mercoledì 5 febbraio 2020

Major Tom to Ground Control


Quando uscì "Space oddity" io ero sui quattordici anni, l'ho imparata subito a memoria e me la ricordo ancora quasi tutta; era da poco che studiavo l'inglese, non ricordo se avevo trovato il testo scritto da qualche parte ma forse non era necessario perché la dizione era molto chiara. Ricordo anche un conduttore alla radio ("Per voi giovani", credo) che aveva sottolineato: non è Odyssey, è "oddity". La stranezza dello spazio, dunque, anche nel senso dell'essere "dispari", dato che odd ha anche quel significato. Dopo averla imparata a memoria, però, il me stesso quattordicenne cominciò ad avere qualche dubbio che posso trascrivere così: sono cose da bambini, avrei potuto scriverla anch'io questa cosa. Major Tom to ground control, con tutte quelle immagini di astronauti che abbondavano negli anni '60, le passeggiate nello spazio, i primi passi sulla Luna, e andando ancora più indietro nel tempo Juri Gagarin, la cagnetta Laika che avevo tra i miei giocattoli, il bip bip dello Sputnik (proprio nell'anno in cui sono nato)...
Beh, sì, non c'era niente di davvero particolare in quella canzone, però piaceva e aveva successo. Un po' me ne vergognavo: mi era piaciuta questa cosa da tredicenni, meglio non dirlo a nessuno. Qualche tempo dopo avrei visto le fotografie di David Bowie, non mi piaceva per niente e lo avrei presto abbandonato - però vedo che per gli altri non è stato così, e ancora me ne meraviglio. E' vero che ognuno ha i suoi gusti, ma a volte mi sembra che ci sia chi prende gusto nel crogiolarsi nel se stesso da bambino. Lo penso ogni volta che sento dire "grande cantante" o "grande musicista" o magari addirittura "maestro" a questo e a quella, e magari sono canzoncine banali, da Canzonissima. Ecco, Canzonissima è stata un altro dei miei piccoli incubi da bambino o da adolescente, quante puntate me ne sono dovuto sorbire. Ne rivedo qualche estratto su "Rai Storia", c'erano cose belle o divertenti (Walter Chiari...) ma c'era tanta fuffa, battute grevi, qualunquismo a quintali (Paolo Panelli).
A quattordici anni ho buttato via quella zavorra e mi sono messo a cercare cose grandi e belle, ormai avevo un'età in cui potevo cominciare a muovermi da solo e l'ho fatto. Ho fatto anche molti errori, ma del mio percorso musicale sono contento e lascio più che volentieri le canzoni di musica leggera e "Major Tom to ground control" a chi le desidera; o meglio, lo farei volentieri ma le canzonette sono dappertutto e mi tocca subirle ancora oggi come cinquant'anni fa. Di David Bowie si parla come di un genio, è come santificato; Sanremo e Canzonissima vengono presentati come unica immagine dell'Italia, e chi non è d'accordo viene deplorato e magari, chissà, forse anche sanzionato in un prossimo futuro. Magari fosse vero che ognuno ascolta ciò che vuole, a me tocca ascoltare ancora oggi proprio tutte quelle cose che avevo scartato quando avevo quattordici anni: negozi, sale d'attesa, banca, ovunque. Mica sempre posso tapparmi le orecchie: magari fossimo fatti come gli ornitorinchi e gli ippopotami, che hanno le palpebre anche sulle orecchie!
In conclusione, e per non tirarla troppo in lungo, nelle scorse settimane ho fatto una chiacchierata con un'amica che mi ha detto di aver abitato per dieci anni in Germania, e che alle volte fa fatica a collegarsi con ciò che le dice la gente. Ecco, è la sensazione che ho anch'io, pur essendo sempre rimasto qui a casa mia: la sensazione di un buco, di una voragine. C'è gente che ha girato il mondo ma ne ha capito poco, forse proprio per via di questo rinchiudersi in quelle quattro cosette che ascoltavano da bambini. Io mi guardo indietro (ho l'età per farlo) e penso che quello che mi ha fregato, nella vita, è stato proprio nei momenti in cui ho cercato di migliorarmi. Non me lo hanno perdonato, fossi rimasto nei miei difetti, fossi stato più superficiale, sarei piaciuto di più. Per intanto, perso anch'io nello spazio siderale (ma come l'astronauta di Kubrick, non quello tarocco di David Bowie), continuo nel mio viaggio verso Giove senza la minima idea su come andrà a finire.
(disegno di Hedwig Wylie, 1962, e una pubblicità anni '60)

6 commenti:

Dario ha detto...

L'ho letto scorrendo distratto la barra del reader e subito mi è venuta voglia di condividerlo, non sapevo fosse sul tuo blog :) Bellissimo pezzo

Giuliano ha detto...

oggi ho guardato La Stampa e c'era come prima notizia Sanremo... Dico: "LA STAMPA". Come se mancassero le notizie da prima pagina.
Quasi tutti riducono la questione a gusti personali, ma io certe domande me le sono sempre poste. Per esempio, da Lou Reed mi dividono tante cose (tantissime, quasi tutte) ma qualcosa del genio lo aveva per davvero.
Sono sulla barra del reader? :-)
del tuo reader, immagino...
(per fortuna mi leggono in pochi, toccare certi nomi è pericoloso)

Dario ha detto...

Non mi toccare Lou Reed :P

Giuliano ha detto...

non ho mai nemmeno fumato una sigaretta, per tacer del resto :-)
però il primo Velvet lo riascolto volentieri
(e poi negli ultimi anni ha avuto Laurie Anderson al suo fianco)

bibliomatilda ha detto...

A me, Major Tom to Ground Control, piace un sacco ancora oggi, certo non da esperta di musica. Non farei una colpa a chi ha conservato in sé qualcosa del suo essere bambino o bambina, o adolescente o cose così. Forse il nostro cuore o cervello o mente o intelletto o anima o psiche o quel che è, può contenere molto di più di quanto riconosciamo possa starci. Legittimo non farci stare tutto quanto piace alla massa o che la maggioranza vuole. Su Sanremo, poi o su quanto fossero stupidi alcuni sketch televisivi del passato, più che d'accordo. Ciao Giuliano, contenta abbia ripreso a scrivere su questo blog, io non mi riconosco più molto nel mio, così, da un po' ho smesso.

Giuliano ha detto...

sono contento di ritrovarti, che bella sorpresa :-)
il tuo blog mi manca, ma avevo letto le tue ragioni a suo tempo.
Ho riletto di recente Ventimila leghe sotto i mari e L'isola misteriosa, mi sono piaciuti come quand'ero bambino (letti d'un fiato o quasi) ma in modo diverso...