domenica 21 novembre 2010

Il mistero di Pompei, e altri casi irrisolti

A Pompei, fino a una decina d’anni fa, c’era una squadra di muratori fissi: sempre presenti sul lavoro, e assunti in pianta stabile. Da qualche anno non è più così: si esternalizza. Un po’ alla volta, i vecchi muratori-restauratori sono andati tutti in pensione; nessuno li ha sostituiti. Così, quando c’è da fare un lavoro, si chiama una ditta esterna: non solo è gente senza esperienza specifica (oggi il mestiere di muratore è quasi tutto basato sul cemento armato), ma da quando sorge il dubbio che qualcosa possa crollare a quando si iniziano i lavori passano mesi, perché la nuova burocrazia richiede tempi lunghissimi, bisogna fare gare d’appalto, eccetera. Intanto, Pompei crolla; e la notizia fa subito il giro del mondo, perché Pompei è una delle immagini-icona del nostro Paese.
Devo queste notizie a Riccardo Iacona, che sul Venerdì di Repubblica del 19.11.2010 ricorda di aver dedicato un servizio tv a Pompei un anno fa, dove si evidenziavano i pericoli relativi ai crolli.

Un’altra notizia di questi giorni è il tono trionfalistico con cui le Ferrovie annunziano di aver raggiunto un utile di esercizio consistente: da oggi, le Ferrovie guadagnano. Già, ma come è stato raggiunto questo risultato? Al di là delle dotte analisi contabili, l’utile è stato raggiunto tagliando personale, licenziando ed esternalizzando, e mandando in pensione i più anziani, magari con incentivi. Inoltre, sono state tagliate moltissime corse, soprattutto a livello locale (treni pendolari); sono state chiuse stazioni e biglietterie, anche in località importanti; ed è più che probabile che siano stati ricevuti consistenti finanziamenti statali. Il metodo Alitalia, da quel che si sussurra in giro: i debiti al contribuente, il resto ai privati – ma non è di questo che vorrei parlare.
Se quel che dice Iacona è vero, e ho paura che sia proprio così, a Pompei c’era un piccolo gruppo di lavoratori sempre disponibile, ed era gente ormai specializzata, che sapeva dove mettere le mani e cosa fare. E’ anche per questo, suppongo, che crolli simili a Pompei non se n’erano mai visti, finora.
Magari sarà anche stata gente “che se la spassava avendo trovato la pacchia”, come dice qualche leghista; ma erano lì, pronti, oggi o domani il lavoro lo facevano. Bollati come fannulloni dal ministro Brunetta, e da tutti quelli che la pensano come lui, adesso non ci sono più; si è persa la loro esperienza quotidiana (magari piccola, ma c’era ed era utile), e chissà quando la si potrà recuperare. I risultati, cioè il crollo, sono sotto gli occhi di miliardi di persone; ricostruire la Schola dei gladiatori costerà adesso molto più caro del risparmio che è stato fatto, e meno male che non ci sono stati né morti né feriti.

Pompei è esemplare anche perché mostra una cosa che è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno vuol vedere: si risparmia sulla manutenzione. Fa così anche la Telecom, che di recente ha “esternalizzato” tremila dipendenti addetti alla manutenzione: se avete un guasto in casa, d’ora innanzi vi potrà capitare in casa il primo che capita, o magari non arrivare nessuno per mesi. Fanno così anche le Poste, sulle quali bisognerà dedicare un capitolo a parte: le tariffe sono decuplicate, e la nostra posta è in mano a chissà chi.
Un pensiero orribile è che anche Ferrovie e Anas e Autostrade seguano lo stesso metodo “di destra” (thatcheriano) usato a Pompei. Voglio sperare di no, ma incrocio le dita a mo’ di scongiuro ed evito di pensare all’alluvione in Veneto (un’alluvione come non capitava da sessant’anni, dal tempo in cui era appena finita la guerra...).

4 commenti:

franz ha detto...

il dramma è che questa politica economica di distruzione dei beni comuni, cultura, imprese e stato, è assolutamente bipartisan.
occorre una visione alternativa, ma non esiste proprio, purtroppo.
come se la speranza fosse morta.

Giuliano ha detto...

il famoso "pensiero unico". non è che mi dispiacciano, come persone, sia Bersani che Enrico Letta: ma quando vanno su questi argomenti ragionano come gli altri, ed è gravissimo. Uno dei motivi principali per cui il PD è fermo sul 26%: ci si accoda alle mode, la moda del federalismo, per esempio, dopo quella del thatcherismo alla Blair. Il federalismo non sarebbe poi male, ma non in questo modo: lo dicano, forte e chiaro, che si capisca la differenza...

amfortas ha detto...

Lo fanno anche negli ospedali, dove ormai le cooperative esterne hanno fagocitato il lavoro di cuochi, infermiere, portantini ecc ecc.
E per fortuna che ci sono loro, che sono comuqnue mediamente preparati e lavorano per salari da fame.
Ciao.

Giuliano ha detto...

sì, si va avanti contando sulla buona volontà dei singoli, e sui loro princìpi morali. per il resto, vale la vecchia battuta "a salario di m lavoro di m".
E' il prezzo che stiamo già pagando, e che pagheremo sempre di più in futuro - hai presente l'inchiesta sui cavalcavia delle autostrade fatti risparmiando sul cemento? Non se ne parla più, ma esiste ed è da brividi. Altro che horror e catastrofici... (ma speriamo di no, magari va tutto bene e spero tanto di aver torto)