lunedì 18 aprile 2011

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Ma poi cosa sono, i batteri? I batteri sono una forma di vita, una delle più semplici e più diffuse; non sono animaletti, ma piuttosto vegetali. Dire “i batteri” è come dire “l’erba”: è pericolosa l’erba? Sono pericolosi i vegetali? Dipende: qualcosa sì, qualcosa no, bisogna vedere. L’ortica è meglio non toccarla, ma se cogliete le foglie appena nate ci si può fare un ottimo risotto. Le albicocche sono buone, ma se pestate la testa contro un ramo dell’albicocco vi fate male lo stesso.
Eccetera: che dire della cicuta, dei peperoni (alcuni di noi reagiscono male ai peperoni, ai pomodori, perfino alle patate), dei gerani, delle querce, del basilico, delle rose, di tutto quello di vegetale che vi capita d’incontrare? Che dipende: dipende dalla circostanza, dipende dalla natura di quel vegetale, dipende se volete mangiarlo o usarlo come decorazione o per prendere ombra, dipende.
La stessa cosa si può dire dei batteri. Sono pericolosi i batteri? Dipende: dipende dal tipo di batteri, dipende da dove si collocano, dipende.
Ma poi cosa sono i batteri? La Garzantina li descrive così:
«Batteri: organismi microscopici per lo più unicellulari, a struttura semplicissima: parete cellulare che racchiude il citoplasma, ravvolto dalla membrana cellulare, all'interno del quale è contenuto un unico cromosoma privo di membrana nucleare: talora hanno cilia o flagelli (questi per il movimento). Secondo la loro forma, i batteri vengono chiamati cocchi (sferici), bacilli (a bastoncino), vibrioni (a virgola), spirilli (a spirale). Autotrofi o eterotrofi, possono respirare in presenza di ossigeno oppure anaerobicamente ricavando l'energia necessaria dalla scissione di composti organici (fermentazione). Si riproducono agamicamente per scissione con grande rapidità. Diffusi ovunque, di grande importanza nella decomposizione di materiale organico, sono essenziali nei cicli naturali dei principali elementi biogenici (azoto, carbonio, fosforo ecc.): alcuni fissano l'azoto atmosferico dell'aria contribuendo alla concimazione naturale del terreno; altri intervengono nei processi digestivi o nella produzione di particolari sostanze (per esempio le vitamine del gruppo B, e la vitamina K). Molti vengono utilizzati nell'industria (casearia, depurazione delle acque, preparazione di antibiotici) e nelle biotecnologie. Alcuni, parassiti di piante e animali, producono tossine (b. patogeni) e causano malattie (tubercolosi, tifo, colera ecc.). La lotta contro i batteri patogeni esogeni (esterni) viene compiuta mediante sterilizzazione, disinfezione, pastorizzazione; contro i batteri patogeni endogeni (interni) mediante antibiotici o chemioterapici o somministrazione di vaccini e sieri.»
Insomma, senza batteri non avremmo il vino, i formaggi, i concimi, i depuratori; non potremmo digerire quello che mangiamo; non avremmo gli antibiotici. E’ vero, alcuni batteri sono pericolosi e causano malattie; ma contro la maggior parte di questi siamo in grado di difenderci da soli, senza nemmeno bisogno di medicine: le semplici regole igieniche, cioè il tenere pulito, senza bisogno di disinfettanti e sterilizzanti, bastano e avanzano. Di conseguenza, una pubblicità come quella che ho trovato ieri sul giornale è una vera scemenza: che significa avere una cucina sterile? Che non mangerete più lo yogurt e che il pane non lieviterà più? E se il bambino fa la pipì, perde un po’ di saliva, o peggio, cosa succede? E’ un bel bambino, mi dispiacerebbe molto se la cucina antibatterica reagisse in modo violento...
Anche sulla sterilità e sulla sterilizzazione ho trovato quasi sempre idee confuse: anche tra persone insospettabili. Per esempio, io ho lavorato molti anni in una ditta dove si produceva la materia prima per uno degli sterilizzanti più diffusi, un quaternario d’ammonio (se sul collirio trovate scritto “benzalconio cloruro”, è quello); e un giorno un mio collega, oltretutto diplomato in chimica come me, se ne è uscito a dirmi tutto contento che ne aveva versato un litro (concentrato!) nel wc, perché “così va nella fossa biologica e non esce più la puzza”: il contrario di quello che bisogna fare, perché sono proprio dei batteri che degradano la materia che si riversa dal wc. Se versate l’antibatterico nel wc, la puzza aumenterà.
Se prendete il dizionario o l’enciclopedia, scoprirete che “sterile” significa senza vita, impossibilitato a riprodursi. Sterilità è sinonimo di morte, di assenza di vita: la sterilità è necessaria nelle operazioni chirurgiche, in sala operatoria, e in pochissime altre circostanze. In casa nostra, in bagno e in cucina, basta tener pulito: al massimo, e da usare con cautela, un po’ di alcool oppure la candeggina, come fa da sempre mia mamma. Costano pochissimo e funzionano bene; per il resto, acqua e sapone e strofinare bene anche nei posti meno raggiungibili; svuotare ogni tanto il frigorifero, sbrinare, passare un panno con l’aceto. Funziona, funziona benissimo: a meno che non ci sia in corso un’epidemia di colera o di tbc, ma qui ammetterete che si tratta di tutt’altra cosa.

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