Quante password avete? Quanti PIN? Quante tesserine di plastica con il microchip?
In principio c’era soltanto la carta di credito, poi venne il bancomat; poi la tessera sanitaria, la tessera dei servizi, l’abbonamento del treno o del tram, la tessera comunale per accedere alla discarica, la tesserina di ricarica del telefono, il badge per la ditta in cui lavorate, il badge per la scuola, la patente, il badge per la mensa, tra poco servirà una tesserina col microchip anche per fare pipì – anzi, in molti posti c’è già.
Pensavate che la burocrazia fosse una questione di timbri e di scartoffie e di marche da bollo? Lo pensate ancora? provate a farlo davvero, il conto delle schede col chip o magnetiche che avete in tasca o in casa. Se poi ci si vogliono aggiungere le “fidelity card” dei negozi e dei supermercati, la chiave d’accesso al portone di casa o alla camera d’albergo, o la tessera del tifoso per chi ancora fosse così pazzo da andare allo stadio, o il gratta e sosta, la lista è ormai così lunga che mi ci perdo. Ogni carta, naturalmente, ha il suo particolare codice PIN da tenere a mente e da digitare; il che non è un’impresa da poco, soprattutto per una persona anziana. E altre tesserine sono in arrivo, questo è solo l’inizio.
Alcune finezze dei nuovi burocrati sono inarrivabili: per esempio, la card che sostituisce la carta d’identità è stata rinnovata con un foglietto di carta, da portare sempre in allegato, e che molte dogane non riconoscono più come valida.
Dietro il proliferare delle carte di plastica ci sono spesso veri e propri accanimenti da ideologia. Per esempio, la carta di plastica che apre la barriera del centro raccolta rifiuti: servirebbe, in teoria, per certificare che chi va in discarica sia residente nel Comune di pertinenza. Ma per questo basterebbe la carta d’identità, che ha da sempre questa funzione; quindi c’è sotto qualcosa d’altro, ed è questo: quella carta fa alzare la barriera d’accesso. E quindi, se la barriera la alzate voi, non c’è più bisogno del portinaio: che a questo punto si può licenziare e sostituire con qualche volontario – che essendo volontario lavora gratis e non bisogna pagargli i contributi. E’ questa, a guardar bene, la grande novità del Duemila: da qualsiasi punto si parta si va sempre a finire qui, al licenziare, al ridurre il personale e magari ad azzerarlo, anche a costo di aumentare disagi e disservizi: tanto poi la gente è contenta e si beve di tutto, anche se la mandate a riempirsi da sola le bottiglie della minerale, per esempio.
Pensare che da un paio d’anni abbiamo anche un Ministro per la Semplificazione Legislativa. Di recente ha fatto anche un bel falò, annunciando trionfante: «tre milioni di leggi in meno!», o qualcosa del genere. Poi hanno spiegato che si trattava di “regi decreti” mai abrogati e che nessuno usava più. Ohibò, bastavano dunque un computer e un paio di stagisti...
Ministri a parte, cosa succederà (e in gran parte è già successo) con il Federalismo? Ogni sindaco, anche quello del Comune più piccolo, potrà legiferare. Mettere tasse, divieti, balzelli: come nell’anno Mille, insomma. Tanti piccoli satrapi, tanti Ghino di Tacco: qui la velocità consentita è 70 all’ora, dopo due Km è 50, dopo tre Km è tornata a 70 ma il cartello è nascosto, voi dovete essere informati se no multe. Qui bisogna avere sempre le catene da neve in macchina, a tre Km di distanza non è più necessario: ah, saperlo!
Il nostro mondo somiglia sempre più a un videogame da playstation, e c’è poco da ridere.
