"La perfida Albione". quante
volte l'avete sentito dire? A me è successo anche l'altro ieri, in
tv, e per di più dalla voce di Corrado Augias - uno che a queste
cose dovrebbe starci attento, almeno in teoria. Allo stesso modo
circolano ancora antiche frasi di propaganda fascista del periodo
bellico, del tipo "spezzeremo le reni alla Grecia", "le
inique sanzioni", e così via. Smontare questi luoghi comuni è
abbastanza semplice, e basterebbe un po' di attenzione per smettere
di ripeterli. La propaganda fascista è infatti ancora attiva, e in
questi ultimi anni abbiamo visto che nonostante tutto continua a
funzionare. Come per la pubblicità, come per tutte le forme di
pubblicità, è però bene non fidarsi di ciò che ci viene detto e
cominciare a ragionare su quel che ci viene detto e ripetuto. E' vero
che un detersivo lava più bianco dell'altro, o che una merendina fa
bene alla salute? Mai fidarsi, meglio controllare e informarsi.
Comincio dalla frase più spesso
ripetuta in questi ultimi anni, "il fascismo ha fatto anche
delle cose buone". Beh, sono rimasti al governo vent'anni senza
opposizione, se in vent'anni non fai anche una cosa buona è davvero
grave; ma io di solito rispondo indicando lo smartphone. Come
funziona lo smartphone? Funziona con i satelliti artificiali; e dato
che il primo satellite artificiale, nel 1957, fu messo in orbita dai
sovietici, ecco che "anche l'Unione Sovietica ha fatto delle
cose buone". E' una buona ragione per tornare all'Unione
Sovietica? Io direi proprio di no.
Vediamo cosa sono queste "cose
buone" fatte dal fascismo: al primo posto si cita sempre la
bonifica della Palude Pontina, poi ci si aggiunge Cinecittà, la
Radio (l'Eiar), il sistema pensionistico. C'è sempre del merito
nell'iniziare qualcosa, ma va detto che si tratta delle tecnologie
che nascevano in quell'epoca: la bonifica delle paludi fu possibile
grazie ai camion e alle ruspe, che prima della guerra 1915-1918 non
c'erano o erano molto rudimentali. Nella "Grande Guerra" si
usano per la prima volta i mezzi cingolati, e vengono prodotti mezzi
pesanti che possono muoversi anche nel fango. Prima degli anni '20
del Novecento, insomma, la bonifica delle paludi andava fatta a mano
e con i carri trainati da animali; dato che c'era il rischio concreto
di malaria, l'inevitabile lentezza nei lavori avrebbe significato la
perdita di molte vite umane. Lo stesso discorso si può fare per la
radio: è negli anni '20 del Novecento che nasce la radio
"broadcast", l'invenzione di Marconi aveva meno di
vent'anni e per ascoltare la radio nei suoi primi anni bisognava
mettersi delle cuffiette e aspettare che qualcuno cominciasse a
comunicare qualcosa, in maniera non molto diversa da come funzionava
il telefono. Cinecittà è contemporanea alla nascita di Hollywood, e
certo è un merito averla costruita ma il grande boom di Cinecittà
arriva dopo il fascismo, negli anni '50. Lo spiega bene Mario
Monicelli, che cominciò a lavorare nel cinema nel 1935: «...
finita la guerra, tutti noi che avevamo fatto un po' di cinema negli
anni del fascismo eravamo sicuri che arrivando gli americani, i film
americani eccetera, avrebbero spazzato via, distrutto, il cinema
italiano. Invece con questa cosa miracolosa di "Roma città
aperta" e del neorealismo ci fu un'esplosione di cinema per cui,
a un certo momento, tutti trovavano lavoro. » (Mario Monicelli,
minuto 30 del documentario "Monicelli - La versione di Mario").
Il sistema pensionistico è di origine
socialista, merito dell'ex socialista averlo fatto divenire legge; ma
non è certo un'idea fascista (fu poi la destra ad affossarlo, in
anni recenti: i Brunetta e i Tremonti, per esempio, ebbero un ruolo
decisivo a inizio Duemila).
