domenica 9 agosto 2009

Improvviso, n.3

«(...) Nella fiaba e nella pittura (poi verrà Chagall) il musico ambulante è sempre sospettato di essere in contatto col mondo infero: pregiudizio che contrassegna l'angelico. Ma nessuna orchestra in nessun teatro o sala di conservatorio esprime l'essenza della solidarietà e della compassione umana come la musica di strada... A lei sola appartengono i sonidos negros che attirano il Duende, a lei sola è dato di far gorgogliare l'onda del trascendente nei quartieri appestati e nei crateri di desolazione. (...) » (Guido Ceronetti, dal "Corriere della Sera" del 24.12.2001)

Una volta ho fatto ridere un bambino piccolissimo, semplicemente togliendomi di testa il cappello. La mamma era rimasta sorpresa: un bambino così piccolo, non lo aveva mai visto ridere così bene. Ripeto il gesto, il bimbo ride ancora; sembra chiedere un altro bis, ed eseguo.
Il fatto mi torna in mente quando, di fianco al Duomo di Milano, vengo fermato da un giovane africano che vuole vendermi qualcosa, uno dei libri che conosco già a memoria. Ma non è tempo, non ne ho voglia, una volta mi piaceva essere gentile e perdere tempo in chiacchiere ma poi ho trovato chi mi ha fatto passare la voglia, ed anche questa è una brutta novità degli ultimi anni. Ma poi cedo, sbuffo ma per toglierlo di torno gli prendo qualcosa: e intanto gli chiedo quanti anni ha, perché è alto e forte ma sembra un ragazzino. E infatti ha vent'anni: mi tolgo un attimo il berretto e lui si mette a ridere, non si aspettava la mia testa pelata, credeva che fossi anch'io giovane come lui. E' una risata franca, da bambino, e io mi accodo - ne sentivo il bisogno, magari capitasse più spesso...

Invece il 2 settembre ho dato un euro al suonatore di fisarmonica che stazionava davanti alla libreria in via Dante, ma solo perché da venti minuti stava suonando l'Internazionale, e anche piuttosto bene. E' anziano, malandato, ha la pelle scura ma di un colore strano, più simile a un indiano che a un nero vero e proprio (che sia cubano?). A me fa sempre piacere riascoltare l'Internazionale, non so a voi. E' il testo che mi commuove, e anche se so che a molte persone suona male io conosco la Storia, e so da dove viene. Non sarà certo uno Stalin a far tramontare il pensiero di un'umanità che si vuol bene e marcia insieme verso un obiettivo un po' più alto del denaro.
Per ora chiudo, e ne approfitto per fare gli auguri di Natale: è un Natale molto laico, lo ammetto, ma quest'anno va così; e sono sicuro che Chi di dovere capirà cosa intendo dire, e magari mi darà l'assoluzione.
Giuliano 26 dicembre 2006

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