mercoledì 15 febbraio 2012

Contro Radio Deejay

Mentre imperversano i festeggiamenti per i trent’anni di Radio Deejay, e mentre incombe l’ennesimo Festival di Sanremo, mi permetto di dire una parola che non è più permesso dire: non sono d’accordo su questi festeggiamenti, e ho sempre evitato con cura di ascoltare quella radio e le radio che le somigliano (cioè quasi tutte).
Vorrei poter dire che non ho mai ascoltato Radio Deejay e le radio che le somigliano, ma purtroppo non è così: evitare disk jockey e giulivi conduttori è impossibile, sono trent’anni che ci sto provando ma ascoltarle è obbligatorio: dapprima soltanto nelle sale d’attesa, in palestra, magari dal dentista, al supermercato; adesso anche al bancomat, nelle stazioni, nelle vie e nelle piazze, sui binari...Forse, tra poco, ascoltare Sanremo e i disk jockey diventerà obbligatorio anche nelle abitazioni private.
E’ così che sono diventato un esperto, mio malgrado, di Radio Deejay e dei suoi conduttori e delle sue musiche. Per esempio: sui giornali c’è una notizia stupida o presentata in modo stupido? A casa mia posso voltare pagina, qui invece mi tocca ascoltarla, sentirla ripetere, sentirla rendere ancora più stupida, ascoltare i commenti da casa di qualche altro cretino o cretina, e avanti così magari per venti minuti. E non è che si possa uscire, o non ascoltare: non dipende sempre da me, in palestra posso anche andare a farmi un giro, ma al supermercato o al bancomat come si fa?  E’ dunque impossibile ignorare chi è Fiorello, chi è Jovanotti, chi è questo e chi è quella; avrei tanto voluto non saperlo ma è sempre stato impossibile sottrarsi a quest’obbligo.
Un’altra cosa che succede sempre, con Deejay e le radio con gli allegri conduttori, è definire “una palla” tutto ciò che richiede più di due minuti di attenzione: come succede con i cagnolini e con i bambini di tre anni, tutto quello che richiede un minimo di cura e attenzione è da evitare con orrore; e tutto quello che è complesso va ridotto a quel livello lì, al livello del cagnolino o del bambino di due anni. E’ il mestiere del disk jockey, ed è un mestiere di grande successo; sponsorizzato anche da quotidiani importanti, anche dalla sinistra, guai se ti sorprendono mentre leggi – non obbligato dalla scuola o dal mestiere – un libro da cui puoi imparare qualcosa. Da trent’anni in qua, da quando esiste Radio Deejay, se ho in mano un libro di chimica o magari Joyce o Rodari, devo difendermi: “ah, è per il lavoro!” “ah, me l’ha prestato una che conosco, ma è una palla!”. Se non fai così, se non ti difendi, va a finire che ti prendono per un tipo pericoloso.
E io invece vorrei stare in silenzio, o magari ascoltare jazz, heavy metal, blues, Brahms, Couperin, Verdi, Bartok, Ravi Shankar, Pete Seeger, come ascoltatore copro un arco di tempo che va dal milleduecento ai giorni nostri, ma ai deejay cosa vuoi che importi, in fin dei conti, lo so, per voi sono una palla anch’io, e in quanto palloso non ho alcun diritto d'esistere. Ma cos'è palloso e cosa non lo è, almeno per quanto mi riguarda personalmente, vorrei provare ad essere io a deciderlo: lasciatemi almeno provare, per piacere, please...
PS: quando è cominciato tutto questo? Direi con la Hit Parade di Lelio Luttazzi e Giancarlo Guardabassi, più di quarant’anni fa, proseguendo poi con Alto Gradimento di Arbore e Boncompagni. Queste trasmissioni andavano in onda, alla Rai, intorno a mezzogiorno: l’orario in cui mio padre (operaio) tornava a casa dal lavoro per la pausa pranzo. Subiva anche lui in silenzio, salvo chiedere con gentilezza, ogni tanto, se non si poteva ascoltare qualcos’altro, almeno per un giorno. Parlare sopra la musica, e dire scemenze in continuazione, è davvero una cosa antipatica; e a me è rimasto questo rimpianto, di non aver spento la radio come chiedeva mio padre. Forse è per questo, per una specie di contrappasso, che adesso mi tocca ascoltare queste scemenze anche al bancomat e sui binari del treno: ma io quando c’era Alto Gradimento avevo solo dieci o dodici anni, chiedo la grazia, sono disponibile anche al patteggiamento, qualsiasi cosa pur di tornare al silenzio.
PPS: me li vedo già, offesi, sprezzanti, ma come si permette, ma se non ti piace cambia canale. Ma io non vengo a casa vostra a farvi ascoltare le mie scemenze, questo blog si può leggere o non leggere a piacere, di persona sto sempre più zitto e appartato, e quanto al cambiar canale, magari si potesse, magari.
(le immagini di Jacovitti vengono dal Corriere dei Piccoli del 1971; la lampadina qui sopra era su un quotidiano degli anni '90, ma il nome dell'autore non c'era, peccato.)

2 commenti:

Tarkus ha detto...

Caro Giuliano, io ho lavorato 5 anni come disc jockey in diverse radio e sono solo parzialmente d'accordo con quanto asserisci. Vero, adesso il panorama è vomitevole e in mancanza di buona musica si tende a riempire i vuoti con le scemenze. Una volta il mestiere del Disc Jockey richiedeva alcuni requisiti: avere una bella voce, andare a scuola di dizione per non usare inflessioni dialettali, avere una buona cultura musicale e soprattutto NON PARLARE MAI SUL CANTATO. Io ero innamorato della prima Radio Libera italiana, Radio Milano International (1977 credo), ma dopo pochi anni è diventata come le altre. All'epoca era il DJ a scegliere i brani e a trasmetterli. Adesso c'è la scaletta preparata appositamente per le case discografiche e il regista che gestisce tutto, quindi il DJ subisce supinamente e non ha più la possibilità di avere un sound che lo caratterizzi. Ultimamente ascolto Radio Capital (che non è più dei fascisti ma di tale Edoardo Zucconi...) e lì resiste uno dei migliori DJ della storia dell'etere italiano, Massimo Oldani, che trasmette solo ottimo soul. In passato ho provato a sperimentare radio alternative, come Radio Popolare, grande per i notiziari ma veramente scadente come programmazione musicale. Ciao amico.

Giuliano ha detto...

sono d'accordo. in fin dei conti, è questione di professionalità: e ci sono molti conduttori bravi, va detto. A me piace anche quasi tutto di Radio Popolare, che però è prima di tutto una radio di informazione. Ma questa alluvione di scemenze, dall'anno scorso anche al bancomat di Banca Intesa... C'è anche una valenza politica precisa, le cose buone passano alle due di notte, per il resto scemenze e "menatorrone" a non finire.
Professionalità, come dici bene tu: dizione chiara, preparazione culturale, smetterla di dire che uno vale l'altro. Per esempio, so che molti parlano sulla musica per non pagare i diritti d'autore: ma allora è meglio trasmettere il brano solo in parte, o in alternativa, se si crede in quella musica, pagare i diritti...