Dire che il fascismo ha il merito per
la radio e per il cinema è come dire che De Gasperi ha il merito per
la tv, o Romano Prodi per internet: sono invenzioni maturate negli
anni in cui erano al governo, così come per le medicine: antibiotici
e sulfamidici sono invenzioni degli anni '30, e da noi si diffusero
dopo il fascismo. Allo stesso modo, c'è chi fa ironie sul mancato
sfruttamento fascista del gas e del petrolio durante l'occupazione
della Libia; ma negli anni '30 sarebbe stato ben difficile
organizzarsi in tal senso, e il consumo di gas e di petrolio si
sarebbe sviluppato solo nel dopoguerra.
Si dice anche: "ai tempi del
fascismo l'Italia era tenuta in considerazione nel mondo". E'
vero il contrario: fu l'Italia di De Gasperi che negli anni '50 entrò
nelle maggiori organizzazioni internazionali e cominciò ad avere un
peso nelle decisioni. Un peso che prima non aveva: è vero che
Churchill aveva buoni rapporti con Mussolini, ma era un po' come
capitò a noi con Gheddafi negli anni '70. La verità è che ci
consideravano inaffidabili, proprio come noi facevamo con i libici, e
un dittatore sembrava l'unica cosa che ci potesse tenere sotto
controllo. Non un bel punto di vista, ma poi grazie a De Gasperi
l'Italia cominciò ad essere rispettata come nazione civile,
considerazione che poi continuò nei decenni successivi con persone
come Moro, Fanfani, Berlinguer, Ciampi.
Ci sono poi i "treni sempre in
orario": qualcuno è mai andato a controllare le statistiche?
esistono dei dati in proposito? Io ricordo che la domanda fu posta
anni fa a un dirigente delle Ferrovie, che rispose: "ai tempi
del fascismo c'erano molti meno treni rispetto ad oggi", che è
poi il modo di porre in modo corretto la questione. Un conto è
gestire dieci corse al giorno, un altro conto è gestirne cento o
duecento, o magari mille.
Sul piano storico uno dei luoghi comuni
è rifarsi al "fascismo degli inizi": gli inizi sono nel
1920-1922, e già abbiamo l'aggressione a Gobetti, a don Minzoni.
L'omicidio Matteotti è del 1924, ed è dimostrato che Matteotti
stava portando in Parlamento documenti sui grandi scandali bancari di
quel tempo, in cui erano coinvolti i vertici del partito fascista. I
fascisti degli inizi rubavano e ammazzavano, caso mai è nella prima
metà degli anni '30 - a cose sistemate - che comincia ad apparire un
po' di normalità. Poi, però, arrivarono presto le leggi razziali e
l'inizio della catastrofe, un periodo liquidato dai nostalgici con un
"peccato per la guerra" che sarebbe da commedia se non
fosse per quello che c'è dietro. La frase tipo è questa: "Mussolini
ha fatto delle cose buone, peccato poi per la guerra". Come se
l'entrata in guerra fosse una bazzecola... Ho ascoltato spesso dire
(anzi, gridare) "ci vorrebbe Benito Mussolini" con
riferimento alla criminalità: come se al tempo del duce non ci
fossero ladri e assassini. Va ricordato che la censura sui giornali e
sulla radio era ferrea, che tutti i direttori dei giornali erano
stati sostituiti con fedelissimi al regime. Passavano solo le notizie
che non disturbavano o che servivano al regime, l'impressione che non
ci fosse criminalità e che eventuali ladri o assassini non se ne
andassero impuniti era, per l'appunto, solo un'impressione. Si può ricordare che il fascismo mise in galera Alcide De Gasperi, tanto per fare un nome, mentre gli assassini di Matteotti e di don Minzoni la passarono liscia.
Tornando alla propaganda pura e
semplice, agli slogan e alla comunicazione più in generale, si può
far notare che fotografie e filmati mostrano Mussolini come un uomo
imponente, ma in realtà era di statura mediobassa e tendente alla
pinguedine. Lo si vede bene nei filmati non italiani, nelle visite di
Stato, dove Mussolini è accanto a persone più alte di lui come
capita nella vita normale; è quasi impossibile accorgersene nei
filmati di propaganda fascista. Non che sia grave essere alti un
metro e sessantacinque, ma a queste cose i dittatori stanno molto
attenti, in tutte le latitudini.
