(Orson Welles, da un'intervista del 1950)
Quante volte nella nostra vita abbiamo incontrato qualcuno che ci ha detto "Fa' così, fa' come ti dico che ti troverai bene?". E molte volte il consiglio era davvero buono, e quasi sempre il consiglio era davvero dato con le migliori intenzioni e magari con grande affetto e attenzione; ma il mondo non è così semplice e così chiaro, e molto spesso il buon consiglio dato con le migliori intenzioni va nella direzione opposta a dove dovrebbe andare.
Per esempio, nel 1970 Tim Buckley pubblicò ben due dischi nei quali credeva molto, e nei quali aveva messo tutto se stesso: "Lorca" e "Starsailor". Sono i suoi dischi più belli e più difficili, e vendettero pochissime copie. Ancora oggi, perfino in USA, "Starsailor" non è reperibile sul mercato. Buckley aveva esordito giovanissimo, a 17 anni, scrivendo canzoni splendide tra il country e la ballata; con Bob Dylan come ispiratore, però con una voce bellissima per timbro e straordinaria per estensione, due qualità che per i rocker non sono quasi mai una benedizione (anzi). Il secondo album è un grande successo, e le case discografiche fanno proposte interessanti al giovanissimo cantante; che però è curioso, si interessa al jazz e alla musica colta moderna, da John Cage a Luciano Berio: e commette altri due gravissimi peccati, di quelli che il mondo moderno non perdona. Buckley esce dal mercato, diventa troppo difficile e troppo "colto": eppure fa solo canzoni, e anche molto belle e struggenti. Il passo successivo è questo di Lorca e di Starsailor: un grandissimo risultato come artista, una rovina in senso commerciale. Buckley è distrutto e molto deluso. Un agente suo amico lo prende sottobraccio e gli dice quello che tutti gli avevano detto fin lì (ma lui duro, avanti per la sua strada...): fa' così, fa' come ti dico io, ascolta un amico... E il raffinato giovane californiano diventa un cantante pop e funk commerciale, o almeno ci prova. Ma non funziona, i dischi nuovi non piacciono sul mercato e Buckley ci sta malissimo. Erano gli anni '60, droghe ed alcool scorrevano a fiumi, neanche Tim ne era esente. E' così che Tim Buckley, o meglio quel che ne era rimasto, muore a soli 28 anni, nel 1975. Come Jimi Hendrix, come Janis Joplin, come Jim Morrison: ma meno famoso, meno maledetto, più oscuro. Si può tradire il proprio destino? E' una domanda grossa come una casa, e io per oggi non me la sento di rispondere.
(...) Ah, lord, it's just the same old story
Something about love for glory
A nickel and a dime a dozen fame...
(Tim Buckley, Happy time)
(Giuliano 31 ottobre 2005)
.jpg)
Nessun commento:
Posta un commento