sabato 1 agosto 2009

Sono un'étoile ma non ditelo in giro

Un'intervista in tv a una étoile dell'Opéra di Parigi, che è di Palermo, è molto bella e ha 25 anni. Racconta la sua storia, di come ha lasciato dodicenne la Sicilia per Parigi, del suo duro studio per diventare ballerina (una ballerina vera, mica così per dire: Ballerina con la maiuscola, danzatrice classica), e di come ami ritornare nella sua città, che è anche più bella di Parigi. Ma subito aggiunge: sì, però vado anch'io in discoteca, e ho anche un tatuaggio (il tatuaggio lo mostra: è sulla natica destra).
Sembra quasi scusarsi. Il messaggio, e ormai non è una novità, è questo: " è vero, faccio danza classica, però tengo a precisare che sono una persona normale". E' un messaggio che arriva in molti modi e da molte fonti, ormai da anni: il violinista di Santa Cecilia che però è appassionato di jazz, la flautista della Scala che non si perde il festival di Sanremo, la giovane cantante lirica che si affretta a dire di amare Vasco Rossi. Sembra proprio che si vergognino, che si sentano considerati strani, e che si affrettino a rifugiarsi nella normalità (cioè in Vasco Rossi) non appena spuntano i riflettori della tv; per poi tornare biecamente ai propri turpi vizi clandestini (il canto lirico, la danza classica, Bach e Pergolesi) non appena le troupe tv si allontanano. E in questo sta la differenza con i musicisti che li hanno preceduti: Arturo Benedetti Michelangeli era un appassionato di canti alpini, ed era una cosa che gli faceva onore anche se la teneva nascosta; oggi la "classica" è accettata ma solo a patto di dimostrare poi che si è persone normali, cioè normali per la media televisiva. Secondo questa normalità, essere giovani e suonare Mozart al pianoforte va benissimo, ma solo se hai otto anni e lo fai da Mike Bongiorno; secondo quest'ottica, "musica classica" è sinonimo di noia terribile e di vecchiume insostenibile e, se proprio ti piace e non puoi farne a meno, bisogna poi per forza trovare qualche puntello per farsi perdonare. Tutto questo in un Paese (e in un Continente) che fa un gran parlare di tradizioni da salvaguardare, che si inventa marchi di qualità, che ostenta un passato (anche in cucina...) ormai perduto e che solo pochi eccentrici ormai si ostinano a considerare degno di memoria.
Parlo dal mio punto di vista, che è quello di chi ha fatto una gran fatica a trovare i libri giusti, a vedere i film giusti, a cercare le musiche giuste. Una gran fatica, e con poche soddisfazioni: la gente che mi guardava in modo strano se leggevo un libro o se ascoltavo Bach non mi è mai mancata, anzi erano la maggioranza assoluta e la quasi totalità, ma oggi siamo messi ancora peggio. Oggi, dal 1994 in qua, questa gente è al governo e si occupa di noi e dell'educazione dei nostri figli...
(Giuliano 7 giugno 2005)

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