giovedì 26 novembre 2009

Incubi e profezie ( n.3 )

Incubi e profezie, n.3 – Waterworld
Mi era sempre sembrato più un fumettone che un film vero e proprio, questo "Waterworld" con Kevin Costner: e gli avevo dato un'occhiata distratta. Ma poi, l'anno scorso, è arrivata l'inondazione di New Orleans. Che cosa c'entra, si dirà: era un uragano, e poi c'è stata una grave incuria nella manutenzione delle dighe (per dirottare i fondi sulla guerra in Iraq, si è detto: chissà se è vero, certo dà da pensare). Però già da diversi anni capita di imbattersi in ardite ricostruzioni di quello che potrebbe capitare con l'effetto serra, e sono ricostruzioni impressionanti. Tutte le città sul livello del mare sono a rischio, si dice in quelle inchieste: se ne fanno i nomi (una lista molto facile da scrivere, e molto impressionante: Londra, Venezia, New York, Napoli...) e uno di questi esempi impressionanti era proprio New Orleans. Abbinate alle immagini dello tsunami in Thailandia e Indonesia, che avevano aperto il 2005, è diventato difficile dimenticarsene.
E' così che ho riscoperto questo filmetto di per sé innocuo, in una ennesima replica televisiva; e questa volta mi ha colpito più di quanto non avesse fatto in passato, e sono rimasto a vedermelo fino alla fine. Il mondo è sommerso dalle acque, completamente; si favoleggia di un residuo di terre asciutte, ma i superstiti (che vivono su navi gigantesche, vecchie petroliere e portaerei) quasi non ci credono più, e il buon vecchio Kevin Costner, mezzo uomo e mezzo pesce per via di mutazioni genetiche, li guiderà verso la salvezza, non senza prima aver sconfitto i pirati.
Ah già, i pirati: nelle storie di mare dei pirati non si riesce proprio a fare a meno; e sono pirati che fanno un po' sorridere, come incarnazione del male non sono gran cosa, questi contro cui combatte Kevin Costner. Forse non avevano abbastanza immaginazione, mi viene da dire, questi signori di Waterworld; o forse non guardavano mai il telegiornale, dove di cattivi inquietanti, con i loro degni seguaci, ne vediamo fin troppi.

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