Un treno che non ferma a Parma, a Modena, a Reggio. Un treno che non ferma a Cuneo, a Ivrea, ad Alessandria. Un treno che non ferma a Mantova, a Lodi, a Voghera, a Cremona. Un treno che passa via dritto come una freccia da Treviso, da Padova, da Monza, da Cantù, da Viareggio, da Massa, da Carrara, da Brescia, da Bergamo, da Udine, da Trento, da Siena, da Livorno, da Viterbo, da Perugia, da Assisi... Un treno che ferma solo a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma. Un treno che fa solo cinque fermate. A chi serve un treno così?
E’ presto detto: serve ai parlamentari, e agli uomini d’affari. Sorvolando sul prezzi dei biglietti, serve anche a chi ha l’autista, a chi può pagarsi il taxi, o abita in zone molto ben servite dai mezzi pubblici. E sui mezzi pubblici, anche dove già ci sono, sta per calare la scure di Tremonti: corse tagliate, prezzi dei biglietti aumentati anche del 30%.
E’ un treno che fa concorrenza all’aereo. Spostarsi in aereo è diventato sempre più noioso, con tutti i controlli aggiunti di recente; e poi col treno non c’è il problema della nebbia, per esempio.
E’ un treno costosissimo, del quale non si può parlare male perché tutti ti saltano addosso: tutti i potenti, intendo, perché poi se vai a chiedere a uno di Reggio Emilia cosa ne pensa di quel coso che gli passa a tutta velocità sotto casa, ma che poi non può prendere perché gli toccherebbe andare fino a Milano o a Bologna, penso che le risposte sarebbero diverse. Le risposte sarebbero diverse anche se si andasse a chiedere un parere ai pendolari da Cremona a Milano, o da Lecco a Milano, o da Ivrea a Torino. Le cose cambierebbero ancora se si andasse a chiedere pareri a un abitante di Gironico al Monte, o di Gironico al Piano, su cosa fare per andare a Milano: ci si va in macchina, non ci sono alternative. Anche per andare a Como da Olgiate Comasco, da Appiano Gentile, o da Lipomo (distanze fra i 5 e i 10 Km), non è mica facile, si sta in ballo tutta la mattina su mezzi scomodi e strapieni, e i biglietti costano carissimi.
Ma della linea TAV non si può parlar male, guai a farlo. Ci hanno provato i sindaci e gli abitanti del cuneese, si sono presi dei terroristi. Sulle linee TAV c’è l’unanimità assoluta: Prodi e Bersani, Berlusconi e Tremonti, per tacer di Bossi e Borghezio che sulle devastazioni ambientali causate dai cantieri TAV hanno mazzuolato di persona molti dei loro sindaci leghisti.
E perciò, neanch’io parlerò male della magnifica linea TAV: ne parlerò benissimo, e del resto cos’altro dire se non tutto il bene possibile, di un treno che non ferma a Parma, non ferma a Modena, non ferma a Reggio, non ferma a Cuneo, non ferma a Ivrea, non ferma ad Alessandria, non ferma a Mantova, a Lodi, a Voghera, a Sondrio, a Cremona; un treno che passa via dritto come una freccia da Treviso, da Padova, da Monza, da Cantù, da Viareggio, da Massa, da Carrara, da Brescia, da Bergamo, da Udine, da Trento, da Siena, da Livorno, da Viterbo, da Perugia, da Assisi... Un treno che ferma solo a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma. Un treno che fa solo cinque fermate. A chi serve un treno così?
PS: e ricordatevi di obliterare il biglietto, se no sono multe. Abitiamo nel Paese dei Tornelli, nel caso ve ne foste dimenticati: il Tornello con Obliteratrice Annessa è ovunque sacro e obbligatorio, lo dice anche il ministro Brunetta, e se lo dice lui vuol dire che è una cosa davvero indispensabile.
Life History of the Grey Tinsel
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