Gli slogan fascisti non sono poi così male. “Dio Patria e Famiglia”, per esempio, è più che condivisibile: Gesù nel Vangelo, la lingua e la cultura italiana, mio padre e mia madre. E anche l’altro slogan famoso: “Credere obbedire combattere”. Credere in quel che si fa, obbedire a un capo giusto e capace, combattere per i propri ideali: cosa c’è di male in tutto questo? E’ l’equivoco in cui cadono le persone oneste che – ancora oggi! – pensano bene di Mussolini. Se bastassero le belle parole, saremmo pieni di Grandi Statisti; invece la storia d’Italia non manca di cialtroni che mandano gli alpini a morire in Russia con gli stivali dalla suola di cartone...
La marcia su Roma, nel film di Risi, è quella vera, proprio quella lì: la fanno, insieme agli altri, anche Vittorio Gassmann e Ugo Tognazzi. Siamo a Milano nel 1919, è appena finita la Grande Guerra e Gassmann è un giovanotto romano un po’ pieno di sè, della razza di quelli che una volta in Lombardia (quando ancora si parlava il dialetto) venivano definiti “fanigottoni”, e che esistono ancora però oggi fanno fortuna in tv e nelle immobiliari; il povero Tognazzi è invece un contadino cremonese vessato dal cognato.
E’ il cittadino che porta il verbo al campagnolo: lo fa sotto forma di un volantino che porta il programma ambizioso del fascismo, cioè rivoltare l’Italia come un calzino. Tognazzi lo legge, commenta “Ostrega!” , lo piega e se lo mette in tasca. Da ora in poi, se questo qui è il fascismo, ne sarà il seguace convinto; abbandona il cognato e le sue vacche (o forse è il contrario?) e parte anche lui per Roma.
Il volantino è autentico, ed è datato 23 marzo 1919, Milano sala di San Sepolcro: l’atto di nascita del fascismo. Ecco che cosa dice: - Proclamazione della Repubblica Italiana; Sovranità del Popolo con suffragio universale; Disarmo generale; Abolizione della coscrizione obbligatoria; Abolizione di tutti i titoli nobiliari e cavallereschi; Giornata lavorativa di otto ore; Terra ai contadini, in coltivazione associata, e non più agli agrari; Confisca delle rendite improduttive...
Il programma del Fascismo continua, ma io mi fermo a quello che viene sottolineato nel film, e che basta e avanza a convincere Gavazza Umberto a seguire quell’altro matto di Rocchetti Domenico nella sua avventura. Tognazzi lo tirerà fuori di tasca spesso, quel volantino: è il vero e proprio tormentone del film. Ogni volta che lo tira fuori, di fronte ai fatti e non alle parole, prende la matita e ne cancella una riga. Lo butterà via dopo l’ultima avventura, quando i due, ormai in camicia nera, attardati, sequestreranno l’automobile ad un ricco signore per giungere in tempo al quartier generale, prendendolo anche a calci in culo perché “i titoli nobiliari sono stati a-bo-lit-ti!!”. Li aspetta una sorpresa: il quartier generale è proprio nella casa del ricco e nobile e signore, che quando li vede arrivare sulla sua auto si mette a strillare: “Sono quelli lì!!! Sono stati loro!!”. (I due sciagurati avevano preso a calci in culo uno dei principali finanziatori dell’Impresa...).
E, poco prima di arrivare a Roma, i nostri due eroi vedranno finalmente con i loro occhi la violenza, gli omicidi e la sopraffazione, e si tireranno indietro. Per quanto balordi, i due protagonisti del film avevano visto la verità con i loro occhi, quello che c’era dietro agli slogan e ai discorsi, quello che si nascondeva dietro a quel volantino così allettante... Purtroppo, capita anche oggi che – finché non si tocca con mano – anche delle brave persone si facciano irretire dai discorsi degli arruffoni e dei cialtroni.
Ma questa è storia recente, ancora tutta da scrivere (“ che tu possa vivere in tempi interessanti” è una maledizione che si mandano dietro i cinesi, o forse gli ebrei: perché quando si vive in pace siamo anche tanto noiosi). E quindi chiudo il discorso su questo film (che è molto divertente, ma forse non c’è bisogno di dirlo: quasi come “Il dottor Stranamore” di Kubrick) con l’ultimo slogan: “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi”. “Fatto!”, ha commentato qualche spiritoso: a volte (non sempre) la Storia ha delle strane ironie...
PS: In rete non esistono immagini di questo film, che è quasi scomparso dalla circolazione: è un film molto divertente e pieno di battute favolose, da collezione; ma se ne parla pochissimo. E’ ben strano, considerando il fatto che di Tognazzi e Gassman in rete c’è molto, moltissimo, quasi tutto. Abbiamo trovato qualcosa solo digitando “La marche sur Rome”, il titolo francese del film; ma la qualità delle immagini non è buona, e – a questo punto – abbiamo deciso di cambiare strada. Le immagini che vedete non hanno quindi nulla a che fare con il film di Dino Risi, c’entrano molto invece con la marcia su Roma, quella vera. Le immagini rappresentano: Giacomo Matteotti; la Ritirata di Russia; la sconfitta di El Alamein; la sconfitta in Grecia e in Albania; l’esodo dei Fiumani; la perdita dell’Istria e della Dalmazia; le leggi razziali. Forse ho dimenticato qualcosa, dei molti “successi” di Mussolini, ma la lista sarebbe lunghissima e in fin dei conti questo è solo un piccolo blog con pochi lettori. (L'ultima immagine qui sotto, la vittoria della Repubblica al referendum del 1946, serve a ricordare che il lieto fine c'è stato, e se tutti fossero stati attenti come Gavazza Umberto e Rocchetti Domenico forse sarebbe arrivato prima...)
PS: in un intervento in tv del leghista Boni (mica uno da poco: capo della Lega Nord alla regione Lombardia) è stato citato questo film in maniera impropria. Quando si parla di marcia su Roma e di "programmi da cancellare riga dopo riga" un dirigente leghista dovrebbe pensare in primo luogo a se stesso. Nel suo partito ci sono infatti molti fascisti e nazisti, come Borghezio; e quanto al cancellare le cose dette il giorno prima, beh, oggi i leghisti stanno cancellando interi Comuni, ed erano nati come movimento localista, e le tasse comunali, grazie alla Lega, sono aumentate del 138% in quindici anni (da quando c'è la Lega al governo, appunto), per tacere delle pensioni, delle leggi sul lavoro, eccetera eccetera eccetera. Lasci in pace Gassman e Tognazzi, signor Boni, e pensi alla mummia di Bossi, se proprio deve tirare in ballo il museo egizio. (22 agosto 2011)
Le illustrazioni vengono da wikipedia e da altri siti che oggi non saprei rintracciare (questo post è del 2007) e da quotidiani e giornali dagli anni ’80 in su.
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