lunedì 23 novembre 2009

Tornasole

Provate a preparare un bel tè, molto carico; e poi metteteci il limone: il colore diventa subito più chiaro. E’ un’esperienza molto comune, che però – come capitò con la mela di Newton – se finisce sotto l’occhio della persona giusta può ispirare qualcosa di utile.
Il mio professore di Chimica usò questo esempio per introdurre l’argomento degli Indicatori, che in chimica sono fondamentali. Il più famoso degli Indicatori è il tornasole, ormai proverbiale anche al di fuori del gergo dei chimici (la famosa “cartina di tornasole”), che la Garzantina descrive così: «Tornasole: sostanza colorante ricavata da alcuni licheni, costituita da diversi composti coloranti di cui il principale è l'azolitmina; se ne prepara una tintura che ha la proprietà di colorarsi in azzurro in ambiente alcalino e in rosso in ambiente acido, donde il suo impiego quale indicatore, in forma di cartine al tornasole (strisce di carta imbevute di soluzioni di tornasole).»

A questo punto bisognerebbe introdurre la nozione di pH, che però richiederebbe una spiegazione lunga e quasi filosofica (non è solo una questione di acidità e di alcalinità, è un concetto che sta fra la matematica e lo yin-yang delle filosofie orientali) e quindi proverò a parlarne più avanti.
Comunque sia, gli Indicatori, in chimica, servivano, e servono ancora, per indicare il punto preciso in cui c’è una variazione di pH. Oggi in laboratorio si usano quasi soltanto macchine, elettrodi e potenziometri, e l’uso degli indicatori nelle analisi è andato via via calando d’importanza, ma avere un colorante che mostri – visivamente - il passaggio dall’acido al basico al neutro è stata una gran bella scoperta. Dapprima fu una osservazione casuale, come nel caso del tornasole; poi si cercarono scientificamente coloranti e composti chimici adatti allo scopo.
Per essere un buon indicatore, occorre che il viraggio (cioè il cambiamento del colore) sia molto netto, il più netto possibile; non è quindi il caso del tè, che cambia colore in modo poco spettacolare. Ma con altri infusi ha funzionato, e funziona ancora: i primi ad accorgersene furono probabilmente i tintori di tessuti, poi gli alchimisti, e infine dal ‘700 in poi, con l’Illuminismo e la nascita della scienza moderna, la scoperta non fu più lasciata al caso ma divenne sempre più raffinata.

Il più comune degli Indicatori è la fenolftaleina, che passa di botto dall’incolore al rosa intenso (quasi fucsia, ma se compare il fucsia significa che siamo andati troppo in là), e che segnala il passaggio dal neutro-acido all’alcalino. La fenolftaleina ha anche un altro impiego, molto più casalingo: è un famoso lassativo. Non so se si usi ancora (anni fa dicevano che era troppo irritante), ma se provate a pensare a un lassativo molto pubblicizzato che vi è passato per casa (il nome fatelo voi) è molto probabile che ci sia ancora dentro la fenolftaleina.
Un altro indicatore famosissimo è il metilarancio, o arancio di metile, che è giallo in ambiente alcalino e rosso in ambiente acido; ma la lista completa sarebbe lunghissima (ricordo solo il bel verde brillante del ditizone, che serve per l’analisi dei solfati, e che poi vira al rosso) .
Gli indicatori sono ancora oggi utili perché con molti di loro si fabbricano le famose “cartine” (oggi listelli di plastica) che danno indicazioni veloci e molto chiare anche se non sempre precisissime. Con le cartine oggi si analizza un po’ di tutto, non solo il pH: ci sono cartine per i perossidi (l’acqua ossigenata: da bianche ad azzurrine), per i solfiti (diventano rosse), e perfino per sapere se è in arrivo un bimbo nuovo.
La “cartina di tornasole” è diventata proverbiale, come dicevo. Serve anche per noi, idealmente, per riconoscere i nostri comportamenti: perché la cartina di tornasole è impietosa, dice soltanto la verità, e non è colpa sua se quell’acqua in apparenza neutra è invece diventata acida o alcalina. La cartina di tornasole, cambiando vistosamente di colore, non ha colpe sul contenuto dell’acqua: si limita a segnalare che cosa c’è dentro a quell’acqua.
Ne parlavo pochi giorni fa con un’amica, a proposito dei dibattiti recenti sulle “radici cristiane” e sul “pericolo islamico”. Le ho detto che, in fin dei conti, il problema siamo noi: quanti di noi vanno ancora in chiesa? Quanti futuri preti ci sono nei seminari delle nostre città, e quante future suore? Quanti di noi hanno due o tre famiglie e predicano l’indissolubilità del matrimonio? Quanti di noi usano il Crocifisso come un’arma o come una scusa per fare violenze e pestaggi?
Forse la funzione degli islamici, qui e oggi, è di fare da cartina da tornasole: il problema non sono loro, siamo noi. Così concludevo: e chissà se sono stato chiaro. E chissà se sono stato chiaro oggi, con questo scritto: essere in laboratorio e avere davanti la fenolftaleina che cambia colore è un conto, doverne parlare qui è molto più difficile.

