- Moby Dick, film di John Huston (1956)
In chimica, oli e grassi sono tutti definiti come “acidi”. “Acido” è una parola che nel parlare comune indica qualcosa di aggressivo, di corrosivo; ma in chimica ha un significato diverso, molto più preciso, che non posso riassumere qui (ma che pure viene spiegato ai quindicenni, negli Istituti Tecnici, ma purtroppo non nei licei). Per intenderci, la soda caustica in chimica è l’esatto opposto di un acido (è un alcali, o una base), pur essendo molto corrosiva; invece sono da classificarsi tra gli acidi sostanze come il burro o l’olio di oliva, come lo strutto o un qualsiasi olio di semi.
Metto qui sotto un’altra tabella, che riporta la composizione dell’olio di balena; volendo la si può confrontare con la ricetta dello shampoo-doccia che ho messo ieri: si scoprirà che molti nomi sono simili o addirittura identici.
In chimica, molti nomi sono antiquati e poetici, alcuni risalgono addirittura agli alchimisti, altri traggono il nome dal latino classico o dall’esperienza quotidiana: “acido acetico”, per esempio, ma anche “acido laurico” (lauro, cioè l’alloro), o “acido miristico” (il mirto), o “acido oleico”(l’olio di oliva, che è acido oleico almeno per il 90%) e l’inglese “castor oil”, che è l’olio di ricino (in inglese il castoro è “beaver”). Si tratta di nomi ancora in uso, anche se dal punto di vista scientifico sono stati sostituiti da tempo con altri termini più precisi, e che non necessitano di traduzione.
Sono nomi fascinosi e talvolta anche un po’ sconvenienti, come due di quelli usati da Melville nel suo libro: ambra grigia e spermaceti. Dell’ambra grigia parlerò (per decenza) solo nella prossima puntata, sullo spermaceti riporto la precisa descrizione che ne ho trovato sulla “Garzantina della Chimica”; non senza prima aver fatto notare un’altra radice di un nome chimico: “cetile”, che viene proprio da “cetaceo”. Posso dire di aver avuto una certa intimità con un suo derivato, l’alcool cetilstearilico, e che le sensazioni tattili descritte da Ismaele le capisco benissimo: «Spermaceti: sostanza oleosa contenuta in una cavità dell'organo cefalico di alcuni cetacei (capodoglio, in inglese” sperm whale”) che solidifica. raffreddandosi subito dopo la morte dell'animale. È costituito principalmente da palmitato di cetile e dagli esteri degli acidi laurico, stearico e miristico. Lo spermaceti raffinato si presenta in masse cristalline laminari sottili, bianche, con lucentezza grassa, untuose al tatto, inodori, fusibili a 50 °C. Trova impiego come base di alcuni cosmetici, nella produzione di saponi, candele e come emolliente.»
LXXVII - LA GRAN BOTTE DI HEIDELBERG
(...) E ancora, come quella di Heidelberg era sempre piena dei vini più eccellenti delle vallate del Reno, così la botte della balena contiene di gran lunga il più prezioso di tutti i raccolti oliacei, cioè a dire il rinomatissimo spermaceti nel suo stato più puro, limpido e odorifero. Nè questa sostanza preziosa si trova allo stato incorrotto in altre parti dell'animale. Sebbene perfettamente liquida in vita, esposta all'aria dopo la morte comincia presto a cagliarsi, producendo bellissimi gettiti cristallini, come quando il primo ghiaccio sottile e delicato si va formando nell'acqua. La cassa di una balena corpulenta dà generalmente un cinquecento galloni di spermaceti, ma per cause inevitabili una buona parte ne viene versata, filtra e sgocciola via o si perde irrimediabilmente in altri modi nel delicato sforzo di assicurarsene quanto più è possibile. (...)
XCIV - UNA STRETTA DI MANO
(...) Si era raffreddato e cristallizzato a tal punto, che quando con parecchi altri mi sedetti davanti a un gran bagno costantiniano di questo spermaceti, lo trovai stranamente rappreso in grumi che nuotavano qua e là nella parte liquida. Era nostro compito spremere questi grumi per farli tornare fluidi. Un compito dolce e mellifluo! Non c'è da meravigliarsi che anticamente questo spermaceti fosse un cosmetico così pregiato. Era un tale purificatore e dolcificatore! Un tale rinfrescante, un emolliente così delizioso! Ci avevo tenuto dentro le mani pochi minuti, e già mi sentivo le dita come anguille che cominciavano, per così dire, a serpeggiare e torcersi a spirale.
Mentre sedevo lì comodamente sul tavolato, con le gambe incrociate, dopo i duri sforzi all'argano, sotto un quieto cielo azzurro, e la nave con le sue vele indolenti scivolava innanzi con tanta serenità; mentre tuffavo le mani tra quei soavi, morbidi globuli di tessuti infiltrati, formatisi quasi al momento, ed essi si frantumavano oleosi tra le dita e liberavano tutta la loro abbondanza, come grappoli d'uva ben matura il loro vino; mentre annusavo quell'aroma incontaminato, che veramente e letteralmente è come il profumo delle violette a primavera, vi giuro che per un tratto vissi come in una prateria muschiata, dimenticai tutto del nostro terribile giuramento, me ne lavai le mani e il cuore in quello sperma ineffabile, e quasi cominciai a credere alla vecchia superstizione di Paracelso, che quell'olio abbia una rara virtù di calmare il calore dell'ira. Bagnandomi in quel bagno, mi sentivo divinamente libero da ogni desiderio di male, da ogni petulanza o malizia di qualsiasi sorta. (...) Potessi spremere per sempre quello spermaceti! Perché ora, che per molte e ripetute esperienze mi sono reso conto che in ogni caso, alla fine, l'uomo deve abbassare o per lo meno trasferire la sua idea della felicità che si può raggiungere, non collocandola in qualche zona dell'intelletto o della fantasia ma nella moglie, nel cuore, nel letto, nella tavola, nella sella, nel focolare, nel proprio paese; ora che ho capito tutto questo sono pronto a spremere la tinozza in eterno. Nelle mie pensose visioni notturne ho visto lunghe file di angeli in paradiso, ciascuno con le mani in una giara di spermaceti.
(Herman Melville, Moby Dick, trad. di Nemi D’Agostino, ed. Garzanti)
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