"Re Lear" nella regia di
Strehler è uno degli spettacoli più famosi e celebrati, direi quasi
leggendario. Ne esiste una buona registrazione, quindi si può ancora
vedere (c'è anche su youtube), e anche se la magia del teatro non si
può ripetere questa è comunque una buona notizia.
Io ero presente nel dicembre 1977, non
avevo letto quasi nulla di Shakespeare a parte l'Amleto, e lo
spettacolo mi fece una grande impressione. Ancora oggi, ripensandoci,
tre particolari mi sono rimasti in memoria: l'impianto scenico
spoglio, quasi inesistenti le scenografie, eppure geniale (lo
scenografo è Ezio Frigerio), l'interpretazione di Tino Carraro, che
in teatro diventava un gigante (il cinema e la tv lo hanno troppo
spesso relegato in ruoli dimessi o minori), e poi Ottavia Piccolo.
Strehler aveva avuto un'intuizione
geniale, nata forse dall'avere a disposizione proprio Ottavia
Piccolo: aveva notato che Cordelia e il Matto non sono mai in scena
nello stesso momento, e aveva scelto di far interpretare i due
personaggi dalla stessa attrice. Il risultato fu straordinario, anche
perché Cordelia e il Matto vogliono bene al vecchio Re; il Matto non
lo abbandona mai, Cordelia è costretta a starne lontano ma alla fine
scenderà in battaglia per aiutarlo.
Il cast completo vedeva Renato De
Carmine come Gloucester, Antonio Fattorini e Giuseppe Pambieri nei
panni dei due fratelli Edgar ed Edmund, Franco Alpestre (bravissimo)
come Kent. Luciano Virgilio, Orlando Mezzabotta e Franco Patano erano
i tre re che sposano le figlie di Lear; le due sorelle di Cordelia,
Regan e Goneril, erano Anna Rossini e Lia Tanzi. Nel resto del cast,
composto da attori eccellenti (Franco Sangermano, Ottavio Fanfani,
Ernesto Rossi, Agostino De Berti, Fulvio Ricciardi), spicca una
curiosità: uno dei tre servi era Massimo Ghini, che in seguito
avrebbe avuto parti da protagonista al cinema e in tv. Le musiche
erano di Fiorenzo Carpi, grande compositore troppo spesso
dimenticato, che fu accanto a Strehler in moltissimi spettacoli oltre
che autore di colonne sonore importanti.
Anche a questo spettacolo ero arrivato
quasi per caso, in compagnia, il classico "vuoi venire anche
tu?"; l'impressione fu enorme fin dall'inizio, con quel velo
trasparente che simboleggiava la mappa del regno, e con Tino Carraro
che vi indicava le parti spettanti alle tre figlie - ma qui vi
lascio, se ancora non avete letto Re Lear vi consiglio di iniziare a
conoscerlo, magari (ripensando alle scelte di Strehler) proprio da
una delle battute finali, dove è davvero difficile capire se Lear
stia parlando di Cordelia o del Matto:
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