venerdì 11 dicembre 2009

« ul Giüseppp »

A pag. 192 di “La cognizione del dolore” salta fuori, inopinatamente, una Beppina.
Carlo Emilio Gadda non sa darsene ragione.
Non si spiega come nella Nea Keltiké potesse darsi il vezzeggiativo Beppina, quand'è arcinoto che la Keltiké in parola conosce soltanto delle Peppine, dei Peppini, delle Peppe, dei Pepp, delle Pine, dei Pini, dei Pinin e dei Giüseppp, tutti e tutte con la labiale dura il p, oltreché beninteso la Peppatència che è poi nient'altro che la regina di picche. Si tratta probabilmente di un equivoco o di una insufficiente documentazione filologica da parte dell'A. Altra circostanza stranissima e su cui la critica filologica e forse anche la storica e perfin la estetica saranno chiamate a recar lume è il fatto che nel Sudamerica non vengono funghi: né il Boletus appetitoso, né il soporifero, né i vari e temibili Micetes.
(Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, edizione Einaudi 1984, nota scritta da Gadda a pagina 192)


Detto subito che la “Nea Keltiké” è uno scherzo (si tratta della Brianza e del Lecchese, la zona intorno a Longone al Segrino dove c’era la casa dei Gadda), non so quanto i non milanesi-lecchesi-comaschi possano capire di Gadda, ed è un peccato. Non so neanche quanto ne possano capire i milanesi-lecchesi-comaschi sotto i quarant’anni, perchè si tratta di un mondo ormai quasi completamente scomparso. Io ho avuto la fortuna di conoscere persone e luoghi ancora molto simili a quelli descritti da Gadda, ma ormai penso che la mia sia l’ultima generazione che può arrivare a capire anche i minimi dettagli di questo libro: Gadda ha la capacità, rara e riservata solo ai grandissimi, di “evocare” fisicamente persone, posti, perfino gli odori e i colori, con una sola parola o con una breve frase. Oserei dire: perfino il tatto, ruvidità, morbidezza, l’umidità del muschio in un angolo di un muro...
“La cognizione del dolore” è ambientato in un falso Sudamerica dove Gadda si diverte a reinventare i luoghi a lui familiari: dopo un po’ diventa un romanzo tragico, ma io leggendolo mi sono fatto risate clamorose – soprattutto nelle prime pagine - e penso che sia questa la giusta chiave di lettura.
Gadda, ingegnere, visse a lungo in Argentina per motivi di lavoro, e da qui viene lo “spagnolesco” meraviglioso sovrapposto alle persone e ai luoghi della Lombardia. Visse anche a Roma, e ascoltò con immenso piacere anche il romanesco e tutti i dialetti che poteva ascoltare: da qui nasce “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”, forse il più famoso dei suoi libri.
PS: il “mio” Gadda è l’edizione Einaudi pre-fininvest. Ci tengo a sottolinearlo: a quei tempi Einaudi era sinonimo di livello alto ed altissimo, comperare un libro Einaudi era andare sul sicuro, a quel tempo nessuno cercava di fregarti con gli spot. Magari il libro Einaudi era un libro poco riuscito, mai comunque una fregatura.

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