lunedì 13 dicembre 2010

Il caso Gelmini (o Moratti, che fa lo stesso)

Quando ho visto questa vignetta di Massimo Bucchi (ottobre 2010, sul Venerdì di Repubblica) mi sono detto: ecco una sintesi perfetta di quello che accade nel mondo della scuola. Non è la prima volta che Bucchi tira fuori qualcosa di così perfetto (anzi, è quasi sempre così), però magari qualcuno non l’ha capita e allora provo a spiegare.
L’iscrizione al liceo nido, come dice la signora nella vignetta, è qualcosa che mi ha sempre spaventato fin da quando, ormai una decina d’anni fa, è diventato obbligatorio iscrivere i figli a scuola (e anche all’asilo nido!) con almeno un anno d’anticipo. Ho ripensato a me stesso dodicenne, o sedicenne, e mi sono detto: mamma mia! Questi qua pretendono davvero che a dodici anni si sappia già tutto della vita, che si sia programmato tutto, che non siano previsti cambi d’idea e incidenti di percorso, immaginano che nella vita di un adolescente o teenager non ci saranno mai colpi di testa, innamoramenti, crisi di follia (a Milano si dice: “l’età della stupidera”)... Ripenso a me stesso sedicenne, o diciassettenne, penso all’oggi, e concludo: meno male che non ho avuto figli. Ed è una riflessione molto amara, perché a me sarebbe piaciuto avere dei figli.
L’altra idea portante delle Moratti e delle Gelmini (Letizia Moratti fu ministro dell’istruzione per molti anni, magari qualcuno se l’è già dimenticato) è che il liceo sia l’unica scuola seria. Anzi, no: il liceo classico, perchè quelli del classico ripetono da sempre che “lo scientifico è per gli asini”. Quindi, nella riforma berlusconiana è previsto che tutte le scuole siano d’ora innanzi chiamate licei: un po’ come quando un Famoso Politico consigliò alla Fiat di chiamare tutte le macchine “Ferrari”, così gli acquirenti felici sarebbero accorsi a frotte a comperarsi la Pandaferrari (e suppongo che intendesse: in contanti).
Un’altra idea trionfante gelminian-morattiana (lo dico con sgomento) è che si faccia un’ottima istruzione bocciando ed essendo severissimi. Più bocci, e più sei bravo; più studenti lasci per strada, e più meriti applausi e prebende (e io speravo, desideravo con tutto il cuore, che fosse invece l’opposto, soprattutto se stiamo parlando delle medie inferiori e delle elementari: più riesci a recuperare anche gli asini e gli svogliati...).
Io ho fatto un Istituto Tecnico, e ne sono orgoglioso. Ho imparato moltissime cose, studiando da perito chimico; e ho anche avuto ottimi insegnanti (non tutti ottimi, alcuni pessimi: va da sè). Intendo: non solo ottimi insegnanti di chimica, ma anche di Lettere, di Diritto, eccetera. Se poi a scuola non rendevo, e lo dico parlando dalla prospettiva della mia veneranda età attuale, è perché avevo 15-17 anni e non avevo idee chiarissime su quello che mi stava succedendo, sul mio futuro eccetera. Oltretutto, il mio diploma di perito chimico mi è servito: è il mestiere che ho svolto per più di vent’anni nella mia vita, e che mi ha garantito la tranquillità economica.

Pensavo a queste cose, e ad altre (come il titolo di “dottore” anche per chi fa il Conservatorio: una cosa del tutto inutile, chi esce dal Conservatorio deve saper suonare, cantare, leggere e conoscere la musica e la sua storia, dire “diploma” non è mica un insulto, anche la laurea è un diploma), leggendo la notizia che sono stati istituiti, con la riforma Tremonti (pardon, Gelmini) anche i licei sportivi: con ovvio boom di iscrizioni. Un successo, insomma: l’ennesimo di questo governo – ma poi cosa faranno questi ragazzi, una volta diplomati al liceo sportivo? Mistero, e temo che la delusione al termine del ciclo di studi sarà grande, a meno di avere un papà che ti finanzi l’apertura di una palestra, o qualcosa di simile.
Perché, alla fine dei conti, l’unica cosa importante è che l’economia consenta un lavoro per i ragazzi e le ragazze che escono da scuola. Ma qui in Lombardia, e soprattutto nel comasco e in Brianza e nel varesotto, da una decina d’anni in qua le industrie chiudono, delocalizzano, svaniscono nell’aria come neve al sole. Quando una fabbrica chiude, dove c’era la fabbrica costruiscono villette a schiera o aprono un centro commerciale: più in là di questo non si va. Ma guai a parlarne, le Gelmini e le Moratti si offendono, i Bossi e i Maroni diventano cattivissimi, i Berlusconi e i Cicchitto ti rivolgono sguardi sprezzanti. E io non voglio mica offendere nessuno, ripiego su il mio post e vado a chiudermi in casa, ascolto Bach: finché me lo lasciano fare... (ma temo che tra poco sarà vietato, e lo dico guardando gli enormi schermi tv che sparano jingle pubblicitari ormai ovunque).
PS: di Bach, per la precisione, il Preludio corale in fa minore BWV 639: quello che apre “Solaris” di Andrej Tarkovskij.

2 commenti:

Ermione ha detto...

Liceo sportivo!Non ne conoscevo l'esistenza, ma è degno del paese di acchiappacitrulli!!
La scuola ormai è un marasma, lascialo dire a una che ci lavora; e certo abbandonarsi alla meravigliosa musica di Bach è senz'altro un'ottima scelta.
Ti ho riscritto ma non rispondi?

Giuliano ha detto...

Elena, ormai outlook me lo dimentico sempre più spesso...ricevo e metto via, poi magari mi dimentico di rispondere. Scrivo queste cose quasi solo per sfogo personale, la voglia di scrivere mi è quasi del tutto passata. Infatti, tra un po' volerò per ShangriLa e per l'isola di Morel, e qui sta per arrivare Laurence Sterne.