domenica 24 aprile 2011

Una storia d'amore

La più bella storia d'amore che io abbia mai letto si trova nel romanzo "Lo schiavo" di Isaac B. Singer. Siamo nella Polonia del XVII secolo, e Singer è un Narratore con la maiuscola, uno di quegli scrittori dei quali sentiamo continuamente la mancanza. Si tratta dell'amore, per forza di cose clandestino, tra l'ebreo osservante Jacob e la contadina cristiana Wanda; Wanda si converte all'ebraismo per amore e Jacob deve spiegarle tante cose. Dovendo spiegare, tradurre, fermarsi a pensare ad ogni parola e ad ogni concetto, è inevitabile che nascano delle domande. E non sono domande qualsiasi: superata la sensazione di straniamento (per noi che non siamo ebrei e che non viviamo nel XVII secolo) non si può non ammirare la bellezza di questa storia d'amore e la lucidità con la quale Singer si interroga, e ci fa riflettere. All'inizio del libro, Jacob è stato venduto come schiavo: i cosacchi hanno assalito la città dove abitava, hanno ucciso e depredato, com'era loro costume con gli ebrei; e Wanda è la figlia del suo padrone, un contadino polacco in un paese sperduto sulle montagne.

Fuori il gelo splendeva dappertutto, ma nel granaio non faceva troppo freddo. Wanda si rannicchiò accanto a Jacob, il corpo premuto contro il suo, la bocca protesa verso la sua. Lui parlava ed ella continuava a fargli domande. A tutta prima, Jacob ebbe l'impressione di essere al contempo uno sciocco e un traditore di Israele; come avrebbe potuto il cervello d'una contadina capire simili profondità? Ma quanto più Wanda interrogava, tanto più ovvio gli appariva che ella afferrava il significato delle sue risposte. Gli poneva persino problemi che lui non sapeva risolvere. Se gli animali non possedevano il libero arbitrio, perché mai era necessario che soffrissero? E se soltanto gli ebrei potevano considerarsi i figli di Dio, perché erano stati creati i gentili?
Lo stringeva tanto, ch'egli ne udiva battere il cuore; le mani di lei gli affondavano nelle costole. Concupiva la conoscenza quasi con la stessa frenesia con la quale concupiva la carne.
" Dov'è l'anima? " gli domandò. " Negli occhi? "
" Sì, negli occhi, ma anche nella mente. L'anima dà vita a tutto il corpo. "
" Dove va l'anima quando un uomo muore? "
" Torna in cielo. "
" Un vitello ha l'anima? "
" No, ha lo spirito. "
" Che cosa accade allo spirito quando il vitello viene macellato? "
" Talora entra nel corpo di colui che lo mangia. "
" Anche i maiali hanno lo spirito? "
" Sì. No. Credo di sì. Qualcosa devono avere. "
" Perché gli ebrei non possono mangiare carne di porco? "
" Lo proibisce la legge di Dio. E' la sua volontà. "
" Quando diventerò ebrea sarò anch'io una figlia di Dio? "
" Sì, se Lo lascerai entrare nel tuo cuore. "
" Lo lascerò entrare, Jacob. "
" Devi divenire una di noi non perché ami me ma perché credi in Dio. "
" Credo in Dio, Jacob. Sinceramente. Ma tu devi insegnarmi. Senza di te sono cieca. "
(...)
" Perché gli ebrei non si trovano più nel loro paese? "
" Perché hanno trasgredito. "
" Che cosa hanno fatto? "
" Si sono prosternati davanti agli idoli e hanno derubato il povero "
" Ora non lo fanno più? "
" Non adorano gli idoli. "
" E il povero? "
Jacob meditò cauto la domanda prima di rispondere.
" I poveri non sono trattati con giustizia. "
" Ma chi mai è giusto con i poveri? I contadini lavorano duramente per tutto l'anno, eppure girano nudi. Zagayek non si sognerebbe mai di sporcarsi le mani, eppure prende tutto, il grano migliore, i capi di bestiame più belli. "
" Ogni uomo dovrà arrivare alla resa dei conti. "
" Quando, Jacob? Dove? "
" Non in questo mondo. "
" Jacob, ora devo andare. E' quasi l'alba. "
Gli si avvinghiò al collo, gli affondò la bocca nella sua, baciandolo per l'ultima volta. Il viso le ridivenne ardente, ma infine si strappò da lui. Spalancando la porta del granaio, mormorò qualcosa e sorrise timidamente. Non v'era luna, ma i riflessi della neve le illuminavano il viso. (...)
(Isaac B. Singer, "Lo schiavo", ed. TEA, pag.63)


