Qualcuno che vi parla nelle orecchie: cosa c’è di peggio, quando dovete scrivere un numero o prendere un appunto? E se quello/quella canticchia, declama spot e numeri proprio mentre voi state digitando il PIN del Bancomat?
E’ quello che si faceva da bambini, per fare un dispetto: poi passa l’età della stupidera e si impara a rispettare il prossimo. E’ quello che succede da poche settimane anche a Banca Intesa: e infatti, prima di rendermi conto di cos’era successo, ho sbagliato a digitare il mio PIN: due volte di fila. Era la prima volta che mi succedeva, ed ero preoccupato, poi mi sono reso conto: la musica diffusa, la radio di Banca Intesa.
Mi sono poi reso conto che la radio è accesa ovunque, in Banca. Mi sono anche reso conto che radio e tv sono ormai accesi ovunque, in Banca e in Metropolitana e nelle Ferrovie: accese, soprattutto, sugli spot.
Che fare? Protestare? So già come va a finire, ho capito da tempo: da quando un lettore di un importante quotidiano scrisse per protestare contro gli schermi tv accesi in metropolitana, e dall’Ufficio Relazioni Pubbliche della Metropolitana gli fu risposto che avevano fatto un sondaggio, e che la maggioranza aveva deciso che gli spot erano belli. Sondaggio? Con chi, a chi, per chi? Mai sentito di sondaggi, avrei partecipato volentieri. E, soprattutto, io pensavo che vicino ai binari c’era già abbastanza rumore, che le comunicazioni diffuse sono importanti in caso di pericolo, che digitare un numero complicato richiede un minimo di silenzio intorno, eccetera. Tutto questo viene ormai liquidato con un sorrisetto storto di sarcasmo, e magari la tua lettera o la tua protesta fanno il giro dei blog e di facebook: non per solidarietà, ma per prenderti in giro.
Che dire, qui pensano che “se una cosa piace a me, allora piace a tutti”: dicono che il totalitarismo cominci così; siamo già a buon punto. Ma voglio essere ottimista, lancio una proposta: che la musica diffusa si possa interrompere, anche per soli cinque minuti, con un semplice tasto. Almeno Banca Intesa potrebbe farlo...
PS: Non so chi abbia preso queste decisioni in Banca Intesa, però conosco il nome di chi mette gli schermi giganti e implacabili in Lombardia: si chiama Raffaele Cattaneo, di Comunione e Liberazione, vicinissimo ad Abelli e a Formigoni. Vado a prendere il dvd di Alex Drastico, prendo appunti, e poi comincio a recitare.
Questo post l'ho già pubblicato il 17 dicembre 2010: lo ripubblico oggi, perché nel frattempo mi sono accorto che questa scemenza si sta sempre più allargando, alle stazioni per esempio, ma anche all'aperto, ovunque. Un'epidemia di stupidità, calata dall'alto: perché queste sono scelte che vengono fatte in alto, molto in alto - e dunque è qualcosa di preoccupante, perché dimostra in maniera lampante che abbiamo al governo (non solo in politica, anche nelle banche e nelle ferrovie) persone che non si preoccupano affatto del loro prossimo.
Ho chiesto un po' in giro, tutti sono concordi su un fatto: che prima di tutto, per educazione, bisognerebbe chiedere il permesso. Io faccio così da sempre, per educazione: quando entra qualcuno in casa mia io spengo il televisore, spengo la radio, stacco il cd. Non è detto, infatti, che chi entra in casa mia sia nel mio stesso stato d'animo. La stessa cosa faccio, da sempre, con l'autoradio.
Ma, soprattutto, ho chiesto ai dipendenti, a chi ci lavora otto ore filate, in quegli ambienti: la musica diffusa è un disturbo continuo, se ne esce col mal di testa e il giorno dopo si ricomincia da capo.
PS: sarebbe interessante sapere a chi vanno i diritti d'autore delle musiche trasmesse, nel senso della SIAE e dei soldi che arrivano. Sono tanti soldi, a lungo andare: e secondo me la chiave di lettura è questa.
Longlegs – Oz Perkins
8 ore fa
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