venerdì 23 dicembre 2011

Il libro delle macchine ( III )

Un computer di cinquant’anni fa, primi anni ’60, è ben visibile nel film “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrick: guardatelo bene, occupa un’intera stanza ma ha meno memoria del vostro telefonino. Il vostro smartphone, o anche un telefonino di dieci anni fa, sta nel palmo di una mano ma è infinitamente più potente di questo armadio a dodici ante. Stavo per dire: è molto più vivo – ma poi mi sono fermato.
Samuel Butler, da “Erewhon“:
«O si deve riconoscere» continuava «che molti atti finora considerati puramente meccanici e inconsci contengono più elementi di coscienza di quanto si ammetta (e in tal caso germi di coscienza si riscontreranno anche in molte operazioni delle macchine superiori) oppure (accettando la teoria dell'evoluzione ma negando contemporaneamente la coscienza all'azione dei vegetali e dei cristalli) la razza umana discende da esseri assolutamente privi di coscienza. Nel secondo caso non è da escludere a priori che dalle macchine attualmente esistenti discenderanno in avvenire macchine coscienti (e più che coscienti), anche se l'apparente assenza di un sistema riproduttivo nel regno meccanico fa sembrare la cosa improbabile. Quest'assenza, comunque, è solo apparente, e lo dìmostrerò.
Non vorrei che si pensasse, tuttavia, che io abbia paura delle macchine attualmente esistenti. Probabìlmente tutte le macchine conosciute sono solo prototipi della vita meccanica futura. Rispetto alle macchine dell'avvenire quelle di oggi sono come i primi dinosauri rispetto all’uomo. Le più grandi, con tutta probabilità, si rimpiccioliranno molto. Alcuni dei primi vertebrati avevano proporzioni molto maggiori di quelle ereditate dai loro discendenti, dotati di organismi più perfetti; allo stesso modo che le macchine, a mano a mano che si sviluppano e progrediscono, si riducono di dimensioni. Prendete ad esempio l'orologio; osservate il suo meccanismo perfetto, il giuoco intelligente delle minuscole parti che lo compongono; eppure questa piccola creatura è solo un perfezionamento delle ingombranti pendole che l’hanno preceduta, non una degenerazione.
Verrà un giorno in cui le pendole, che certo finora non si sono rimpicciolite, verranno soppiantate dall'uso universale dell’orologio: la loro diverrà quindi una specie estinta, come quella degli ittiosauri, mentre l'orologio, che da qualche anno tende a rimpicciolirsi piuttosto che a fare il contrario, rimarrà l'unico tipo sopravvissuto di una razza estinta. Ma, per tornare al nostro argomento, nessuna delle macchine attuali, ripeto, mi spaventa. Ciò che mi spaventa è la straordinaria rapidità con cui esse si stanno trasformando in qualcosa di ben diverso da quello che sono oggi. Nessuna specie animale o vegetale ha mai fatto, in passato, simili passi da gigante. Non dobbiamo dunque sorvegliare gelosamente il loro progresso, e arrestarlo finché siamo ancora in tempo? E per far ciò non è forse necessario distruggere le macchine più progredite oggi in uso, anche se sì ammette che di per sé esse non costituiscono un pericolo? Per ora le macchine ricevono le impressioni attraverso il veicolo dei sensi dell'uomo. Una locomotiva in moto lancia un grido acuto di allarme per avvertirne un'altra, e costei immediatamente si ritira: ma è attraverso le orccchie del conducente che la voce dell'una ha avvertito l'altra. Senza il conducente la macchina avvertita sarebbe stata sorda al grido di richiamo. Un tempo, certo, sembrò molto improbabile che le macchine apprendessero a manifestare i loro bisogni coi suoni, sia pure attraverso l'orecchio dell'uomo. Non possiamo, dunque, immaginare che verrà un giorno in cui quell'orecchio non sarà più necessario, e le macchine saranno capaci di cogliere il suono grazie alla loro stessa delicata struttura, un giorno in cui il loro linguaggio si sarà evoluto fino a diventare, da strillo, animalesco, un discorso complesso come quello umano? È possibile che a quell'epoca i bambini imparino il calcolo differenziale (come ora imparano a parlare) dalla madre o dalla nutrice; o che conoscano il linguaggio ipotetico o la regola del tre; ma non è probabile. Non possiamo sperare in un progresso delle capacità intellettuali o fisiche dell'uomo che regga il confronto col molto maggiore sviluppo cui sembrano destinate le macchine. Alcuni potranno dire che l'influenza morale dell'uomo basterà a dominarle: ma non mi sembra prudente contare molto sul senso morale di qualsiasi macchina. Fra l'altro, la maggiore gloria delle macchine non potrebbe consistere proprio nella mancanza del tanto vantato dono della parola? "Il silenzio," ha detto uno scrittore "è una virtù che ci rende graditi ai nostri simili"».
(Samuel Butler, da “Erewhon“, ed. Adelphi, trad. Lucia Drudi Demby, pag.172 e seguenti)
(continua)
(le immagini vengono da “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrick: il computer alle spalle di Peter Sellers è vero, era quello in uso alla Nasa al tempo dei primi viaggi nello spazio).

4 commenti:

Anonimo ha detto...

i primi viaggi nello spazio... ma ci saranno andati veramente sulla Luna?
Buona vigilia.
p.s.: comunque io una pendola ce l'ho ancora!

Giuliano ha detto...

l'unica cosa certa è che Peter Sellers è veramente esistito! (ed è già una buona notizia). Auguri anche a te
:-)
(io ho due orologi da parete, sono a pile ma fanno tic tac lo stesso, ogni tanto mi metto a battere il tempo anch'io...) (e molto spesso mi dispiace di non saper scrivere la musica - però La pendola e L'orologio - il Big Ben - le ha già messe in musica Haydn)

Tarkus ha detto...

Sempre acuta la ns Angie! Secondo me ha ragione a dubitare... Kubrick però era immenso e Peter Sellers, geniale, allucinato e totalmente sregolato, un'icona del Modernismo.
Buone feste!

Giuliano ha detto...

mah, io dico che se abbiamo avuto Bossi e Calderoli ministri, allora tutto è possibile! (la Carfagna e la Gelmini invece me le spiego, siamo ancora nel campo di ciò che si può spiegare...)
ciao Markus! auguri