martedì 14 settembre 2010

E-book

La storia di quelli che comperano i libri per decorare il salotto ce la siamo raccontata tutti, negli anni passati: persone che non amano i libri e non ne leggono, ma sanno che avere una bella libreria fa fino, e allora li comperano a stock, tutti i classici, Dante Manzoni Tolstoi Verlaine e Rimbaud, possibilmente con la copertina in tinta, finto pelle. O magari gli Adelphi, ma questa è roba per raffinati. Adesso, finalmente, con l’e-book, si potrà smettere di fare finta: basterà dire “ah sì, l’ho scaricato”, si potranno liberare pareti e scaffali dai libroni ingombranti e pesanti, che prendono un sacco di polvere. Via anche l’enciclopedia, che non serve più.
A me l’e-book va benissimo, mi vanno benissimo anche i giornali su i-pad (tutti i quotidiani e i settimanali stanno facendo l’edizione i-pad, si vede che questa è la volta buona). Soprattutto, l’e-book eviterà ai bambini e alle bambine di andare a scuola con lo zaino da 45 Kg, e questo è un vantaggio enorme. Quanto alla diffusione della conoscenza, direi proprio di no, che si va nella direzione opposta. La potenzialità del libro elettronico è enorme, ma all’atto pratico la gente smetterà di leggere (è quello che ha sempre desiderato) e questo avrà ripercussioni anche in politica, più gravi ancora di quello che è capitato in questi anni.
Un altro pericolo grave del libro elettronico è questo, un pericolo che chi scrive su internet già conosce da tempo:
«(...) Prendiamo in considerazione la scannerizzazione di un libro in forma digitale. Lo storico George Dyson ha scritto di aver sentito dire una volta da un esperto di informatica di Google: «Noi non scannerizziamo tutti questi libri perché siano letti dalla gente, ma perché siano letti da un'intelligenza artificiale». Se dobbiamo ancora vedere in che modo funzionerà il lavoro di scannerizzazione dei libri da parte di Google, una visione macchino-centrica del progetto potrebbe incoraggiare l' uso di un software che tratti i libri come acqua per il proprio mulino, alla stregua di frammenti decontestualizzati inseriti in un unico grande database, invece di espressioni separate di singoli autori. Con un simile criterio, i contenuti dei libri saranno ridotti ai loro elementi base costitutivi, a informazioni aggregate, e gli autori stessi, i sentimenti delle loro voci, le loro prospettive differenti, andranno irrimediabilmente perduti.
Tutto ciò in conclusione ci porta all' idea stessa che l' intelligenza artificiale ci fornisce una pretesto per evitare di essere chiamati a rispondere del nostro operato sostenendo che le macchine possono accollarsi sempre più responsabilità umana. (...) »
(da SE IL COMPUTER DIVENTA UN DIO di Jaron Lanier – pubblicato su Repubblica, 11 agosto 2010 )
Un problema che già esisteva, per esempio con i libri di aforismi: gli aforismi sono belli ma rari, e non è detto che quello che leggete sia davvero un aforisma. Più facilmente, è un pezzettino ritagliato da un discorso più ampio, una battuta di un personaggio da un’opera teatrale, un arbitrio più o meno grave rispetto alle intenzioni dell’autore. Per esempio, si legge spesso questa asserzione: che Shakespeare abbia detto “fragilità, il tuo nome è femmina”. Sbagliatissimo: non lo dice Shakespeare, lo dice Amleto, un suo personaggio. E Amleto non si riferisce a tutto l’universo femminile, ma ad una donna sola, sua madre: che dopo aver collaborato all’uccisione del marito si è subito risposata. Ma per sapere queste cose bisogna proprio aver letto l’Amleto di Shakespeare, non ci sono scorciatoie.
«L’Amleto? Ah sì, l’ho scaricato...Ho scaricato tutto, di Shakespeare. »

10 commenti:

Mauro ha detto...

"Ho scaricato tutto, di (nome a caso di autore, musicista, regista, attore)".
E' una frase che mi ripugna ogni volta che la sento, e la sento spesso.
L'ho fatto anch'io, a volte, travolto dalla sbornia della banda larga, e devo dire che gran parte delle cose che ho scaricato sono ancora lì da qualche parte nel mio hard disk, mai scoltate, lette, viste.

Giuliano ha detto...

Capita un po' a tutti, anche quando si fa la spesa: si compera perché "conviene", e poi rimane lì. Il fenomeno è evidente soprattutto con il periodo dei saldi...
Il vero problema è che si privilegi il contenitore rispetto al contenuto. A me capita che mi dicano: ah, è su vhs? ah, hai ancora i cd, le audiocassette? Un po' come se uno andasse al supermercato, e poi ti dicessero: quante scatole che hai comperato, cosa te ne fai? (ma io mica ho comperato le scatole, ho comperato i pelati, la pasta,...)

