martedì 14 febbraio 2012

Maya Lin

Maya Lin è un nome che in Italia fa sorridere, sembra uno di quei nomi inventati per giocare, per divertirsi. Invece no, Maya Lin esiste per davvero, ed è anche un’artista interessante: è americana, e in inglese il suo nome risulta abbastanza comune.
da http://www.wikipedia.it/ :
Maya Lin Ting (Athens, Ohio, 5 ottobre 1959) è una scultrice statunitense. Conosciuta per il suo impegno nella scultura e nell'architettura del paesaggio, il suo più noto lavoro è il Vietnam Veterans Memorial a Washington, DC. E’ figlia di Henry Huan Lin, un ex ceramista e decano della Ohio University College di Belle Arti, e di Julia Chang Lin, ex professoressa di Letteratura presso l'Università dell'Ohio. È nipote di Lin Huiyin, che si dice sia la prima donna architetto della Cina.
Ha studiato all'Università di Yale (1986). Nel 1987, Yale le ha conferito il Dottorato onorario in Belle Arti. Sposata con Daniel Wolf, un fotografo di New York, ha due figlie: Rachel Wolf e India Wolf. A soli 21 anni, nel 1981, quando è ancora una studentessa universitaria, Lin vince un concorso pubblico per la progettazione di un monumento dedicato alle vittime del Vietnam. Il muro di granito sul quale sono stati incisi i nomi dei caduti di guerra, viene inaugurato il 13 novembre 1982, ad appena poco più di un anno dalla stesura del progetto. Il monumento a forma di V ha i due lati rivolti sia verso il monumento di Abraham Lincoln che quello di George Washington. L'idea ispirata di Lin che l'ha portata ad immaginare la sua opera come una voragine o ancor più drammaticamente una ferita nella terra, vuole rappresentare simbolicamente la vacuità interiore provocata dalla tragica perdita di tantissime vite umane.
In sostanza, ridotto ai minimi termini, il Memoriale per i Caduti in Vietnam è un semplice muro, un lungo muro sul quale sono stati incisi i nomi di tutti i soldati americani morti in quella guerra: la gente viene, va a cercare il nome del suo caro perduto (figlio, padre, marito, fratello, amico...). L’idea più semplice del mondo, e anche la più commovente: va ricordato che negli anni ’60 e ’70 in guerra andavano i ragazzi “di leva”, e non soltanto i volontari come accade oggi. Le manifestazioni di protesta degli anni ’60 avevano proprio quest’origine, ragazzi di vent’anni presi e costretti ad andare a morire in una guerra assurda e lontana. Se oggi non c’è più obbligo, bisogna ringraziare tutti quelli che, in quegli anni e anche prima, hanno protestato e sono andati in prigione; tra di loro, anche persone famose e al culmine della loro carriera, come il pugile Cassius Clay.
Tornando a Maya Lin e al suo Monumento ai Caduti, viene spontaneo il paragone con tanti altri edifici e monumenti costruiti in questi ultimi decenni, anche qui da noi. E viene spontaneo anche aprire un discorso su tutta la Storia dell’Arte: spesso le cose fatte negli ultimi venti o trent’anni sono del tutto insensate, quello che cinquanta o settant'anni fa, ai tempi di Duchamp o di Piero Manzoni, poteva essere una provocazione (più o meno utile o divertente), oggi viene fatta passare per arte, si diventa dei maitre à penser con poco. Cos’è dunque l’Arte? Il discorso più sensato che ho sentito (io non ho titoli per dirlo) è quello di chi faceva notare che le grandi opere d’arte del passato avevano quasi sempre una funzione quotidiana, non nascevano per caso. Una Madonna o un Crocifisso, per esempio, erano prima di tutto oggetti di culto, da collocare sugli altari; e un Palazzo o una Chiesa o una Fortezza erano prima di tutto luoghi residenziali, fortificazioni, luoghi di culto, e al primo posto c’era sempre l’utilità pratica. Poi, poteva succedere che un pittore dipingesse l’Ultima Cena sulla parete del refettorio dei frati, e che la gente la trovasse così bella da parlarne in giro, e che poi venisse altra gente da ogni parte del mondo per vederla, quell’Ultima Cena.
Non so, il Memoriale costruito da Maya Lin può anche non piacere, lo si può trovare un’idea banale, ma ai parenti delle vittime della guerra è piaciuto, piace, fa pensare, ci si commuove. A me sembra un’ottima cosa, e anche un ottimo punto di partenza per ripensare l’Arte e il ruolo dell’artista.
(le immagini vengono da wikipedia e dai numerosi siti internet dedicati a Maya Lin e al Vietnam Veterans Memorial, Washington DC)

4 commenti:

giacy.nta ha detto...

E' di grande impatto. Ci sono stata.
Difficile non compiere il percorso obbligato e difficile staccarsene.

La questione che poni è davvero complessa. Alcune opere sono sterilmente provocatorie, dunque non si può certo dire che abbiano una funzione diversa da quella di determinare sconcerto. Ce ne sono altre che invece nella loro semplicità, apparente inutilità ti entrano dentro e occupano il tuo spazio oltre il loro...

Giuliano ha detto...

nelle nostre città siamo obbligati a vedere e sopportare degli autentici orrori, sia figurativi che astratti. Nella lista degli orrori metto anche i grattacieli, che saranno sempre meno gestibili in futuro, e sempre più costosi nella manutenzione quotidiana: ma a chi vuoi che importi? Formigoni in Lombardia ha speso 600 milioni di euro per un grattacielo inutile (il Pirellone non bastava?), per di più in tempi di crisi in cui si chiedevano sacrifici e ticket ai cittadini...
La semplicità e la funzionalità di questo Memoriale a Washington penso che sarebbero molto piaciute a Bruno Munari, io non ci sono mai stato ma l'idea di Maya Lin mi ha colpito subito, non appena ne fu data notizia. Mi fa piacere vedere che tu confermi l'idea che me ne sono fatto.

giacy.nta ha detto...

Anch'io ho avuto una vera e propria passione per le macchine inutili di Bruno Munari. Dicono tanto, altro che "inutili". Ecco, quello di B.N. è il tipo di provocazione assolutamente non fine a se stessa. Sono la manifestazione di un modello culturale in cui i grattacieli non troverebbero posto, specialmente se concepiti ed edificati con scopi diversi dalla funzione strettamente abitativa.

Giuliano ha detto...

Ho scoperto da poco che i libri Einaudi, quelli più belli, hanno tutti la copertina progettata da Munari: ma non c'è scritto da nessuna parte, a Bruno Munari non piaceva farlo sapere in giro, gli bastava di aver fatto un buon lavoro. Oggi si firma tutto, la prima cosa è la firma, su internet ho trovato un copyright e una firma anche sulla foto del monumento ai caduti di Malo (Vicenza), una banalissima foto di una cosa che sta in mezzo a una pubblica piazza...
Ecco, il monumento di Malo descritto da Luigi Meneghello l'ho già portato qui, ed è una pagina molto divertente. Una lapide dove si trovano i nomi dei caduti, dove puoi leggere il nome del nonno, dello zio, del vicino di casa...la cosa più bella e più semplice.