sabato 1 agosto 2009

Robert Wyatt


Robert Wyatt, negli anni '60, era il batterista dei Soft Machine, un gruppo musicale inglese di Canterbury; con i Soft Machine mossero i primi passi anche i Pink Floyd, destinati a diventare molto più famosi, e anche molto più ricchi. A Wyatt, musicista di solida formazione jazz, è però sempre piaciuto giocare, e i suoi dischi sono sempre molto divertenti, nel solco della tradizione inglese del nonsense, da Lawrence Sterne a Edward Lear e Lewis Carroll in poi.
Wyatt oggi è vicino ai sessant'anni, ha una lunga barba bianca e i Soft Machine sono solo un ricordo, ma è sempre un punto di riferimento costante per chi ama la musica. Nel settembre scorso, il supplemento Musica di Repubblica gli dedica un'intervista, e siccome a me è piaciuta molto ve ne faccio leggere qualche brano.
-A proposito di differenze e caste a parte: venendo a differenze più prosaiche lei una volta si stupiva di fronte alla capacità degli italiani di bere molto vino mantenendo un comportamento, diceva, dignitoso.
«Questa è una cosa che non manca mai di sorprendermi, specie se la confronto con la barbarie in cui cadiamo noi inglesi appena abbiamo un po' di alcool in corpo. Ecco, forse per voi italiani Robert Wyatt è un vino invecchiato bene: fa piacere sorseggiarlo con calma. Mi piace questa vostra filosofia. Posso dirlo? Ritengo che gli gnocchi cotti al punto giusto, siano un esempio di grande civiltà. E poi ho notato che le ragazze che si definiscono anarchiche riescono a essere molto più carine delle loro colleghe inglesi... Scherzi a parte: in Gran Bretagna politica e cultura tendono a essere due concetti ben distinti. Per questa ragione il mio modo di fare musica viene considerato strano, poco comprensibile. In Italia e in Francia esiste un legarne forte fra politica e cultura E non sono io a dover ricordare l'importanza del pensiero di Antonio Gramsci. Ecco, quando inizio a scrivere una canzone su un certo argomento penso: "Gli italiani mi capiranno sicuramente meglio degli inglesi". Forse voi non ve ne accorgete perché, essendo direttamente coinvolti, percepite soprattutto gli errori e le inadeguatezze della vostra sinistra. Ma in Italia siete riusciti a creare un'interpretazione umanista della politica rivoluzionaria. Un'interpretazione a cui noi guardiamo con grande interesse e che nel Sudamerica, che io conosco bene, viene considerata un punto di riferimento.»
- Ecco: la sinistra è infine al governo in Brasile.
«Posso solo dire, "Buongiorno Brasile e buona fortuna". Le forze che si muovono contro una rivoluzione del tutto 'gentile" e umana come quella di Lula sono potentissime: le più potenti al mondo. Qualche centinaio, di chilometri a nord del Brasile si trova il primo impero mondiale totalitario nella storia dell'umanità. Date le circostanze, il solo fatto che il governo Lula cerchi di mobilitarsi contro la miseria e la corruzione è nobile e degno di rispetto.»
-E' quest'esigenza di unire politica e cultura che l'ha indotta a inserire una grande quantità di note esplicative nel libretto di Cuckooland?
«E' sempre mia moglie Alfie che scrive le note. Mi sono reso conto che, nei testi delle mie canzoni, certi riferimenti possono risultare molto criptici e così ho pensato di fornire dei chiarimenti. Non posso pretendere che tutti sappiano del colpo di stato orchestrato da Francia e Gran Bretagna che, nel 1953, depose il primo ministro iraniano Mohammad Mossadeq, oppure della vicenda di Mordechai Vanunu, lo scienziato nucleare imprigionato in Israele dopo aver denunciato la pericolosità di alcuni esperimenti che il suo paese conduceva segretamente. Un altro esempio: è chiaro che una canzone come Forest parla dell'olocausto dei popoli nomadi da parte dei nazisti. Ma è anche importante dire che a Lety, dove vennero sterminati decine di migliaia di rom, non c'è nessun monumento, nessuna targa che ricordi quella tragedia. Forse è un lavoro che avrei dovuto cominciare a fare prima. La musica resta la cosa più importante e non amo il ruolo del polemista. Chi vuole fermarsi all'ascolto ha il cd. Chi vuole andare oltre può consultare il libretto. Entrambi gli approcci sono corretti.»
- La collaborazione fra lei e Alfie è ormai più che trentennale. Vi capita mai di avere divergenze artistiche?
«La risposta è molto semplice, no. Forse perché agiamo in spazi diversi, poi mettiamo assieme ciò che ognuno di noi ha prodotto e, alla fine, il risultato è sempre maggiore della somma delle parti. Non mi piacciono i discorsi del tipo "dopo tanti anni di matrimonio siamo diventati una cosa sola". Alfie e io continuiamo ad essere due entità ben distinte. Esistono degli stereotipi che vorrebbero descrivere il modo di essere del maschio e della femmina. Noi li incarniamo perfettamente: io quello della femmina e Alfie quello del maschio. »
(...) ( Intervista a Robert Wyatt, da RepubblicaMusica, settembre 2003.)

Il disco più bello di Wyatt, divertente e commovente nello stesso tempo, si chiama "Rock bottom". Wyatt lo dedica alla moglie, e le liriche che scrive per lei sono tenere e strampalate. Un altro particolare: Robert Wyatt è paraplegico da trent'anni, a seguito di un brutto incidente; e "Rock bottom" fu il primo disco di Wyatt dopo quell'incidente. "Cuckooland" invece è il suo nuovo disco, uscito proprio in questi giorni.
(Giuliano, 28 ottobre 2003)

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