Giuliano, 19 dicembre 2006E' tutto un gran ripetere, in questi giorni, "l'Aida di Zeffirelli". Mettiamo bene le cose in chiaro: l'Aida è di Giuseppe Verdi. In secondo piano, l'autore dei versi: il bravo poeta lecchese Antonio Ghislanzoni. Al terzo posto, l'egittologo francese Auguste Mariette, autore del soggetto. E, subito dopo, il maestro (pardon: Maestro) Riccardo Chailly, che dirige l'Aida in questi giorni alla Scala (ancora grazie, Maestro!). E poi i cantanti, e poi l'orchestra, il coro e il Maestro del Coro. A questo punto comincio a intravvedere Zeffirelli: sì, un po' di spazio c'è anche per lui.
Ma Zeffirelli di Aide ne ha fatte tante, non è più una novità. Mi ricordo volentieri, come grandi capolavori, i suoi allestimenti della Bohème di Puccini e dell'Otello di Verdi; un po' meno volentieri ricordo una Turandot piena all'inverosimile di gente e di cose, così piena da rassomigliare più ad una delle care vecchie tavole di Jacovitti che ad un allestimento operistico. E anche un Don Carlo, sempre di Verdi, pieno di chierichetti turibolanti e di improbabili cerimonie cattoliche, messe in ridicolo nei giorni seguenti dagli esperti scandalizzati (io, in verità, non mi ero accorto di niente).
Quello che contesto è l'equazione secondo la quale Zeffirelli è la tradizione dell'opera. Non è vero: al tempo di Verdi erano usatissimi i fondali dipinti, ai quali suggerirei di ritornare, ogni tanto.Gli allestimenti faraonici, alla fin dei conti, li paghiamo noi contribuenti: e già abbiamo dovuto accollarci il costosissimo e discutibile lifting della Scala, forse non è il caso di continuare su questa strada.
Per esempio, Giorgio Strehler faceva cose meravigliose con pochi effetti, l'uso sapiente delle luci e una scenografia ridotta al minimo: a lui piaceva fare teatro, lavorare sui personaggi e sulla recitazione, tutte quelle cose lì che si facevano una volta. Insomma, forse si può concludere dicendo che più che lavorare sulle scenografie faraoniche, a Strehler piaceva lavorare: altri tempi anche qui. Altri tempi, altra gente, altre teste...
(nell'immagine, bozzetto del 1904 di Attilio Comelli per Aida alla Scala)
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