domenica 28 agosto 2011

Rodolfo Celletti

Devo molto a Rodolfo Celletti, e non solo per quanto riguarda la musica. Quando ho iniziato ad ascoltare l’opera lirica, che avevo letteralmente detestato fino ai 18 anni, non avevo nessun punto di riferimento: a casa mia non c’era nessuno che si interessava di musica. Per questo motivo, non sapendo da dove incominciare, avevo scelto di partire dai nomi più famosi, Giuseppe Di Stefano, Mario Del Monaco, Maria Callas, Tito Gobbi, e tanti altri. Dopo un paio d’anni, e dopo aver comperato qualche disco, venni a sapere dai giornali che esisteva un libro, molto recente, in cui il critico musicale Rodolfo Celletti aveva passato in rassegna tutte le principali edizioni discografiche esistenti: “Il teatro d’opera in disco”, editore Rizzoli. Era piuttosto costoso, ma in Biblioteca a Como ce l’avevano e così cominciai a leggerlo. La sorpresa fu enorme, e anche l’irritazione: Celletti “distruggeva” quasi tutte le interpretazioni più celebrate, trovava difetti ovunque, parlava bene di cantanti con una voce meno bella degli altri, dava la sufficienza scarsa a direttori d’orchestra di cui tutti parlavano con ammirazione, come Tullio Serafin.
Com’era possibile? Qualcosa non mi tornava, e in seguito avrei scoperto che a Celletti piaceva esagerare, che era molto umorale e alle volte anche un bel po’ maleducato: ma Rodolfo Celletti era un critico serio, ti dava dei punti di riferimento, e soprattutto non parlava mai in astratto, ma indicava i punti precisi in cui, in quella registrazione, quel cantante aveva commesso degli errori. Siccome avevo molti di quei dischi, era facile andare a controllare: ebbene sì, nella maggior parte dei casi Celletti aveva ragione. Come dargli torto se, ragionando sul “Simon Boccanegra” diretto da Gabriele Santini, diceva che Tito Gobbi era un grande baritono ma solo nella zona centrale, e che appena c’era da andare in zona acuta la voce sbiancava, e rivelava gravi difetti di tecnica? L’esempio che ancora mi ricordo, riguardo a Tito Gobbi, è quello nel “Don Carlos” (sempre diretto da Santini), alle parole “inaspettata aurora”... Insomma, era facile controllare, verificare.
Inoltre, per la prima volta, grazie a Celletti imparavo nozioni di tecnica vocale, di filologia, dei veri motivi per cui Maria Callas era da considerare un evento epocale, della reale grandezza di Renata Tebaldi, delle lezioni di canto di Carlo Bergonzi, del fatto che alcuni cantanti sono perfetti per una parte ma non per tutte, della differenza fra quello che si ascolta in disco e in teatro, eccetera. Grazie a Celletti, ho capito che la magia del teatro non si troverà mai in una registrazione, che direttori come Serafin, Votto, De Sabata e Sawallisch erano grandi non tanto e non solo per le loro registrazioni, ma per il loro lavoro quotidiano in teatro.
Tutte cose che non sapevo e che ho imparato: ed è un discorso che mi torna alla mente ogni volta che trovo qualcuno che parla a vanvera, non solo di musica o di letteratura ma in politica, sul lavoro, in famiglia, qualsiasi cosa. Ci sono persone che sono magari poco simpatiche o irritanti, come capitava spesso con Celletti, ma che ti danno comunque dei punti di riferimento, qualcosa su cui riflettere, e che magari ti aprono nuovi orizzonti, e che per questi motivi ti fanno crescere, ti danno qualcosa in più che prima non avevi. Di queste persone, di Celletti ma non solo di Celletti, sento una grande mancanza.
da www.wikipedia.it