La "perfida Albione", che
sarebbe poi la Gran Bretagna, fu ritenuta colpevole di averci
inflitto "le inique sanzioni". La realtà storica è che la
Gran Bretagna non era affatto perfida, e che anzi subì l'aggressione
nazista con le V1 e V2, e che le sanzioni erano più che giustificate
perché causate dall'aggressione fascista all'Etiopia, fatto
condannato da tutto il mondo civile (ma in Italia quello che successe
in Etiopia, compreso l'uso dei gas, fu sempre censurato anche ben
dopo il fascismo).
Un'altra frase famosa è "spezzeremo
le reni alla Grecia", ma poi fu la Grecia a spezzare le reni
agli aggressori. La verità storica è che dopo vent'anni di fascismo
l'Italia militare fu spazzata via in pochi mesi e su tutti i fronti:
in Africa, in Russia, dovunque si vada a vedere, la storia militare
del fascismo è una serie di sconfitte catastrofiche. Poi ci si
nasconde dietro ai "mancò la fortuna, non l'onore" (lapide
ad El Alamein) e in effetti i soldati italiani furono ottimi
combattenti lodati dai loro avversari; ma erano appunto i soldati e
gli ufficiali, mandati allo sbaraglio dai loro capi fascisti.
L'opinione degli storici su El Alamein è che la fortuna non ebbe
nulla a che fare con la vittoria sul campo, gli inglesi e gli
americani avevano molti più mezzi e la loro vittoria era
inevitabile. Ma, in Italia, ancora oggi queste cose subiscono censure
inaspettate.
La propaganda fascista era
basata spesso su Gabriele D'Annunzio, che però (gli appassionati
d'opera lo sanno da sempre) copiava volentieri dall'incolpevole
Arrigo Boito (1842-1918) a partire proprio dalla parola duce:
l'Otello di Verdi (su testi di Boito) comincia proprio con "è
la nave del duce" e il duce è ovviamente Otello e nessun altro,
dato che siamo nel 1887. Anche nell'Aida (1871, libretto di
Ghislanzoni) si ascolta spesso la parola "duce": che
equivale a condottiero, ma ha il pregio (per un librettista d'opera
lirica) di essere un bisillabo. Si potrebbe continuare ma mi fermo
qui, e dato che domani è l'8 settembre voglio mettere una parola in
positivo su Badoglio. Badoglio fu considerato da nazisti e fascisti
come un traditore; io non voglio entrare in questioni storiche
complesse, ma per me il nome di Badoglio ha sempre significato la
fine di una dittatura, e quindi per me ha un suono positivo. Poi, si
sa, dopo l'8 settembre 1943 venne un anno terribile, con le stragi
nazifasciste durante la ritirata e la Repubblica di Salò che le
difendeva. La colpa però non è di Badoglio e dei badogliani, delle
stragi furono colpevoli quelli che dicevano (e dicono ancora)
"continuare la guerra dalla parte dove è stata cominciata".
No, quella guerra non andava cominciata. Non andava cominciata per
mille motivi di carattere morale, ma anche (o soprattutto, dal punto
di vista militare) perché dopo un ventennio di retorica e di
propaganda l'esercito fascista non era pronto, di fatto, e subì
rovinose sconfitte su tutti i fronti. Forse, si può dire che l'unica
impresa vittoriosa fascista è stata il bombardamento di Guernica...
Non è proprio così, ma di certo a bombardare il piccolo villaggio
indifeso di Guernica furono gli aviatori italiani - pardon, fascisti.
Nelle immagini: Benito Juárez, presidente indio del Messico, da "La Settimana Enigmistica" (il nome Benito venne scelto in suo omaggio dal padre di Mussolini), Giacomo Matteotti; un Mussolini "africano" (da Tuttolibri, se non ricordo male, anni '70); un naso da ripulire; un cartone animato del 1939; e infine Guernica di Picasso, esposto a Milano nel 1958)