8 commenti:

Ermione ha detto...

Mi sono immersa in questo tuo bel post lasciandomi andare ai ricordi, quando, ragazzetta di 11 anni finalmente alle medie, mi fu regalato il tanto desiderato Piccolo Chimico. C'era tutto: bevute e provette, il fornellino ad alcol, vari minerale in polvere -ricordo la bellezza del solfato di rame, una volta che lo ridussi in cristallo-e le meravigliose cartine al tornasole. Ne avevo sentito tanto parlare, e, oh meraviglia, funzionavano alla perfezione! Diventavano rosine, rosa acceso, o celestine e poi più intense, come promesso.Insomma, quella faccenda della chimica mi sembrava una scoperta stupefacente, cose di cui avevo sentito parlare finalmente sperimentate e provate come vere. Naturalmente mi giurai che da grande avrei fatto la chimica, già mi immaginavo alle prese con gli alambicchi a effettuare esperimenti innovativi e rischiosi, che avrebbero fatto fare passi da giganti a tutta l'umanità. Poi, pian piano, con l'aridità della chimica fatta al liceo, tutto svanì. Comunque rileggere qui delle cartine rosa e azzurre mi ha fatto piacere. Come mi hanno deliziato le altre reazioni colorate, verde smeraldo, rosso intenso...che bello!

Giuliano ha detto...

Io mi sono iscritto all'ITIS per periti chimici perché a 13 anni pensavo di studiare Scienze Naturali, e la chimica mi serviva: mi aveva affascinato Linneo e il suo sistema di classificazione. Poi mi sono trovato a lavorarci dentro, nella chimica, ma sempre a livelli bassi, da operaio o poco più.
Sono comunque molto contento di avere una certa età e di aver visto ancora la chimica "eroica", quella di cui parlano Oliver Sacks e Primo Levi: vedere, toccare, annusare, e non solo premere tasti come si fa oggi.
Oggi è sicuramente meglio dal punto di vista della sicurezza, ma così si capisce poco o niente di quello che succede in Natura e delle sue trasformazioni continue.
(però io con il piccolo chimico ci avevo capito poco o niente: mica è facile, la chimica!) (e ho sempre preso brutti voti anche a scuola...)

Ermione ha detto...

Io a scuola ero bravissima soprattutto nelle materie letterarie, italiano in particolare. Amavo ed amo, però, soprattutto le materie scientifiche, ma per i vari strani casi della vita mi sono sempre ritrovata a occuparmi di letteratura e storia. Vorrei tornare indietro ed iscrivermi a scienze, soprattutto la botanica mi affascina inesorabilmente. E la chimica, certamente, con tutti quei vetrini, le provette, le bevute...ma forse sono una sopravvissuta.

Giuliano ha detto...

La chimica è molto bella, però è difficile! Anch'io ho preso un sacco di brutti voti, di rimandi a settembre... Però sono contento di averla studiata e frequentata.

Sergio Zappoli ha detto...

Solo una piccola precisazione.
la foto riportata riguarda una "Cartina indicatrice Universale" e non una cartina al Tornasole.
Quest'ulima indica solo due specifici(e generici) campi di acidità, (acido rosso e blu basico).
La cartina indicatrice universale è imbevuta di una miscela di diversi coloranti, non c'è solo il tornasole (per la verità non so nemmeno se c'è proprio il tornasole) opportunamente scelti, in modo da fornire una stima del valore del pH in un campo ampio (in genere fra 1 e 11 o più esteso, come quella della figura) con una risoluzione approssimativa di una unità di pH

Giuliano ha detto...

sì, certo: non sempre le immagini che metto hanno una precisa attinenza con quello che scrivo - e, sia ben chiaro, io non sono un esperto né voglio esserlo!
:-)
pubblico queste cose perché ho scoperto che c'è un'infinità di persone che ignorano anche le cose più banali, e la pubblicità in tv peggiora l'ignoranza invece di aiutare...
grazie del passaggio!

Grazia ha detto...

Ecco l'ho trovato e finalmente so anche che cos'è la cartina di tornasole.

Giuliano ha detto...

ciao Grazia! ti confesso che penso sempre più spesso di chiudere con la scrittura, ma questa serie sulla chimica mi diverte e mi piace, e perciò continuo. E' una fuga dalla realtà, ad essere sinceri (la realtà è questa: avrò le ruspe sotto casa per tutta l'estate, otto ore al giorno, forse anche di domenica) (e, alla fine, asfalto e cemento - finisce sempre così)