giovedì 15 marzo 2012

Milano Palazzo Reale

A Milano, Palazzo Reale è di fianco al Duomo, sul lato opposto rispetto alla Galleria; è un edificio antico che ha avuto numerose ristrutturazioni nel corso dei secoli. Prendo qualche notizia da http://www.wikipedia.it/ , avvertendo però che la storia completa del Palazzo Reale è molto più lunga di quella che riporto qui, ed è anche molto interessante.
«Il Palazzo Reale di Milano, per molti secoli sede del governo della città di Milano, è oggi un importante centro culturale, sede di mostre ed esposizioni. (...) Legato a filo doppio con la storia della città, il palazzo reale ha origini antiche. Nasce con il nome di Palazzo del Broletto Vecchio ed è sede del governo della città durante il periodo dei comuni nel basso medioevo. Il palazzo diviene centro politico durante le signorie delle casate Torriani, Visconti e Sforza, assumendo il ruolo di Palazzo Ducale, cioè sede del Ducato di Milano. Successivamente alla costruzione del duomo, avvenne un importante intervento di ristrutturazione, sotto il governo di Francesco Sforza. Nella seconda metà del diciottesimo secolo, sotto il dominio degli Asburgo, il Palazzo Reale è luogo di fastosa vita di corte e vede importanti artisti ed architetti lavorare a trasformazioni ispirate al barocchetto teresiano. (...) Ferdinando d'Asburgo-Lorena, uno dei figli di Maria Teresa, il 15 ottobre 1771, sposò nel duomo di Milano Maria Beatrice d'Este, divenendo in seguito il nuovo governatore della Lombardia austriaca, col dovere quindi di prendere residenza stabile a Palazzo Reale (...). L'idea iniziale di Ferdinando era quella di costruire un nuovo palazzo reale ove risiedere, lasciando il vecchio palazzo per l'accoglienza degli uffici di governo che andavano ampliandosi. Con questo intento egli si trasferì con la moglie a Palazzo Clerici nell'attesa dell'approvazione di un compromesso: il vecchio palazzo sarebbe stato quindi ristrutturato (...) I lavori iniziano ufficialmente nel 1773 sotto la direzione di Giuseppe Piermarini, affiancato da Leopold Pollack inviato da Vienna per controllare le spese e per diventarne l'allievo. (....) Esternamente, Piermarini diede un carattere sobrio ed austero alla costruzione, distaccandosi dal barocco ed inaugurando il neoclassico a Milano. (...) I lavori del Piermarini a palazzo si concluderanno ufficialmente il 17 giugno 1778, data in cui l'Arciduca Ferdinando lascerà Palazzo Clerici per andare ad abitare nel nuovo Palazzo Reale. Nel 1796 Napoleone Bonaparte, ancora generale, giunge a Milano conquistandola ed annettendola idealmente alla Francia con la costituzione della Repubblica Cisalpina. Il Palazzo Regio-Ducale, di conseguenza, prende il nome di Palazzo Nazionale e diviene sede dei principali organi di governo della nuova repubblica, e cioè il comando militare, prima e poi il Direttorio. Quando gli austro-russi riprenderanno il controllo del milanese nel 1799, il governo francese sarà frettolosamente costretto a vendere gran parte degli arredi del palazzo all'asta oltre a permettere il saccheggio di altre sale da parte della popolazione. Sarà solo nel 1805 che il palazzo tornerà a risorgere raggiungendo tra l'altro il suo picco massimo di splendore. Sarà infatti in quell'anno che Milano diverrà la capitale del neonato Regno d'Italia costituito da Napoleone per il figlio adottivo Eugenio di Beauharnais che viene nominato Viceré e prende residenza proprio nel Palazzo Reale di Milano. Milano è capitale di un vasto regno che comprende tutta l'Italia settentrionale e come tale anche la sede del nuovo governo necessita di essere all'altezza di questo privilegio. (...)»
L’ultimo restauro è molto recente; nel 2006, su un altro blog, avevo scritto un post che oggi mi fa piacere aggiornare.
Milano di marmo  E’ finito il restauro esterno di Palazzo Reale, che ha cancellato il vecchio e ottocentesco colore giallo della facciata, così come era già stato fatto per la Scala un paio d’anni fa. Era il colore della vecchia Milano, della Milano di Verdi e della Cinque Giornate; i filologi dicono che è giusto così, che è la Milano neoclassica e settecentesca che torna a rivivere, e non ho motivo per dubitarne, anche perché io non sono un filologo. Ma anche questo è un segnale di come sta girando il mondo: un segno, più o meno inconscio, di restaurazione. Forse Milano non vuole più essere accogliente, e lo dimostra anche in questo modo: e magari sono io che esagero, ogni tanto mi capita. Ma io a quei colori risorgimentali ci ero affezionato, perché questi muri dipinti di giallo e di arancio sono stati la mia Milano, in tutti questi anni; una Milano diversa che forse non c’è mai stata, ma alla quale era bello pensare. Beh, pazienza: vuol dire che quando vorrò trovare qualcosa di caldo, a Milano, andrò a fare un giro al Monumentale.
(novembre 2006)
La novità è questa: passati sei anni, la facciata non è più così bianca e funerea. Non so se si tratti di naturale invecchiamento, oppure se sotto l’imbiancatura abbiano lasciato il colore: sta di fatto che un po’ di colore adesso c’è. Ho cominciato a notare il fatto un anno fa, e poi è arrivata la vittoria di Pisapia alle elezioni per il sindaco di Milano; ogni giorno che passa il fenomeno si accentua sempre di più, leggermente ma in maniera percettibile. Non riesco a pensare che i monumenti abbiano una loro vita e che possano manifestare una loro volontà, come accade in un bel racconto di Achille Campanile; ma se fosse vero sarebbe una bella cosa. Se ci si fa caso, anche il marmo del Duomo, lì di fronte, non è mica bianco funereo: è lievemente colorato, tendente al rosa, il colore naturale – stando a quello che ne dicono gli esperti - del marmo di Candoglia.
(almeno due di queste foto sono sicuramente mie, ma non so più quali; del resto, per mettere il copyright sulle foto fatte ai monumenti bisogna proprio essere un bel po’ gretti e tirchi, nel fondo dell’anima)

