domenica 28 novembre 2010

Incubi e profezie ( n.7 )

Incubi e profezie, n.7 – Il mandarino di Bartok
Di fascisti, o sedicenti tali, ne ho messi a tacere parecchi, quando ancora si poteva parlare.
In effetti, non è difficile: gli argomenti non mancano e sono sotto gli occhi di tutti, basta una normale cultura scolastica (una volta bastava: oggi, a dire il vero, non so più e ne dubito, perché loro stanno manipolando tutto, anche i nostri figli.) Per esempio: davanti ad una serie di vanterie, io rispondo che Mussolini è stato ladro e traditore della Patria, e che per di più era un cialtrone. L'interlocutore conosce già la mia posizione sulle prime due questioni (Matteotti e le sue denunce sulla corruzione dei fascisti, le leggi razziali del 1937 e la Repubblica di Salò che consegnarono l'Italia e gli italiani ad un paese straniero), e non insiste per non dover ascoltare; ma sulla terza si inalbera.
- Cialtrone! Come puoi dire una cosa del genere, come la giustifichi?
Eccetera. Ma il gioco è troppo facile: Mussolini fu davvero un cialtrone, per esempio perché ha sempre insistito sulla necessità di cambiare gli italiani e di farne un popolo guerriero, insistendo molto su questo punto e avendo vent'anni di tempo a disposizione; e, dopo vent'anni (una generazione intera da lui costruita) al momento di fare la guerra eravamo clamorosamente impreparati, e i nostri alpini furono mandati a combattere in Russia con le scarpe di cartone. E alcune domande a cui non si sa, né si vuole rispondere: chi ha vinto ad El Alamein? chi c'era al governo prima dell'8 settembre? chi ha causato la disfatta dell'esercito e della Patria giunta al suo culmine quell'8 settembre del 1943? Quando fu ucciso Matteotti, in che anno? E perché fu ucciso, e da chi? Come fu combattuta la guerra in Grecia e in Albania?
Il colpo è duro, e il mio interlocutore tace; ma io so già che sarà per poco tempo, e che già domani riprenderà con i suoi discorsi, qui sul lavoro o altrove.
Tutto questo, unito ai discorsi di questi ultimi giorni, mi torna in mente riascoltando "Il Mandarino meraviglioso" di Béla Bartok (nella foto, interpretato da Luciana Savignano alla Scala). Un soggetto strano, per un balletto: una donna subisce un'aggressione da parte di un misterioso "mandarino", e pur essendo aiutata da tre altri uomini, non riesce a respingerne l'assalto. Alla fine, pur ferito e morente, il Mandarino riesce a ottenere ciò che vuole. Mi sono sempre chiesto cosa avesse trovato Bartok in questo soggetto, e purtroppo ho trovato la risposta. Loro sono come il mandarino meraviglioso del balletto di Bartok: non si fermano mai, qualsiasi cosa succeda. Sono sempre pronti a ripartire, come i morti viventi dei film del terrore, finché non hanno ottenuto quello che vogliono; e tenerli lontani è difficile, impegnativo. Ogni tanto, noi ci stanchiamo e abbassiamo la guardia: ma loro sono sempre lì. Non mollano mai, sono come una malattia grave e subdola, e purtroppo sono parte di noi stessi e della nostra società.

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