Ho conosciuto la voce d'altri desideri,
ho conosciuto la nuova tristezza;
per i primi non ho speranze,
e per le vecchie tristezze ho pietà.
O fantasie ! Dov'è la vostra dolcezza?
dov'è la giovinezza, ritmo eterno ?
è proprio vero che dunque, alla fine,
io sono appassito, e appassita è la sua corona?
E' vero, proprio vero,
che senza elegiache illusioni
è fuggita la primavera dei miei giorni
( cosa ch'io ripetevo finora scherzando ) ?
Ed è proprio vero ch'essa non ha ritorno?
Vero proprio che presto avrò trent'anni ?
...
Così è giunto il mezzodì, e debbo
confessarmi, lo vedo io stesso
...
e tu, ispirazione giovanile,
agita la mia immaginazione,
rianima il sonnecchiante cuore,
vieni più spesso al mio cantuccio,
non lasciar raffreddare l'anima del poeta,
fa' che essa non sia crudele, non si irretisca,
non si pietrifichi infine,
nell'incanto distruttore del mondo,
fra i gelidi superbi,
fra gli sciocchi brillanti,
...
fra i figli astuti, pusillanimi,
folli e male avvezzi,
tra i delinquenti e i ridicoli, noiosi,
ottusi e faccendieri giudici,
tra le civette baciapile,
tra i servi volenterosi,
tra le scene quotidiane alla moda,
i tradimenti rispettosi, garbati,
tra i verdetti gelidi
della crudele vanità,
tra la vuotaggine dispettosa
dei calcoli, dei pensieri e delle convenzioni,
in quel vortice, insomma,
dove con voi io nuoto adesso,
amici cari !
...
Beato chi è stato giovane da giovane
beato chi è maturato a tempo,
chi gradualmente il freddo della vita
ha saputo sopportare con gli anni;
chi non s'è abbandonato a sogni strani,
chi non s'è fatto estraneo al volgo mondano ...
(Pushkin, Evgenij Onegin, cap. 6-8,ed. Sansoni, traduzione di Ettore Lo Gatto)
Solo i giovani hanno di questi momenti. Non parlo dei giovanissimi. No. I giovanissimi, per essere esatti, non hanno momenti. E' il privilegio della prima gioventù di vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta una bella continuità di speranze che non conosce pause né introspezioni. Uno chiude dietro di sè il piccolo cancello della mera fanciullezza ed entra in un giardino incantato. Là perfino le ombre splendono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione. E non perché sia una terra ignota. Si sa bene che tutta l'umanità ha percorso quella strada. Ma si è attratti dall'incanto dell'esperienza universale da cui ci si attende di trovare una sensazione singolare o personale: un po' di se stessi. Si va avanti, allegri e frementi, riconoscendo le orme di chi ci ha preceduto, accogliendo il bene ed il male insieme - le rose e le spine, come si dice - la variopinta sorte comune che offre tante possibilità a chi le merita o, forse, a chi ha fortuna. Sì. Uno va avanti. E il tempo pure va avanti, finché ci si scorge di fronte una linea d'ombra che ci avverte di dover lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventù.
Questo è il periodo della vita che può portare i momenti ai quali ho accennato. Quali momenti? Momenti di tedio, di stanchezza, di scontento. Momenti d'irriflessione. Parlo di quei momenti nei quali i giovani sono propensi a commettere atti inconsulti, come sposarsi all'improvviso o rinunziare ad un'occupazione senza motivo. Questa non è la storia di un matrimonio. Non mi andò così male. Il mio atto, per quanto avventato, ebbe più il carattere di un divorzio, quasi di una diserzione. Senza una ragione plausibile per una persona di buon senso, piantai il mio lavoro - abbandonai il mio posto - lasciai il bastimento del quale non si sarebbe potuto dire altro di peggio che era un bastimento a vapore e che, perciò, non esigeva quella cieca fedeltà che... Ma è inutile voler giustificare quello che io stesso anche allora immaginai che fosse un po' un mio capriccio. (...)
(Joseph Conrad, inizio di “La linea d’ombra”)
Down by the Salley Gardens
(Words: W. B. Yeats, 1889. Tune: Maids of the Mourne Shore, Trad.)
It was down by the Sally Gardens, my love and I did meet.
She crossed the Sally Gardens with little snow-white feet.
She bid me take love easy, as the leaves grow on the tree,
But I was young and foolish, and with her did not agree.
In a field down by the river, my love and I did stand
And on my leaning shoulder, she laid her snow-white hand.
She bid me take life easy , as the grass grows on the weirs
But I was young and foolish, and now am full of tears.
Down by the Sally Gardens, my love and I did meet.
She crossed the Sally Gardens with little snow-white feet.
She bid me take love easy, as the leaves grow on the tree,
But I was young and foolish, and with her did not agree.
(edizione consigliata: innanzitutto Kathleen Ferrier, e poi John Mac Cormack)
Ascolto l'Eugenio Onieghin di Pushkin, nella versione messa in musica da Ciaikovskij, e non posso non rimanerne ancora colpito. Eppure non è la prima volta che ascolto quest'opera, dovrei essermi abituato; ma è un po' l'effetto che fa la Bohème di Puccini, che credi di sapere già tutto e magari anche di esserne stufo, e invece mi sorprende sempre e mi trovo ad essere commosso. Di che cosa parla l'Eugenio Onieghin? Del tempo che passa, e che non torna più; e delle diverse strade che la vita ci mette davanti. La scelta, il più delle volte, spetta a noi: ma non sempre sappiamo individuare la strada giusta.
Evgenij Onegin è un giovane ufficiale russo, di quelli dei primi dell'Ottocento. Di lui si innamora Tatiana, che è poco più che una bambina; lei gli scrive una lettera, ma lui non le risponde nemmeno, ha ben altro per la testa. Ma passa poco tempo e Tatiana è ormai una giovane donna; per lei Eugenio litiga col suo migliore amico, Lenski. I due si sfidano a duello, e Lenski muore. Nel finale, Tatiana è una donna sposata; ad un ricevimento, Eugenio la incontra dopo molto tempo e scopre di esserne perdutamente innamorato. Ma ormai è tardi.
Credo poi che siano in pochi a conoscere davvero “The shadow line” di Conrad: il titolo di questo libro è stato talmente copiato e inflazionato che ha finito per perdere significato, ed è un peccato gravissimo. “La linea d’ombra” e “The end of the tether”, tradotto spesso con “Al limite estremo”, sono i libri dove Conrad parla del primo lavoro, del primo comando di una nave (il mestiere di Conrad, capitano su una nave mercantile) , delle prime responsabilità. Alle volte ci sono ostacoli incomprensibili sul nostro cammino, non riusciamo a capacitarci di quello che succede, ed è facile sbagliare (come capita in “Lord Jim”) oppure rinunciare e accontentarsi di qualcos’altro.
E infine “Down by the Salley Gardens”, una melodia bellissima sui versi di Yeats, che racconta l’incontro di un giovane con una ragazza; un incontro che non avrà seguito e che lascerà un grande vuoto nel ricordo: ancora l’Eugenio Onieghin.
Longlegs – Oz Perkins
13 ore fa
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