L'idea di usare il "Va' pensiero" come inno nazionale risale ad Enzo Tortora e al suo programma televisivo Portobello, molto popolare negli anni '70 : e questo la dice lunga sulla preparazione e la cultura di chi porta avanti questa idea.
Certamente, il coro dal terzo atto del Nabucco di Giuseppe Verdi (1842) è un brano musicale molto bello e toccante: ma è del tutto inadatto a svolgere la funzione di inno nazionale, come ben sanno i musicisti e gli appassionati d'opera. Per sapere, basterebbe chiedere.
Innanzitutto, questo coro va cantato piano : l'inizio è quasi inintellegibile, e poi la voce sale gradualmente, ma senza mai toccare l'emissione a piena voce, né tantomeno l'urlo che lo storpia in tante esecuzioni assembleari. Dovendo essere cantato a mezza voce, diventa molto difficile per chi non è cantante di professione; e chi non sa cantare, come me, è meglio che canti qualcos'altro.
E poi il soggetto: l'episodio biblico degli Ebrei a Babilonia, che sono schiavi e sottomessi e rimpiangono la Patria lontana ( O mia Patria sì bella e perduta...). Tanto è vero che, alla fine del famoso coro, arriva Zaccaria, il "Gran Pontefice degli Ebrei", e rimprovera aspramente il suo popolo: non si deve perdere la Fede! Bisogna aver Fede nel Signore, e anche saper reagire alle avversità senza rassegnarsi, dice nella sua aria Zaccaria (voce di basso) al coro che aveva appena cantato il "va' pensiero": che è un canto del ricordo e della nostalgia, del tutto inadatto alla funzione di inno nazionale. Un canto bellissimo, ma è questo il concetto che esprime. Basterebbe chiedere, informarsi, leggere...
L'immagine: Nabucco a Firenze, anno 1977
PS: questo post è del 2003, e speravo tantissimo di non doverlo più ripubblicare. Della questione si è occupato più volte, per esempio, Riccardo Muti: che ha spiegato, più volte, perché il coro dell'atto terzo del Nabucco non è adatto come inno nazionale. E' musica bellissima, ma non è adatto come inno nazionale.
PPS: sui giornali ho letto "il coro del Nabucco": ma di cori, nel Nabucco di Giuseppe Verdi, ce ne sono altri. Per esempio, l'opera si apre così:
Gli arredi festivi giù cadano infranti
il popol di Giuda di lutto s'ammanti
(versi di Temistocle Solera, anno 1842)
6 commenti:
Ma figurati se quelli sono così istruiti! Sono polemiche messe su apposta
Cara Angela, se ti va di leggere il mio parere completo è qui alla voce "Incubi e profezie": il Mandarino di Bartok.
Per il resto, d'accordissimo. Lo so, questi post sono fatica sprecata (ragionare è fatica sprecata...)(mi pento sempre di più di non essere alcolista e di non aver mai preso droghe: una bella pipata d'oppio, come De Niro in "C'era una volta in America", e anche Cotazaiamaroni non c'è più)
mmm non ho scritto che "questi post sono fatica sprecata (ragionare è fatica sprecata...)", soprattutto, non l'ho pensato (lo rimarco, per non essere fraintesa) :)
Cara Angela, tu non vivi qui in Lombardia...io sì, e ne sono angosciato. Da una parte mi consola che certe cose non siano comprensibili a te o a Ermione (che vive in Toscana), vuol dire che il peggio non è ancora arrivato.
Dico che sono fatica sprecata perché vedo, ascolto, leggo...L'ultima volta che ho provato a ragionare mi hanno risposto: "ah, ma certo: tu leggi Repubblica!" oppure mi tirano in ballo Lenin e Stalin. Capirai che mi cascano le braccia.
Anche quando parlo della cementificazione qui al Nord, mica si scherza: i veri colori della Lega Nord sono grigio e nero (cemento e asfalto), il verde lo lascino all'Islam...
"Un canto bellissimo, ma è questo il concetto che esprime. Basterebbe chiedere, informarsi, leggere..."
Queste tue parole mi hanno messo i brividi...
Sacrosanta verità...
Un abbraccio
Si potrebbe aggiungere che Verdi per lavoro viaggiava molto, da Napoli a Venezia a Roma a Milano, e prima del 1860 (Verdi era nato nel 1813) tutti quei confini da attraversare erano fastidiosi, dogane, burocrazia...
Adesso questi burocrati del 2010 vorrebbero mettere confini che non c'erano più, e farlo usando proprio Giuseppe Verdi.
Povero Verdi, e poveri noi: perché il Va' pensiero è conosciuto in tutto il mondo, ormai è anche russo, coreano, giapponese, americano, non è né mio né tuo, è di tutti.
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