Per esempio, questa notizia è di oggi e viene dal sito di Repubblica:
Italia: divieto di guida oltre settantacinque anni
Il nuovo Codice impone esami più severi ma mancano le commissioni che esaminano le pratiche e la burocrazia stritola ogni anziano che cerchi di rinnovare la patente: di fatto così è impossibile rinnovare il permesso di guida
di Vincenzo Borgomeo www.repubblica.it 1.11.2010
Una montagna di documenti da presentare, pochissimi uffici sparsi come semi al vento in tutta Italia, visite mediche costose e infinite: di fatto, gli ultra settantacinquenni ormai in Italia non possono più guidare (ma il problema è identico per gli ultrasessantenni che volessero rinnovare la patente D e per gli ultra sessantacinquenni che cercassero il rinnovo della C). Le modifiche apportate lo scorso luglio al Codice della strada hanno infatti introdotto importanti novità per rendere più serio il rinnovo della patente per gli anziani. (...) Il problema arriva dalla gestione di queste novità. Una gestione folle che rende impossibile per un ultra 75enne prendere o rinnovare la patente. Il percorso a ostacoli comincia dalla carenza di punti dove richiedere il rinnovo della patente, le famose "commissioni speciali": ce ne sono, una per tutti i comuni della provincia. Tanto per capirci, nel Lazio ce ne sono solo sette. Tre per tutta Roma, ma una sola di queste è in città, sul Lungotevere della Vittoria 3, ma è aperta solo la mattina, dalle 9 alle 12, dal lunedì al venerdì. Da qui che abbiamo cominciato la nostra inchiesta, scoprendo file chilometriche (alle 10 del mattino avevamo 35 persone davanti) e un disastro nella gestione degli anziani clienti. Una sola immagine vale più di mille discorsi: quella del cartello che indica l'ufficio per i non vedenti al quarto piano... Accanto al cartello "Guasto" attaccato sulla porta dell'ascensore... Un'immagine simbolo, uno spaccato di una realtà da paese del terzo mondo, con tutto il rispetto per i loro uffici pubblici. Ed è quasi una metafora poi della burocrazia insormontabile che gli ultra ottantenni si trovano davanti per rinnovare la patente. Già perché una volta arrivati davanti allo sportello, solo lì, si scopre l'elenco dei documenti da presentare. Si va dalla fotocopia del codice fiscale, all'autocertificazione compilata e non firmata di un modello (da prendere in uno dei rarissimi uffici della Usl dove ci sono le commissioni), dalla marca da bollo da 14,62 euro alla fotocopia della patente di guida, dalla ricevuta di pagamento di un bollettino da 18,59 a quella del pagamento di un altro bollettino di 9 euro. Già questo basterebbe. Ma siamo solo agli inizi: a proprie spese - e in tempi ristrettissimi, quindi impossibili da rispettare viste le liste d'attesa dei nostri ospedali, occorre sottoporsi a una visita medica di fatto insormontabile: ci sono diciassette esami complicatissimi da superare. E potrebbero non bastare neanche perché alla fine (testuale) "la commissione valuterà se richiedere consulenze specialistiche o relazione psicoattitudinale". Solo a questo punto, se tutto va bene, viene dato il via per il rinnovo della patente. E, considerando che - nella migliore delle ipotesi, ci vorranno sei mesi circa per venire a capo di questo delirio burocratico, dopo appena un anno e mezzo l'anziano dovrà di nuovo rifare tutto questo percorso: il rinnovo della patente per queste persone è biennale. (...)
(articolo di V. Borgomeo, http://www.repubblica.it/ 01.11.2010 )
AGGIORNAMENTO al giugno 2013: sono passati quasi tre anni, nel frattempo la situazione è molto peggiorata. Oggi ho dovuto dare per l'ennesima volta il mio codice fiscale, ho dovuto cercare per l'ennesima volta i dati catastali della casa dove abito da cinquant'anni per passarli all'amministrazione condominiale (legge dell'anno scorso), sto per fare una fotocopia della ricevuta del caldaista che mi fa manutenzione (idem come sopra), ogni volta che dal governo (regionale, locale, nazionale, l'è istèss) sento dire che combatteranno la burocrazia comincio a star male e a sudare freddo. Vorrei dirgli: state fermi, non fate niente, come vi muovete la melma sale fino al collo, tra un po' non ce la faremo più, state fermi per piacere, non fate più niente...
Life History of the Forget-me-not
5 ore fa
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