Quale è stato il vostro primo ricordo musicale? Igor Stravinskij il suo se lo ricorda bene, e lo mette proprio all'inizio della sua autobiografia. Io sono stato meno fortunato di Stravinskij, sono nato nell'epoca dell'elettricità e dell'elettronica, il mio primo ricordo sarà stato una canzoncina di Sanremo, magari Nilla Pizzi o Celentano....
«Quanto più si risale nella nostra memoria il corso degli anni, tanto più aumenta la difficoltà, a motivo della distanza, di veder con chiarezza e discernere tra eventi di portata significativa e altri di un'importanza talvolta maggiore, ma che non lasciano alcuna traccia e non determinano per nulla l'evoluzione di una vita. Così, una delle prime impressioni sonore che ricordo può parer molto strana. Ciò accadde in campagna, dove i miei genitori trascorrevano l'estate coi loro ragazzi, secondo l'usanza della maggior parte delle persone della loro posizione sociale.
Un enorme contadino seduto sull'estremità di un tronco d'albero. Un odore penetrante di resina e di legno tagliato delizia le narici, il contadino non veste che una corta camicia rossa. Le sue gambe ricoperte di peli rossi sono nude, ai piedi porta dei sandali di scorza. Sul capo una capigliatura robusta, fitta e rossa come la barba, senza un capello bianco; ed era un vecchio.
Era muto, ma faceva schioccare molto rumorosamente la lingua e i ragazzi avevano paura di lui. Anch'io. Tuttavia la curiosità aveva il sopravvento. Ci si avvicinava; e allora, per divertire i ragazzi, egli si metteva a cantare. Il canto era costituito di due sillabe, le sole che riusciva a pronunciare, prive di qualsiasi senso, ma che alternava con un'incredibile destrezza in un movimento assai vivo. Accompagnava questo schioccare nel seguente modo: applicava la palma della mano destra sotto l'ascella sinistra, poi, con un gesto rapido, faceva muovere il braccio sinistro appoggiandolo sulla mano destra. Faceva così uscire da sotto la camicia una serie di suoni abbastanza sospetti, ma ben ritmati e che per eufemismo si potevano definire "baci di nutrice."
La cosa mi divertiva pazzamente e, a casa, mi sforzavo con molto zelo di imitare questa musica. Tanto e così bene che mi proibirono di servirmi di un accompagnamento così indecente. Non mi restavano dunque che le due tristi sillabe, che per me perdevano così ogni attrattiva.
Un altro ricordo che mi ritorna spesso è il canto delle donne del villaggio vicino. Assai numerose, cantavano all'unisono, ogni sera regolarmente, ritornando dal lavoro. Oggi ancora conservo il ricordo netto di questo motivo e del modo con cui lo cantavano. E quando lo riprendevo a casa, imitando il loro modo di cantare, ero complimentato per la precisione del mio orecchio. Tali elogi, ricordo, mi rendevano felicissimo. Cosa curiosa, questo semplice fatto, dopo tutto assai insignificante, ha per me un senso particolare, perché, a partire da quel momento, presi coscienza di me stesso in quanto musicista. (...) »
(Igor Stravinskij, "Cronache della mia vita", l'inizio)
sabato 1 agosto 2009
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