Amfortas ha detto...

Beh l'e-book non m'avrà mai (echissenefrega, dirai tu), con i libri ho un rapporto fisico, me li guardo e coccolo, specie quelli che stanno diventando anziani. Alcuni hanno sopportato gli anni peggio di me, e non è facile. Quindi, per far sì che non si sentano soli, io li blandisco anche procurando loro spesso nuovi compagni di libreria.
Internet va bene per tante cose, ma in questo sarò pure un vile reazionario, ma non transigo. I libri prima si toccano e poi si leggono. E poi magari si riprendono.
Ho ceduto ai file mp3 e simili, spesso con disgusto, ma l'e-book non entrerà a casa mia!
Ciao :-)

Giuliano ha detto...

Per l'ebook bisogna magari comperare un altro aggeggio, che poi dopo un anno è da buttare perché appena lo tiri fuori di tasca ti dicono: "ah, ma hai ancora l'i-pad?" "ah, ma tu sei ancora a wincox? io uso linduws e mi trovo molto meglio". O magari cambiano il software...
( Hai sentito il giubilo con cui vengono accolte notizie tipo quella della scuola elementare dove sono al bando le matite e si scrive solo con il computer? il giorno che va via la corrente, cosa faranno quei poveri bambini...)

Mauro ha detto...

già, probabilmente tra non molto non verrà più insegnato a scrivere in corsivo, e i nostri vecchi quaderni, i nostri appunti e le nostre lettere appariranno ai nostri nipoti come incomprensibili geroglifici.

Giuliano ha detto...

Vietati gli scarabocchi! E anche chi è capace di disegnare, come farà ad accorgersene? Io avevo dei compagni di classe che disegnavano benissimo già a sette anni...
Pensa ai disegni di Sergio Toppi, fatti tutti con pennino e inchiostro di China.
(mi hanno detto che a Brera nessuno sa più insegnare la pittura a olio, possibile?)

Anonimo ha detto...

un altro po' e diventano opera del diavolo :)))
Con la condivisione degli mp3, ai tempi di Napster, ho scovato registrazioni e album difficili da trovare, ma anche "cosucce" che non meritano l'acquisto. Non mi dispiace/va questa nuova modalità di fruizione musicale. Quanto ai libri, si legge sempre meno, però aumentano gli "scrittori", ma questo è un altro discorso

Giuliano ha detto...

Ange, sollevi un bel po' di questioni - il che è un'ottima cosa. Per esempio vai a toccare, quasi senza parere, la questione del diritto d'autore...Con l'e-book, il diritto d'autore è di fatto destinato a sparire. Se prima bisognava quantomeno fare la fatica di passare allo scanner, adesso sarà facilissimo.
Anch'io ci vedo molte cose positive, per esempio senza internet io e te difficilmente avremmo avuto dei lettori
:-)
e poi si risparmierà molta carta, perché si stampano troppi libri inutili. Adesso c'è la possibilità di stamparli uno alla volta, e anche ben rilegati: ben venga.

Sulla scrittura a mano e sui computer, torna sempre più d'attualità quel racconto di Asimov dove un omino sorprendeva e sbalordiva i grandi scienziati: sapeva fare le moltiplicazioni e le divisioni a mano! (un racconto che ha più di cinquant'anni, se non ricordo male).

Mauro ha detto...

Napster, e ancora di più Audiogalaxy, sono stati per me il giardino delle delizie, li usavo per trovare rarità, b-sides, registrazioni dal vivo. Ma l'approccio era diverso, anche perchè per scaricare i singoli brani ci volevano delle mezz'ore e la connessione la pagavo a tempo... Il problema, oggi, è che l'avere con poco sforzo una tale quantità di informazioni, spesso non consente nemmeno di fruirne, sicuramente non di goderne. A me, alla fine, succede sempre che i dischi che mi interessano li compro, anche a scatola chiusa, e gli altri, boh, averli sull'hard disk e non avere il tempo di ascoltarli è quasi peggio che non averli...

Giuliano ha detto...

sì, concordo in pieno. Bisogna fare un po' di fatica, anche poca. Diffidare delle conquiste facili è sempre un buon consiglio, anche se poi ci sono molte eccezioni felici.
Per esempio, pensa a quanta fatica ti ci è voluta per imparare i fondamentali del basket!
(giochi ancora?) (avrai mica messo su qualche chilo??)
:-)