giovedì 4 giugno 2020

Pensieri in fase due ( II )

Proseguo con i pensieri raccolti nelle ultime settimane, la cosiddetta "fase due":

2.
- L'uso della mascherina anche all'aperto: da qui alla farmacia, cinquecento metri, non trovo nessuno. Quale mai contagio dovrei subire, o provocare? Quelli che fanno queste ordinanze vivono a Milano, Roma, Napoli, dove basta che una persona per palazzo scenda in strada per creare assembramento; ma non è così dappertutto. Capisco che scrivere ordinanze non è facile, ma mi viene da pensare che questi non sappiano cosa c'è al di fuori di Milano o della città dove abitano, e intanto c'è sempre in agguato un vigile pronto a multarti, 400 euro, magari anche l'ergastolo o la condanna a morte con esecuzione immediata sul posto. Nel frattempo, medici e infermieri continuano a non avere le mascherine; ma io sono obbligato da un'ordinanza a portarla anche se non c'è nessuno nel raggio di trecento metri intorno a me.
- prendo nota con dispiacere delle uscite scomposte del governatore De Luca in Campania: c'è modo e modo di dire le cose, e De Luca ha gli stessi modi dei leghisti. Non è l'unico: ecco perché non voto PD. Anche a Milano, Sala è un buon manager ma con la sinistra non c'entra niente e ad ogni occasione me lo ricorda. Che fare?

- ci sono quelli che sembrano contenti, non vedevano l'ora di mettersi la mascherina. Anche molti giornalisti e politici tengono la mascherina anche quando non sarebbe necessaria, si vede proprio che a loro piace. E i guanti, che magari sono sporchi ma chi vuoi che ci faccia caso. Guanti e mascherina sono protocolli che sono giusti nelle corsie d'ospedale, magari nel reparto infettivi; ma nella vita quotidiana basterebbe averli con sè e usarli quando servono. Per esempio, perché tenere i guanti per tre o quattro ore anche se non si tocca nulla? in metrò o sui treni ci si potrebbe tranquillamente togliere i guanti quando ci si è seduti, spero che lo si possa fare.
- molto compiacimento anche nelle uscite di alcuni virologi, del tipo "nonni e nipoti non potranno più abbracciarsi" oppure "il vaccino non riporterà alla normalità", "abituatevi a portare la mascherina anche in casa" e via di seguito. E' una questione di modi anche questa: c'è modo e modo di dire le cose. Poi per fortuna arriva Garattini che dice quasi le stesse cose ma con miglior maniera e togliendo un po' di angoscia.  C'è chi sembra davvero contento di questa situazione, e la cosa non finisce di stupirmi. Io invece penso che è come essere tutti malati, per un certo periodo prenderemo le medicine o metteremo una doccia gessata, se è necessario si fa ma non è certo il caso di esserne felici.
- mi impressionano anche le corrispondenze dalla Cina di Giovanna Botteri, per esempio l'enfasi quando parla degli asintomatici. Sembra che non avere sintomi sia un crimine. I virologi seri usano modi diversi: "Esistono infatti pazienti asintomatici: portatori sani che pur non mostrando alcun segno della malattia sono stati contagiati e possono contagiare altre persone. Una verifica su tutti i potenziali malati, quindi, sarebbe auspicabile proprio sulla base delle indicazioni della comunità scientifica internazionale", dice il professor Crisanti. Ma se ascolto le cronache di Giovanna Botteri da Pechino mi preoccupo, sembra che sia in corso la caccia all'asintomatico: "Sto bene non ho nulla, neanche una lineetta di febbre" "Linciamolo!!!"
 
- mi segno anche l'intervista tv a uno che se l'è vista brutta ma è guarito e dice "mi ha contagiato uno che stava bene, insegnerò ai miei figli a usare sempre guanti e mascherine, a non toccare i tasti del citofono o dell'ascensore". Ne ho il massimo rispetto, immagino cosa avrà passato, ma è una persona traumatizzata e avrà bisogno di un supporto psicologico, come capita a chi ha subito una disgrazia. Spero che tra un anno sia guarito anche da questa malattia e non solo dal covid. Quello che gli è successo è la stessa cosa che è capitata a chi ha avuto un incidente stradale grave, a chi ha avuto un figlio morso da un cane, o come capitò al cestista Ossola che non voleva viaggiare in aereo perché suo padre era morto a Superga nella tragedia del Grande Torino del 1949. Sono traumi da cui è difficile uscire, ma bisogna saper tornare alla vita normale e si può fare.

- assisto allibito alla proliferazione di articoli e di video sul "droplet": a quanta distanza può arrivare una goccia di saliva? Lì per lì penso che gli studi in merito siano inglesi o americani, si sa che con l'inglese succede, basta dire "Thatcher" correttamente e lo schizzo di saliva arriva; in italiano è meno probabile, anche dicendo "Renzi" o "Salvini" o "Meloni" lo sputacchio, se uno vuole s'intende, bisogna farlo a parte. L'ipotesi di una prossima nascita di un campionato mondiale di sputo e starnuto nasce in me dopo aver visto il dodicesimo dettagliatissimo servizio sul droplet, e magari c'è anche chi si sta già allenando.

Qui inizia la "fase tre", che si preannuncia ancora triste:
- mi dicono che la CRI ti telefona a casa, per chiedere se sei disposto a uno screening: e c'è chi si meraviglia perché nessuno risponde. E' ancora quella maledetta e invasiva mentalità da marketing, ormai siamo abituati a chiudere rapidamente il telefono per le troppe molestie telefoniche di chi cerca di venderci qualcosa, e quindi non c'è da stupirsi se anche alla CRI si attacca il telefono in faccia. Mi viene da pensare che sarebbe stato più semplice chiedere ai medici di base di trovare le persone per il test, ma forse esagero...
- infine, ma non finisce qui, se non si cambia strada avremo scuole, spiagge, palestre, piscine, piste da sci, musei, e quant'altro, riservate solo ai ricchi, come negli anni '30. Messi alla porta quelli che non possono prenotare o che non hanno i soldi, i ricchi si godranno delle vacanze da favola. Per sapere cosa faranno gli altri, i non ricchi, potete provare a leggere o rileggere George Orwell: i prolet di "1984", proprio loro.

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