Una casta è qualcosa che esiste da secoli, da millenni, forse da sempre. La casta dei sacerdoti, le caste dell’India, i bramini, i notai italiani che si perpetuano di padre in figlio dall’anno mille, queste si possono chiamare caste, nel bene come nel male. Qui invece siamo di fronte a qualcosa di nuovo, i Renzo Bossi e le Marina Berlusconi vengono da vicino, da meno di vent’anni. Chi li ha votati, da dove vengono, si poteva evitare? La responsabilità, insomma, è nostra: della nostra generazione, è responsabilità di persone viventi e non di antenati più o meno mitici.
Dicendo “la casta”, invece, sembra che la questione non ci riguardi, che sia una specie di castigo celeste, qualcosa che ci è piovuto addosso. Ma tutte le cose hanno un inizio: nel nostro caso, un inizio vicinissimo. Quelli che comandano oggi non sono i figli e i nipoti di De Gasperi, o di Giolitti, o di Carlo Alberto, e nemmeno di Enrico Cuccia o di Cefis o di Carlo Magno e di Nerone: sono cose recenti, sono i figli dei Craxi, dei Bossi, dei Ligresti, dei Sindona. E ci sono tante persone nuove, alcuni ancora giovani: i Fiorani, i Maroni, gli Alfano, i Formigoni, i Cota-Zaia. Non è una casta, è qualcosa di nuovo, qualcosa che si poteva evitare. Quando andate a votare, la prossima volta, fate più attenzione.
Longlegs – Oz Perkins
13 ore fa
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