Ho osservato con un certo sgomento le reazioni al Nobel per la letteratura 2011, lo svedese Tomas Tranströmer. Molti commentatori, quasi tutti, hanno una avuto una reazione che può essere semplificata così: «Io non lo conosco, quindi non vale niente.»
Questa reazione c’è stata anche in persone che si dicono di sinistra, e dimostra una volta di più (come se altri esempi, a cui assistiamo quotidianamente, non fossero sufficienti a dimostrarlo) quanto sia penetrata dentro di noi l’idea consumista e – mi si perdoni – “berlusconiana”. Se mi si dice “una cosa è valida solo se la conosco io”, questo è narcisismo e lo si può anche perdonare; ma sta di fatto che dietro al conoscere o non conoscere un nome, un libro, un film, un prodotto, c’è quasi sempre, oggi, un’adeguata campagna pubblicitaria. Promozione, marketing, ufficio stampa: da noi nessuno dei dirigenti dei grandi gruppi editoriali (tutti ormai provenienti dal marketing) aveva interesse in Tomas Tranströmer, e quindi – ecco qua – se non è un nome noto, non merita nessun premio, men che meno “il” premio per eccellenza, quello che tutti sognano e che dà celebrità mondiale.
Sono purtroppo finiti i tempi in cui si poteva andare nelle librerie dove si conservavano libri editi quaranta o cinquant’anni fa; sono purtroppo poche le persone che vanno a curiosare nelle biblioteche (molte hanno già chiuso o sono rimaste senza fondi, perciò chiuderanno presto), o magari su internet dove si trova di tutto. Le grandi librerie, fateci caso, sono tutte uguali: magari cambia l’arredamento, ma i libri e i dvd sono sempre gli stessi, inesorabilmente. Sono tempi, questi, in cui si esaltano autentiche ciofeche (non faccio nomi, chiedo scusa ma non voglio querele), sia in musica che al cinema che nell’arte figurativa eccetera, e si perde di vista l’essenziale; sono tempi in cui la critica (critica musicale, cinematografica, d’arte, eccetera) è stata completamente abolita, non esiste più il critico capace di spiegare, esistono solo gli uffici stampa e i pubblicitari.
Io, per me, per quel che mi riguarda (eccomi giunto al mio narcisismo), seguo il Premio Nobel dagli anni ’70, quando ogni anno si diceva Borges, Borges, Borges, ma Borges non veniva mai premiato. Il fatto è che Borges era già famosissimo, un maestro riconosciuto e molto amato: che bisogno aveva del Premio Nobel? Anch’io avevo già letto tutto il possibile, di Borges; non conoscevo invece neppure il nome di Isaac Bashevis Singer, premio Nobel 1978 e grandissimo scrittore, neppure quello di Wole Soyinka, premio Nobel 1986, o di Kenzaburo Oe (premio Nobel 1994) o di Seamus Heaney, (premio Nobel 1995) o di Wyslawa Szymborska, (premio Nobel 1996) , eccetera eccetera eccetera. E quindi io (eccomi ancora al narcisismo), io, io e sia ben chiaro solo io, ero un bel po’ ignorante. Grazie al Premio Nobel, lo sono un po’ di meno: adesso ho imparato che esiste un poeta che si chiama Tranströmer, non farò battute cretine sul suo nome, me lo metterò qui con cura da qualche parte (scaffale o computer o ipod o streetphone o chissà che cosa d’altro), magari accanto a Biagio Marin, a Massimo Ferretti, a Toti Scialoja, ad Adolfo Bioy Casares, e a tanti altri nomi d’ignoti che sono orgoglioso di conoscere. E, già che ci sono, viva Dario Fo! (premio Nobel 1997, stiamo ancora ridendo dalla felicità).
Con un sospiro gli ascensori iniziano a salire
in alti edifici
fragili come porcellana.
Fuori sull'asfalto si fa caldo il giorno.
I segnali hanno le palpebre abbassate.
La terra una salita verso il cielo.
Cima dopo cima, nessuna vera ombra.
Voliamo avanti a caccia di Te
per l'estate in cinemascope.
E di sera sono un vascello
a luci spente, a giusta distanza
dalla realtà, mentre a terra
nei parchi fluisce l'equipaggio.
(poesia di Tomas Tranströmer pubblicata da La Repubblica 7.10.2011; tradotte da Maria Cristina Lombardi, pubblicate dall'editore Crocetti )
PS: attenzione, Tomas Tranströmer non scrive in italiano, questa è una traduzione dallo svedese: come in tutte le traduzioni, qualcosa si perde sempre. Ed è un peccato non conoscere la lingua svedese, mi piacerebbe molto conoscere tutte le lingue del mondo ma, purtroppo, io – si badi bene: io, e soltanto io - sono un bel po’ ignorante.
Fango bollente - Vittorio Salerno
1 giorno fa
4 commenti:
Condivido in pieno. Io speravo nel Nobel a Murakami, ma probabilmente anche per lui vale ciò che hai scritto su Borges. Anche io mi sono sentita un po' più ignorante per il fatto di non conoscere il poeta svedese e sto cercando di colmare la lacuna. Apprezzare nelle loro lingue gli autori che ci piacciono sarebbe il dono più bello per un appassionato lettore. Se avessi la lampada di Aladino, questo sarebbe il mio primo desiderio. Sugli altri devo ancora meditare :-)
Non è che li abbiano indovinati proprio tutti, questo va detto...
:-)
però quando fu premiato Montale fuori d'Italia lo conoscevano in pochi, idem Quasimodo. Penso che sia un po' la situazione di Tranströmer.
Questo mio commento non è rivolto a noi comuni lettori, penso che sia chiaro! A noi è concesso, non conoscere...Invece ho trovato molti giornalisti professionisti,intenti a queste battute, ed è questo che mi ha lasciato - diciamo così - perplesso.
ciao Annarita, fa sempre piacere ritrovare Dino Battaglia!
dice S. Lec
"Quello? È di un'ignoranza enciclopedica."
perfetto per i critici di cui parli
io a diciott'anni ho trovato Carlo Bo sul Corriere che mi diceva che Federigo Tozzi era un grande scrittore, sono andato a verificare, era vero. Adesso trovo, sul Corriere e su Repubblica, gente che fa i giochini di parole sui cognomi...(NB: ho cominciato con "io", sempre per rimanere in tema di narcisisimo)
:-)
ciao Franz! (continuo ad avere problemi con i commenti su Google, non sempre riesco a lasciarli, nemmeno qui da me, I beg your pardon...)
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