lunedì 15 ottobre 2012

Detersivi ( II )

Partendo sempre dall’etichetta qui a fianco, che è molto ben fatta e che appartiene a un detersivo in polvere tra i più conosciuti, dopo aver parlato dei tensioattivi, cioè del detersivo vero e proprio, si scopre che il principale ingrediente, stando alle percentuali, è la zeolite. Dietro questo nome misterioso (ma il finale in –lito dovrebbe essere molto più di un’indicazione) c’è un minerale di origine vulcanica, vagamente parente della pomice e del tufo; la sua caratteristica principale è la porosità. Le funzioni delle zeoliti nella polvere del detersivo sono tre, tutte molte importanti: la prima è la diluizione del principio attivo, un po’ come avviene nelle medicine. Un principio attivo si può diluire in un liquido (acqua, alcool...) oppure, come in questo caso, con altre polveri inerti. Basterà prendere una scatola di compresse dall’armadietto delle medicine: nella lista degli ingredienti ci sono cose come talco, sale, gelatine, cellulose, stearati, che servono per la diluizione del principio attivo e per la confezione delle compresse o delle capsule. Si potrebbe usare anche il principio attivo da solo, in molti casi, ma la quantità sarebbe molto piccola e servirebbero le bilance di precisione; tornando ai detersivi, le zeoliti hanno anche altre due funzioni importanti, per tenere in sospensione lo sporco rimosso e come protezione contro il calcare. La porosità del minerale da cui provengono è infatti utile anche per “addolcire” le acque, cioè per ridurne la durezza (della durezza delle acque ho già scritto qui anche se in altro contesto). I cristalli delle zeoliti contengono molecole d’acqua, che si liberano riscaldando la pietra: un fenomeno comune a molti minerali, ma che nelle zeoliti è particolarmente vistoso proprio a causa della loro struttura. Questa è la definizione che ne dà www.wikipedia.it (solo la parte iniziale, la voce completa è molto lunga; anche l'immagine viene da wikipedia): Le zeoliti (dal greco zein, "bollire" e lithos, "pietra" per il motivo che se le zeoliti vengono riscaldate si rigonfiano) sono una famiglia di minerali con una struttura cristallina regolare e microporosa caratterizzati da una enorme quantità di volumi vuoti interni ai cristalli. La parola zeolite (pietra che bolle) fu coniata dallo studioso svedese Axel Fredrik Cronstedt che osservò il liberarsi di vapore acqueo (dovuto all'acqua intrappolata nelle cavità) scaldando uno di questi minerali.
Ci sono poi gli sbiancanti, indicati su quest’etichetta con due voci distinte: sbiancanti a base di ossigeno e sbiancanti ottici. Il primo è probabilmente perborato di sodio (per saperlo bisognerebbe fare un’analisi chimica), l’indicazione “a base di ossigeno” informa che non vi sono prodotti a base di cloro, come la candeggina e prodotti simili in polvere: il cloro può essere irritante per la pelle e le vie respiratorie, e il candeggio a base di ossigeno è un po’ più delicato per i tessuti. Gli sbiancanti ottici sono invece veri e propri coloranti, lievemente fluorescenti: un piccolo trucco, che però funziona molto bene. Un tessuto può infatti essere perfettamente pulito e igienizzato, ma giallastro: lo sbiancante ottico va a coprire anche questo difetto (mia mamma è molto contenta del bianco di questo detersivo).
Per i fosfonati riporto la voce di wikipedia, quasi per intero perché stavolta molto concisa: fosfonati o acidi fosfonici sono composti organici (...) I bifosfonati furono i primi composti di questa classe ad essere sintetizzati nel 1897 da Baeyer e Hoffman, per le loro importanti qualità farmacologiche. Dalla seconda metà del ventesimo secolo, i fosfonati furono impiegati come importanti agenti chelanti: essi formano un legame molto forte con atomi metallici, eliminandone le proprietà catalitiche e trovando applicazione ad esempio nella desalinizzazione. I fosfonati hanno un'elevatà solubilità in acqua. In termini più semplici anche i fosfonati, come le zeoliti ma in maniera diversa, contribuiscono a tenere sotto controllo il calcare; fino a tutti gli anni ’60 a questo scopo erano molto utilizzati i fosfati, che sono invece di origine minerale. In seguito i fosfati furono proibiti perché si tratta di fertilizzanti, e gli scarichi delle lavatrici vanno a finire prima o poi in mare, favorendo la crescita delle alghe. Il fenomeno si chiama “eutrofizzazione”, e molti di noi si ricordano ancora di questa proliferazione abnorme delle alghe marine nell’Adriatico. La causa di questo fenomeno ha comunque molte origini, la colpa non era tutta dei detersivi, e va ricordato che i fosfati vengono sempre usati in agricoltura.
Gli enzimi servono sempre per togliere lo sporco, come i tensioattivi; la loro natura è però completamente diversa, perché fanno parte della biochimica, cioè sono presenti anche nell’organismo delle creature viventi. Gli enzimi sono di moltissimi tipi, e alcuni tipi di enzimi aiutano anche la nostra digestione; la loro presenza nel detersivo consente di operare anche a temperature molto basse, permettendo il risparmio di corrente elettrica e una minore usura di vestiti e lenzuola durante il lavaggio. Un capitolo sugli enzimi porterebbe via molto spazio, per parlarne con completezza servirebbe un corso di livello universitario, per questo motivo mi fermo qui.
Mi prendo però ancora una puntata per parlare dei saponi, più che altro dal punto di vista storico.
(continua)

2 commenti:

Grazia ha detto...

Sono andata subito a controllare l'etichetta del mio detersivo e ho cominciato a capirla meglio. Forse.
Ma qual è la vera differenza tra i detersivi" normali" e quelli cosidetti ecologici, a parte il prezzo? Temo che sostanzialmente non ce ne sia alcuna. Mi sbaglio?

Giuliano ha detto...

tutti i detersivi dovrebbero essere biodegradabili, la legge esiste da più di vent'anni.
il discorso però è molto più complesso.
quanto alla frasetta "ecologico", vale quello che diceva un architetto importante (giapponese, ho segnato il nome da qualche parte...): "l'architettura ecologica non esiste, costruendo si distrugge sempre l'ambiente".
Vale anche per i detersivi...bisognerebbe dire di usarne il meno possibile.
Di sicuro, gli sbiancanti chimici non fanno mica tanto bene alle piante e agli animali (pensa alla candeggina!)