A un certo punto del libro, Jacob viene riscattato dai suoi compaesani ebrei e può tornare a casa; ma il suo pensiero è sempre rivolto a Wanda, e dall'incontro fra le due religioni nascono ancora domande. Jacob aveva nostalgia dei suoi ebrei, quand'era schiavo, e tendeva ad idealizzarli e a vederli migliori dei contadini cristiani che gli toccava frequentare; ma ora che è tornato fra i suoi non può fare a meno di notare che le cose non stanno così.


(...) Inoltre, guardandosi intorno, Jacob notava che la comunità rispettava le leggi e le costumanze concernenti l'Onnipotente, ma violava impunemente il codice che si riferiva al trattamento dell'uomo da parte dell'uomo. Il suo ritorno prima di Pasqua lo aveva portato nella cittadina mentre era in corso un litigio: la farina per i mazzoth scarseggiava e il rabbino, non trovando alcun divieto nella legge mosaica, nel Talmud o anche in Maimonide, aveva autorizzato il consumo di piselli e fagioli durante le festività. Questa norma aveva irritato alcuni componenti della comunità, taluni perché volevano dimostrare quanto fossero pii, altri perché ce l'avevano con il rabbino; e costoro avevano rotto i vetri delle finestre di casa sua e conficcato chiodi nella sua panca sulla parete est. Jacob era stato avvicinato da uno dei fanatici, il quale lo aveva sondato per accertare se aspirasse a diventare rabbino.
Sì, uomini e donne che avrebbero preferito morire anziché violare la più insignificante di queste norme rituali, calunniavano e facevano pettegolezzi apertamente, trattando i poveri con disprezzo. Gli eruditi erano altezzosi con gli ignoranti; i maggiorenti dividevano i privilegi e le preferenze tra loro e i loro parenti e sfruttavano il popolo in genere. Gli usurai defraudavano i loro clienti, approfittando delle scappatoie nella legge contro l'usura; le mercanzie erano tenute lontano dal mercato finché non scarseggiavano. Taluni arrivavano al punto di servirsi di falsi pesi e false misure. Ma quando Jacob entrava nella casa di studio li trovava tutti: gli iracondi, i superbi, gli ossequiosi, i disonesti. Pregavano e tramavano, erigendo alte torri di legalità nel momento stesso in cui violavano i comandamenti di Dio La catastrofe aveva impoverito la comunità, ma nella cittadine continuavano ad abbondare l'odio e l'invidia. (...)
(Isaac B. Singer, "Lo schiavo", ed. TEA, pag.86 )


