martedì 22 giugno 2010

Achille Campanile ( V )

Malgrado l'ora tarda, il vecchio eremita stava con le dita nel naso.
- Mi scusino, - disse ai nuovi venuti - ma noi eremiti stiamo sempre con le dita nel naso, perché nessuno ci vede. E' l'unico vantaggio della nostra solitudine, e avremmo torto a non approfittarne.
(Achille Campanile, Se la luna mi porta fortuna, cap. X )

"Non si può leggere Campanile senza avere presente tutta la tradizione del romanzo ottocentesco, da Dumas a Salgari, sino a D'Annunzio. I personaggi di Campanile gridano "tuoni d'Amburgo!", hanno sorrisi che più nulla hanno d'umano ed esplodono in risate sataniche mentre il cuore batte loro vistosamente sotto il corsetto. (...) Certamente il riferimento costante è il romanzo d'appendice. Uno degli elementi fondamentali del feuilleton è l'agnizione, e sull'agnizione Campanile gioca, portandola all'esasperazione e poi negandola." (Umberto Eco, prefazione a "Ma che cosa è questo amore", ed. Corbaccio)
- Che ella non sappia mai - mormorò, con lo sguardo fisso nel vuoto. E, per fare commedia, disse forte:
- Io partirò. Anderò a Parigi. Spero di trovare il mare calmo.
- Ma che dici? - mormorò Filippo - A Parigi non c'è il mare.
- Allora, -disse Guerrando ad alta voce, perché tutti udissero, - spero di trovarlo calmo al mio ritorno qui.
(Achille Campanile, Se la luna mi porta fortuna, cap. XVIII )

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