martedì 2 giugno 2020

Pensieri in fase due ( I )

1.
Siamo usciti dalla cosiddetta "fase due", con la speranza che il peggio sia alle spalle. Mi sfogo quindi con un po' di pensieri raccolti durante l'ultimo mese.
 
- Ha suscitato entusiasmi l'ormai famosa "dad", didattica a distanza", le lezioni di scuola via tubo insomma. Mi sono ritrovato a guardare un dibattito tv, tra gridolini d'entusiasmo e voci di "indietro non si torna" e io che ho il diploma di perito chimico mi chiedo: ma con i laboratori, come si fa? Nella mia scuola si fanno 20-30 ore di laboratorio a settimana, non è possibile fare il laboratorio in streaming, serve la manualità. Lo stesso vale per chi studia elettrotecnica: come si fa a saldare un circuito via streaming? Oppure le scuole d'arte, i bambini delle elementari che devono imparare a scrivere bene... Ma nessuno ne parla, evidentemente hanno tutti fatto il classico; e solo a metà dibattito arriva Landini della CGIL a ricordare che la banda larga non c'è in molte zone d'Italia. In queste settimane di "lockdown", io ho provato a fare videochiamate con mio fratello ma ho dovuto rinunciare e servirmi del telefono fisso. Non è che noi si viva tra le montagne: abitiamo entrambi nella zona tra Como, Milano e Varese. Figuriamoci cosa succede, con le lezioni in streaming, a chi abita in Valtellina; a parte questo, però, il mio pensiero principale (triste, va detto) è che mi ritengo fortunato di essere fuori da questo futuro, dato che non ho figli né nipoti.

- l'incremento dell'e-commerce, presentato anch'esso con gridolini di gioia così come la "didattica a distanza"; gridolini che raddoppiano quando si nota che stiamo usando poco contante, "la moneta elettronica!!!". Insomma, tutti contenti: ma in realtà non si è usato contante perché la gente non ha speso e con il lockdown molti sono rimasti senza soldi, senza lavoro e senza prospettive future. Il pensiero che chi scrive certi articoli e fa certi servizi in tv sia un coglione mi sorge inesorabile; oltretutto c'è stato un incremento anche delle truffe on line, soprattutto quelle legate all'emergenza, ma è così bello inneggiare all'e-commerce, mica vorrai rovinargli la festa. Intanto, scendo in cortile e constato che dovremo rifare un tombino e anche una parte di selciato: quanti furgoni e camion sono entrati in cortile in queste settimane? Come saranno le strade di fuori, quante buche nuove? E, soprattutto, qualcuno ha mai visto come guidano gli autisti dell'e-commerce? Mamma mia, se ci penso rottamerei l'auto e butterei via la patente, ma poi penso che anche da pedone la mia situazione non migliorerebbe.
- la novità del fare tutto on line coinvolge anche poste e banche: si realizza quindi il sogno dei dirigenti d'azienda del Nuovo Millennio, licenziare e chiudere e ridurre il personale. E' l'unica cosa che sanno fare, è il loro momento, lo faranno di certo. Con l'ottima scusa dell'on line e dello home banking, ecco qualche altro migliaio di disoccupati in più.
- In tv regna ovunque la soprascritta "Programma registrato prima del DPCM del 4.3.2020", che a me sembra la dichiarazione ufficiale che la Rai prende per imbecilli i suoi utenti. Ho visto perfino un Alberto Lionello del 1965, "La coscienza di Zeno", con questa scritta sopra...

- un altro pensiero, da appassionato di musica, è per "la Scala in streaming" come idea per il futuro. Chi lo ha proposto ha firmato la propria dichiarazione di aperta incompetenza in materia: prima di tutto, perché le dirette (che cos'è lo streaming se non una trasmissione in diretta?) si sono sempre fatte, via radio e via tv, da quando esistono la radio e la tv; e poi - soprattutto - perché l'acustica di una sala da concerto o di un teatro sette-ottocentesco è qualcosa di unico e di irripetibile. Un esempio: ho guardato di recente la registrazione (audio e video) del "Macbeth" di Verdi diretto da Claudio Abbado. Io ero in teatro, e il finale del primo atto era un'onda sonora che travolge tutto; e prima del finale c'è il notturno tutto a mezza voce, sussurrato, quasi in silenzio. Come si fa a rendere con dei microfoni tutto questo? La soluzione tecnica, l'unica per non far saltare tutto l'impianto di registrazione, è di abbassare il volume al momento del concertato finale. Ovviamente, così facendo, salta tutto il lavoro non solo di Giuseppe Verdi ma anche del direttore d'orchestra. Che il tecnico del suono diventi più importante del direttore d'orchestra è qualcosa che ha sempre disturbato gli appassionati di musica; a meno che non si intenda per musica un tizio o una tizia che canta qualcosa nel microfono, ma in questo caso sarebbe meglio astenersi dal parlare - che è il metodo più certo per non dire scemenze.

(continua)

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