neonazisti e neofascisti, con tanto di anfibi e abbigliamento paramilitare. Partito da un interesse puramente culturale, avevo fatto invece una scoperta di tipo antropologico: la Messa in latino piace molto all’estrema destra.
Che dire? Ho scoperto poco dopo, sempre leggendo e informandomi, che quella non era la “vera” Messa in latino, ma il rito in latino previsto dal Concilio Vaticano II; la Messa “vera”, quella tradizionale, era il rito tridentino, nel senso del Concilio di Trento, svoltosi alla fine del secolo XVI. Devo dire che con i riti e le liturgie sono sempre andato poco d’accordo. I riti li rispetto e li so apprezzare, ma se mi si chiede una partecipazione personale proprio non mi riesce. Mi distraggo, guardo il soffitto e la gente accanto a me, mi trovo lontanissimo nello spirito proprio nei momenti più importanti: mi sono applicato molto, e più volte, ma proprio non ci riesco.
Ma non è questo il punto: il punto è che ho conosciuto persone che avevano aperto un bar pensando di farne un locale fine ed elegante, riservato a una clientela di buon livello, e se l’erano ritrovato pieno di balordi e malavitosi. Il punto è che conosco persone che si impegnano molto a coltivare un giardino, ma poi le piante a cui tengono crescono stentate e non danno frutti; crescono invece rigogliose, per quanti sforzi si facciano, le piante infestanti e le colonie di cimici e di pidocchi delle piante.

Purtroppo, più passa il tempo e più queste mie prime impressioni, ormai lontane, vengono confermate: l’anno scorso papa Ratzinger, tenendo conto delle molte buone ragioni dei “tradizionalisti” (amano farsi chiamare così) , decise di revocare la loro scomunica. Nei giorni immediatamente seguenti, giustamente intervistati dai giornali, subito un vescovo lefebvriano fece dichiarazioni filonaziste e un prete lefebvriano qui in Italia si affrettò a negare (con sarcasmo) il genocidio di Auschwitz e di Mauthausen. Che dire, che pensare: da un prete cristiano che soffre in silenzio da vent’anni, quando lo si avvicina per una dichiarazione pubblica, e in circostanze come queste, ci si aspetterebbe qualcosa del tipo “sia lodato Gesù Cristo”, non certo l’apologia hitleriana e l’esaltazione dei campi di concentramento con annessi forni crematori.
Insomma, sempre più constato che la Messa latina, tradizionale e tridentina, pur con tutte le premesse cultuali e culturali, pur con tutti i discorsi e le lezioni di teologia e di patristica e di quant’altro si possano fare, attira soprattutto (ben accolta) gente orientata all’estrema destra e oltre, comprese persone che per quel che dicono e per come si comportano non possono certo essere definite cristiane, ad esempio persone come l’onorevole Borghezio. Quando faccio questi discorsi (sempre più raramente) mi si risponde: “Noi non facciamo politica, in chiesa non si parla di politica”. E ho imparato da tempo a diffidare, quando si dice “non facciamo politica, non si parla di politica”, perché c’è sempre sotto qualcosa.

Ma il punto è sempre quello lì, quello che ricordavo prima: noi possiamo costruire una casa con le migliori intenzioni, ma non è così scontato che il Signore sia dalla nostra parte. Infatti:
Nisi Dominus aedificaverit domum,
in vanum laboraverunt qui aedificant eam.
Nisi Dominus custodierit civitatem,
frustra vigilat qui custodit eam.
Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.
SALMI, 127-1:4

(Claudio Monteverdi, Vespro della Beata Vergine)

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