4 commenti:

Grazia ha detto...

Hai perfettamente colore sui colori degli intonaci, su cui da anni si discute, oltre che sulla vita segreta dei monumenti raccontata da Campanile. Non riesco a capire perchè si privilegi sempre un restauro presunto storico o filologico e non la memoria visiva di chi quei monumenti li ha vissuti.Ed è una menoria visiva di generazioni.E poi i palazzi, i monumenti hanno una vita, cambiano, si trasformano e anche quelle trasformazioni vanno rispettate.

Giuliano ha detto...

sui restauri, il capitolo più triste è la Scala: hanno rifatto la platea piatta, "in bolla", perché così era il progetto originale del Piermarini: bastava chiedere in giro, nei teatri del Settecento non c'erano le poltroncine in platea, si stava in piedi. Il pavimento leggermente inclinato serviva agli spettatori seduti...
Ma qui si danno ragione da soli, ovviamente ci sono due punti di vista ugualmente rispettabili, però poi di qui ci passano tutti, un po' di rispetto per le opinioni altrui non sarebbe male.
Il racconto di Campanile lo porto qui io o lo metti prima tu?
:-)

Grazia ha detto...

Vai avanti tu che io ti seguo, anzi, ti copio
:-)

Giuliano ha detto...

adesso per esempio dovrei parlare del Duomo, o di Sant'Ambrogio, ma mi sorge un dubbio: posso dire che sono vecchie come il cucco, oppure il cucco è anteriore? Saperlo...
:-)