Rodolfo Celletti (Roma, 13 giugno 1917 – 4 ottobre 2004) è stato un musicologo, critico musicale, maestro di canto e scrittore italiano. Dopo aver servito nell'esercito dal 1937 al 1943, nel dopoguerra si laureò in legge. Alternò per lungo tempo l'attività di dirigente d'azienda a quella di musicologo e critico musicale autodidatta, collaborando a varie riviste e pubblicando saggi, tra cui, fondamentale, quello sulla storia della vocalità, che costituisce il settimo volume della monumentale "Storia dell'opera", edita dalla UTET . Per molti anni fu critico musicale del settimanale «Epoca» e collaboratore di riviste, specialistiche o divulgative, come «Analecta musicologica», «Nuova rivista musicale italiana», «Rivista Italiana di musicologia», «Discoteca», «Musica», «L'Opera», «Opera» (di Londra), «Opéra international» (di Parigi) e «Amadeus». Collaborò inoltre ad enciclopedie e dizionari (dalla direzione della "Sezione cantanti" della Enciclopedia dello Spettacolo a The New Grove Dictionary of Opera), e pubblicò diversi libri, tra cui: Le grandi voci (1964), considerato per lungo tempo la più completa fonte biografica e critica sui grandi cantanti d'opera a partire dalla fine dell'800, e Storia del belcanto (1983), tradotto in inglese, francese e tedesco. Un cenno particolare meritano poi le due edizioni (1976 e 1988) de Il teatro d'opera in disco, primo testo del suo genere, che per lungo tempo ha costituito un riferimento imprescindibile, oltre che per gli addetti ai lavori, per tutti gli appassionati melomani e discofili. In esso Celletti espresse, soprattutto su mostri sacri della vocalità, giudizi talvolta radicali e "fuori dal coro", ma costantemente circostanziati ed analiticamente motivati. Dal 1980 al 1993 fu Direttore Artistico a Martina Franca del Festival della Valle d'Itria, specializzato nella rappresentazione di opere rare e nella revisione critica di opere di repertorio. Nell'ambito del Festival Celletti svolse anche l'attività di maestro di canto, valorizzando giovani esecutori che hanno poi contribuito al rilancio del Belcanto. Tra essi Lella Cuberli, Daniela Dessì, Maria Dragoni, Martine Dupuy, William Matteuzzi, Giuseppe Morino, Dano Raffanti.
Rodolfo Celletti si è spento, nel completo silenzio all'età di 87 anni. Considerato uno dei più grandi esperti di canto lirico e di storia dell'opera, ha ricoperto un ruolo di primo piano nel mondo musicale italiano del secondo dopoguerra, soprattutto nella riscoperta del mondo del belcanto, dal periodo barocco al primo romanticismo, e come animatore del revival che ha riguardato questo stile canoro nell'ultimo scorcio del XX secolo. Pubblicazioni Saggistica Le grandi voci: Dizionario critico, biografico dei cantanti, Istituto per la collaborazione culturale, 1964 Il teatro d'opera in disco, Rizzoli, 1976. Storia del belcanto, Discanto, 1983 Memorie d'un ascoltatore: Cronache musicali vere e immaginarie, Il Saggiatore, 1985. Pavarotti: 25 anni per la musica, Ruggeri edizioni, 1986 Il canto, Garzanti (Edizioni Speciali Vallardi), 1989 Voce di tenore, IdeaLibri, 1989. Storia dell'opera italiana, Garzanti, 2000. La grana della voce: opere, direttori e cantanti, Baldini & Castoldi, 2000. Romanzi Viale Bianca Maria, Feltrinelli, 1961 Gli squadriglieri, Bompiani, 1975 Tu che le vanità, Rizzoli, 1981 L'infermiera inglese, Giunti, 1995.

3 commenti:

misterpapageno ha detto...

Un bellissimo commento ed un bellissimo ricordo.
Per motivi anagrafici e geografici, non ho mai letto (ma sarebbe meglio dire "non sono riuscito a leggere") Celletti per assenza di libri, o in commercio o nelle biblioteche.
Una mancanza prima di tutto culturale e in secondo luogo di serietà critica in un paese come l'Italia.

Giuliano ha detto...

Il teatro d'opera in disco era poi stato ristampato in edizione aggiornata dallo stesso Celletti, ma era diventato un libro costosissimo, a livello enciclopedia!
E' un peccato che non sia più rintracciabile, in fin dei conti i dischi ci sono ancora...
grazie del commento!

Anonimo ha detto...

Sono cercando da tempo questo libro e é stato impossibile. Qualcuno sa dove posso trovarlo? Qualcuno c'é l'ha? Il mio email é maometto2@yahoo.es
Mille grazie