giovedì 18 luglio 2019

Kerosene

Da bambino avevo visto in tv un film che mi aveva spaventato: "La cosa" (The thing, 1951, prodotto da Howard Hawks, regia di Christian Nyby) dove il mostro venuto dallo spazio, quasi immortale e autorigenerante perché in parte o in tutto vegetale, veniva alla fine distrutto con il kerosene, cioè incendiandolo. Era il mostro a farmi spavento, s'intende, non il kerosene perché sapevo che cos'era, più o meno, o comunque me lo avevano spiegato subito: come la benzina o il gasolio, insomma. Sta di fatto che quella parola strana, "kerosene" da allora è per me associata a quel film; molti anni dopo, studiando chimica, avrei scoperto che si trattava uno dei tanti derivati dalla distillazione del petrolio: nafta, gasolio, kerosene, benzina, eccetera.
Ho ritrovato il kerosene di recente, in modo inatteso, guardando un altro film degli anni '50, stavolta a colori e in formato panoramico: "L'ultima carovana" (The last wagon, 1956, regia di Delmer Daves). Nel finale, Richard Widmark respinge gli apache (300 apache contro quindici "dei nostri" male armati) incendiando appunto un barile di kerosene e scatenando un'esplosione con fiamme altissime e nere. Che cosa ci fa il kerosene in un film western, ambientato nel 1873? La cosa mi sembrava strana, anche perché sul barile c'era scritto soltanto olio lampante (la scritta "cherosene" è una didascalia della versione italiana). Probabilmente era un mio vuoto di memoria, o forse non l'avevo davvero mai saputo, ma è bastata una ricerca veloce per scoprire che il kerosene era già in uso in quegli anni, soppiantando l'olio di balena che era appunto usato per l'illuminazione, cioè per le lampade ad olio. Per questo motivo, probabilmente, il kerosene era presente nell'ultimo carro disponibile di quella carovana.

Il kerosene fu brevettato nel 1846 da un chimico canadese, che lo distillò dal carbone; dieci anni dopo, 1856, un chimico polacco riuscì ad ottenerlo dal petrolio in abbondanza e con un metodo più economico che lo rese molto popolare in breve tempo. L'uso del kerosene come olio lampante nelle case durò per qualche decennio, fino all'avvento della luce elettrica e all'invenzione delle lampadine; continuò ad essere usato nelle case per le stufe a kerosene e come carburante per l'aviazione, dove lo si usa ancora oggi. Ovviamente, è un carburante che inquina molto: le fiamme nerissime del film con Richard Widmark parlano molto chiaro, e ogni volta che un aereo passa sulle nostre teste bisognerebbe imparare a farci caso, visti problemi con i motori diesel (a gasolio) sulle nostre strade.

 
La Garzantina della Chimica (che usa la grafia italiana, "cherosene"), lo definisce così: « frazione petrolifera con intervallo di ebollizione compreso fra 175 e 275°C contenente mediamente l'84% di carbonio e il 16% di idrogeno , con potere calorifico di undicimila chilocalorie per grammo. Trova impiego come combustibile e come carburante per motori a reazione.» Una miscela di idrocarburi, insomma: come la benzina, ma con un punto di ebollizione più basso. Per intenderci, la nafta (più densa) bolle fra i 60 e i 100°C; il gasolio fra 200 e 350°C. Per la benzina il discorso è un po' più ampio, perché esistono diversi tipi di benzine: si va dai 50-120°C della benzina leggera ai 120-160°C della "normale", arrivando ai 140-200 delle benzine usate per le vernici sotto il nome di acqua ragia (quelle che un tempo venivano estratte dalle conifere). La definizione di "normale" per la benzina in questo caso non va confusa con quella che era in commercio fino a vent'anni fa: in quel caso la differenza fra "normale" e "super" era data da un componente aggiunto per migliorare le prestazioni del motore (per aumentare il "numero di ottano": una volta lo si studiava anche per risolvere i quiz per la patente, oggi non so).
Sono tutti derivati dal petrolio, che viene distillato con gli stessi principi con cui si distilla l'alcool per i liquori ma ovviamente con impianti molto più grandi e complessi. Per i liquori si cerca un solo componente, l'alcool etilico (scartando il primo liquido che esce, che contiene il velenoso metanolo) e quindi basta un solo alambicco per separare vinacce, acqua e alcool; le benzine vengono invece distillate nelle grandi "colonne a piatti" che si vedono in tutte le immagini di raffinerie petrolifere. Ne riporto qui un'immagine, presa dal mio vecchio libro di chimica industriale (metà anni '70, ma rende bene l'idea).
 
« Le colonne a piatti sono strutture cilindriche alte parecchi metri, nel cui corpo si realizzano un gran numero di evaporazioni e condensazioni (...) Lo strato di liquido stanziante su ciascun piatto varia di composizione a seconda del livello del suo piatto e risulta progressivamente più ricco del componente più volatile verso l'alto e del meno volatile verso il basso. Il liquido che si spilla in modo continuo alla base della colonna è costituito nel migliore dei casi dal componente meno volatile puro. (...)» (E.Stocchi, L.Bonzio: Chimica Industriale vol.1, ed. La Prora 1968).
I piatti non sono propriamente piatti "di cucina" come si potrebbe pensare, forse sono più simili a dei tubi di camino o di cappa; per rimanere in cucina, come esempio, si potrebbe magari pensare al coperchio di una pentola con la sua condensa, o magari a un piatto da minestra caldo con sopra un piatto liscio sul quale si condensa il vapore. Nella colonna, facendo un esempio il più semplice possibile, distillando petrolio avremo nella parte bassa la nafta; a metà il gasolio, nella parte più alta le benzine, e in cima il gas. Le frazioni che ne escono sono in realtà composte da molti differenti idrocarburi, ognuno con un suo nome preciso; le parole gasolio, nafta, kerosene e benzina sono più che altro denominazioni commerciali, miscele di varie molecole scelte in base al loro uso pratico. Dalle benzine, dal gasolio, dalla nafta e dal kerosene (e anche dal catrame) si possono ancora distillare altri composti, fino ad arrivare ai reagenti puri per analisi che hanno nomi come xylene, benzene, e così via.
Da parte mia, non ho mai maneggiato del kerosene; visto l'andamento della mia vita penso proprio che per me continuerà ad essere un riferimento cinematografico, e magari anche il ricordo di qualche brutto voto preso a scuola (ero uno studente molto scarso, ogni tanto è meglio se lo scrivo...).
(in alto, un fermo immagine da "La cosa" di Hawks-Nyby, e qui sotto un curioso poster che ho trovato su internet senza altre indicazioni)


 

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