(...) Quando rimase sola con Jacob, quella notte, pianse e gli riferì ciò che dicevano gli ebrei. " Non devi ripetere queste cose ", la rimproverò Jacob. " Sono calunnie, un peccato grave quanto mangiare carne di maiale. "" Sicché loro possono maltrattarci e noi non dobbiamo dir niente? "" No, anche loro non si comportano bene. ""Be', fanno tutti così, anche Breina, ed è moglie di un maggiorente. "" Coloro che fanno queste cose saranno puniti in cielo. I libri sacri lo dicono: tutti coloro che chiacchierano, scherniscono il prossimo o ne dicono male, bruceranno nel fuoco della Geenna. "" Tutti? "" Nella Geenna non manca lo spazio. "" Anche la moglie del rabbino ha riso. "" In cielo non si fanno preferenze. Quando Mosè peccò, venne punito. "Sarah si fece pensierosa." No, parlar male del prossimo deve essere un peccato mille volte meno grave del mangiar carne di maiale, altrimenti nessuno lo farebbe. "" Vieni, ti farò vedere che cosa è detto nella Torà. "Jacob, aperto il Pentateuco, le tradusse il testo e le spiegò come ciascun peccato fosse stato interpretato dalla Gemarà; più volte si avvicinò alla porta per accertarsi che nessuno stesse origliando o spiando dal buco della chiave. " Perché gli ebrei rispettano alcune leggi e ne violano altre? " bisbigliò Sarah.Jacob crollò il capo." E' sempre stato così. I profeti si sono scagliati contro questi costumi. Il tempio è stato distrutto per tale ragione. E' più facile non mangiar carne di maiale che tenere a freno la lingua. Ora ti leggerò un capitolo di Isaia. "Jacob passò ad Isaia e tradusse il primo capitolo; Sarah stette ascoltarlo stupita. Il profeta diceva le stesse cose di Jacob: Dio era stanco del sangue dei vitelli e del grasso degli agnelli, gli uomini non dovevano venire alla sua presenza con le mani insanguinate. I maggiorenti di Israele venivano paragonati dal profeta ai signori di Sodoma che Dio aveva distrutto... Per quanto fosse tardi, lo stoppino continuava ad ardere e le falene ruotavano intorno alla fiammella. L'ombra della testa di Jacob si muoveva sul soffitto. Un grillo cantò dietro il forno. In Sarah l'amore e la paura si frammíschiavano; ella paventava il Dio irato che aveva la sua dimora nei cieli e udiva ogni parola e conosceva ogni pensiero; temeva i contadini, di nuovo desiderosi di trucidare gli ebrei e di seppellire vivi i fanciulli; era in ansia per colpa degli ebrei che stavano provocando l'Onnipotente ubbidendo soltanto a una parte della Torà. Promise di non ripetere più le maldicenze che udiva, benché non gli avesse riferito tutto. Si diceva nel villaggio che uno dei magazzinieri rubava su1 peso. Correva voce che un uomo avesse derubato il suo socio durante i massacri. A Sarah era stato detto che gli ebrei erano il popolo eletto e avrebbe voluto domandare come potessero essere favoriti fino a quel punto, se si macchiavano di simili colpe. Tuttavia le appariva evidente che Jacob era un uomo giusto; se Dio lo amava quanto lo amava lei, sarebbe vissuto in eterno.Nelle sue preghiere diceva a Dio che non aveva nessuno tranne Jacob; non avrebbe mai potuto amare alcun altro uomo. Era entrata a far parte di una comunità, ma vi si sentiva un'estranea. Pur essendo fuggita dai contadini, non era diventata una delle ebree di Pilitz. Ella considerava Jacob un marito, un padre e un fratello. Non appena la candela venne smorzata lo chiamò al suo letto. " Ehi, tu, gentile ", disse Jacob, scherzoso, " Non lo sai che una figlia d'Israele non deve essere impudica, altrimenti il marito può ripudiarla? "" Che cosa può fare una figlia d'Israele? "" Generare figli e servire Dio. "" Io voglio dartene una dozzina. "(...) Giacere con Jacob significava per lei pregustare il paradiso. Spesso desiderava che la notte durasse per sempre, consentendole così di continuare ad ascoltare le sue parole e di ricevere le sue carezze. Quell'ora nell'oscurità era la sua ricompensa per quanto aveva dovuto sopportare durante il giorno. Quando si addormentava i sogni la riconducevano al villaggio natio; entrava nella capanna ove aveva vissuto; si ritrovava sulla montagna. Si determinavano strani eventi che coinvolgevano Antek, Basha e sua madre. Suo padre, di nuovo vivo, le parlava con saggezza, e benché Sarah ne dimenticasse le parole non appena si destava, esse continuavano a risuonarle nelle orecchie come echi. A volte sognava che Jacob l'aveva abbandonata e piangeva nel sonno. Jacob la destava sempre." Oh, Jacob, sei ancora qui. Dio sia ringraziato. " Aveva il volto ardente e bagnato di lacrime.
(Isaac B. Singer, "Lo schiavo", ed. TEA, pag. 116 )

2 commenti:

Thomas ha detto...

Tanti Auguri di Buona Pasqua, Giuliano
"Rubo" un piccolo spazio nel tuo blog per lasciarti un pensiero

Un abbraccio

Giuliano ha detto...

Buona Pasqua anche a te, Thomas, e a tutti quelli che passano di qui
:-)