L'Ernani di Giuseppe Verdi è tratto da un dramma di Victor Hugo, come il Rigoletto. Ebbe la sua prima rappresentazione nel 1844, Teatro La Fenice di Venezia: due anni dopo il successo del Nabucco e nove prima della stagione dei grandi successi che diedero tranquillità economica a Verdi. E' un'opera che mi piace molto, e che ascolto sempre con grande piacere (soprattutto nell'edizione con Carlo Bergonzi, il più grande tenore verdiano del secolo scorso). E' anche un'opera un po' sconclusionata, ma la colpa non è tutta di Verdi e di Piave e bisogna darne il grave peso anche all'autore del soggetto originale, Victor Hugo.
C'è anche un curioso episodio di censura, o di autocensura, nel libretto d'opera. L'episodio non è confermato dagli studiosi, ma fa ormai parte dell'aneddotica: l'aria famosa del vecchio Silva, nella stesura originale, pare che iniziasse così:
- Infelice, e tu credevi sì bel giglio immacolato...
Il nobile e un po' attempato Silva aveva infatti messo gli occhi sulla giovane protetta Elvira, che invece sorprende "nel penetral più sacro di sua magione" in compagnia di ben due uomini, il bandito Ernani e il re Carlo Quinto in incognito. Si può ben capire cosa sia passato nella sua mente, ma per quei tempi la battuta era un po' troppo fuori dagli schemi, e il verso divenne così:
- Infelice, e tuo credevi sì bel giglio immacolato...
Non che le cose cambiassero molto, né per Silva né per noi; ma almeno la decenza era salva.
(16 novembre 2003)
Vivere in pace – Luigi Zampa
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