L'unica maglietta di calcio che io
abbia mai comperato è quella dell'Ajax di Amsterdam: ero in Olanda
in vacanza, tanti anni fa, e ne ho approfittato. L'ho messa qualche
volta e poi l'ho regalata, non mi è mai piaciuto portare simboli in
evidenza (compresi quelli religiosi e politici) ma per l'Ajax avevo
fatto un'eccezione. Ci ho ripensato quest'anno, in primavera, per le
belle partite disputate dagli olandesi (finale di
Champions mancata di poco) dopo anni di scarsa rilevanza. L'Ajax è
una delle poche grandi squadre di calcio che si sono, di fatto,
rifiutate di assimilarsi al pessimo circo che è diventato il
football professionistico.
All'Ajax funziona così: se a un giovane calciatore arriva una forte offerta economica da parte di un'altra società, lo lasciano andare. Anche se si chiama Marco Van Basten, per intenderci. Con i giovani talenti che ha lasciato partire, l'Ajax avrebbe vinto una decina di Coppe dei Campioni: l'elenco è lungo, butto giù qualche nome a caso: oltre a Van Basten, Sneijder, Davids, Rijkaard, Suarez, Robben, Bergkamp, l'elenco è davvero lungo e parte da Cruijff e Neeskens, quasi quarant'anni fa, per terminare (ma è solo questione di tempo) con de Jong e de Ligt. Sento già i tifosi e i commentatori professionisti obiettare: ma così non si vince niente. Intanto, non è vero: negli anni in cui comperavo quella maglietta, l'Ajax aveva vinto la Champions League proprio contro il ricchissimo Milan di Berlusconi (gol di Edgar Davids). E poi, soprattutto: è così importante vincere le Coppe? Non è vero che vincere è l'unica cosa che conta, le società sportive possono e devono avere altri obiettivi. L'Ajax, per esempio, ha di sicuro aiutato moltissimi ragazzi a diventare adulti, tramite il calcio; e continua in quest'opera con attenzione. Un confronto con i nostri club può fare spavento: per esempio l'Inter di Moratti, campione di sprechi quanto l'Ajax lo è di attenta gestione economica e sportiva, ha seriamente rischiato di sparire (qualcuno si ricorda di Kondogbia, di Vampeta? l'elenco sarebbe interminabile, giocatori strapagati e poi mandati in tribuna dopo tre partite...). E le romane, Roma e Lazio, delle quali si dice che siano state salvate dalla scomparsa grazie a tifosi importanti. Della crisi interminabile del Milan si occupano le pagine di cronaca in questi giorni.
All'Ajax funziona così: se a un giovane calciatore arriva una forte offerta economica da parte di un'altra società, lo lasciano andare. Anche se si chiama Marco Van Basten, per intenderci. Con i giovani talenti che ha lasciato partire, l'Ajax avrebbe vinto una decina di Coppe dei Campioni: l'elenco è lungo, butto giù qualche nome a caso: oltre a Van Basten, Sneijder, Davids, Rijkaard, Suarez, Robben, Bergkamp, l'elenco è davvero lungo e parte da Cruijff e Neeskens, quasi quarant'anni fa, per terminare (ma è solo questione di tempo) con de Jong e de Ligt. Sento già i tifosi e i commentatori professionisti obiettare: ma così non si vince niente. Intanto, non è vero: negli anni in cui comperavo quella maglietta, l'Ajax aveva vinto la Champions League proprio contro il ricchissimo Milan di Berlusconi (gol di Edgar Davids). E poi, soprattutto: è così importante vincere le Coppe? Non è vero che vincere è l'unica cosa che conta, le società sportive possono e devono avere altri obiettivi. L'Ajax, per esempio, ha di sicuro aiutato moltissimi ragazzi a diventare adulti, tramite il calcio; e continua in quest'opera con attenzione. Un confronto con i nostri club può fare spavento: per esempio l'Inter di Moratti, campione di sprechi quanto l'Ajax lo è di attenta gestione economica e sportiva, ha seriamente rischiato di sparire (qualcuno si ricorda di Kondogbia, di Vampeta? l'elenco sarebbe interminabile, giocatori strapagati e poi mandati in tribuna dopo tre partite...). E le romane, Roma e Lazio, delle quali si dice che siano state salvate dalla scomparsa grazie a tifosi importanti. Della crisi interminabile del Milan si occupano le pagine di cronaca in questi giorni.
La Champions League è diventata un
tavolo al quale le persone intelligenti non dovrebbero mai sedersi.
E' come un tavolo tra amici dove si gioca a carte: si comincia per
divertimento, poi qualcuno comincia a puntare qualcosa, un caffè,
una pizza, si sta al gioco, magari ci si diverte anche. Ma, se
qualcuno alza troppo la posta, la cosa migliore da farsi è alzarsi e
salutare tutti. Qui la posta è stata alzata in maniera esponenziale,
da trent'anni in qua è un continuo gioco al rialzo: da noi ha
cominciato Silvio Berlusconi, negli anni '80, poi sono arrivato i
russi (Abramovic al Chelsea), gli arabi (Paris St Germain, squadre
inglesi), e sono cominciati i fallimenti, anche illustri. Fallimenti
non nel senso di non vincere, ma proprio nel senso di portare i libri
in tribunale: Fiorentina, Napoli, Sampdoria, Genoa, Torino... Un
elenco infinito, che comprende anche la catastrofe delle serie
minori. Impossibile competere con chi spende e spande, i possibili
investitori fuggono e oggi è difficile trovare una squadra italiana
in mano a un industriale italiano, forse solo il Sassuolo di Squinzi
(de Laurentiis rilevò il Napoli al tribunale fallimentare). E non si
può dimenticare che Real Madrid e Barcellona ebbero e continuano ad
avere aiuti cospicui (un vero pozzo senza fondo) da banche
compiacenti: c'è stata un'inchiesta, ma è finita subito sotto la
sabbia: è possibile saperne di più? (possibile che questa notizia
non interessi?). L'impressione è che se si muovesse decisa la
Guardia di Finanza succederebbero sfracelli; non so quanti dirigenti
sportivi rimarrebbero in libertà.
Ma questi sono solo alcuni mali del
calcio moderno, e non sono neanche i più gravi. Per esempio, adesso,
fine dicembre, esultano i tifosi della Lazio: mi unisco ai
complimenti, un'ottima partita e un'ottima squadra, ma la Lazio ha
una delle peggiori tifoserie in Europa. Già dimenticato tutto? I
saluti fascisti, i pestaggi, gli insulti ad Anna Frank, i legami con
droga e criminalità comune emersi in modo clamoroso con l'omicidio
di un capo ultras? Ebbene sì, tutto dimenticato, non se ne parla
più. Basta una partita vinta, e cala l'oblio su tutto. Per fortuna,
abbiamo ancora la Magistratura, i Carabinieri e la Guardia di Finanza
- ma chi si occupa professionalmente di calcio a queste cose non
pensa, ed è grave.
E' per tutte queste cose che, da
juventino, dico sempre soltanto "Forza Ajax". La bacheca
rimane vuota, ma la squadra è grande lo stesso. La storia non si fa
solo con gli "albi d'oro", ci sono altre cose più
importanti e l'Ajax di Van der Sar è qui a ricordarcelo.
(le immagini vengono da wikipedia.it )