lunedì 17 agosto 2009

Rossini viaggia in treno

Rossini a 37 anni era già in pensione, beato lui. Dopo il successo del "Guglielmo Tell" (1829) decise di non scrivere più opere per il teatro, prese dimora fissa a Parigi e non si mosse più, scrivendo solo quello che gli pareva. Non mancano i capolavori, nel suo lungo periodo "da pensionato": ma dalle fatiche del teatro si tenne ben lontano, dopo quel 1829.
Tra le sue cose più simpatiche e curiose, i brevi pezzi per pianoforte riuniti sotto il titolo "Peccati di vecchiaia" (scritto in francese, però); e di questo repertorio fa parte un brano tra i più divertenti, che si chiama "Un petit train de plaisir", "Il trenino del piacere".
L'antefatto è questo: Rossini, già anziano, viene invitato a fare un viaggio in treno. Siamo a metà ottocento, e dunque non si trattava dell'Eurostar... Per lui è la prima volta: ne esce sconvolto e anche un po' spaventato, anche se il viaggio è breve; e poi affida le sue impressioni al pianoforte.
Si tratta di un brano di circa venti minuti, diviso in brevi episodi.
Il primo è un allegretto, intitolato "cloche d'appel": il pianoforte imita la campana che chiama i viaggiatori in vettura. Poi il trenino parte: Rossini si diverte a imitarne la marcia, e noi ci rilassiamo con lui lungo il primo tratto del percorso. Segue però un sifflet satanique: brusco risveglio dovuto al fischio del treno, seguito dalla dolce melodia dei freni, che anticipa l'arrivo alla stazione, dove les lions parisiens offrant la main aux biches pour descendre de wagon. Poi il trenino riparte, ed è un bel viaggiare, proprio come all'inizio. Ma il trenino di questo spaventato viaggiatore non può che finire male, e così succede: terrible deraillement du convoi!. Rossini è davvero tragico e ci mostra il primo passeggero ferito, e anche il secondo; dopodiché le vittime: premier mort en Paradis (motivo ascendente) , second mort en enfer (motivo discendente...), con tanto di chant funèbre e di amen. A questo punto Rossini fa un'annotazione a fondo pagina: on ne m'y attrapera pas, non mi beccate più....
Il finale è di pura marca rossiniana: un valzer, "allegro vivace", che rappresenta il douleur aigue des heritiers, il terribile dolore degli eredi che si fregano le mani contenti pensando all'eredità. Lo spartito si chiude con un altro motto rossiniano: Tout ceci est plus que naif c'est vrai. Un viaggio in treno tutto da ascoltare, puro divertimento in musica.
(31.12.2003)

2 commenti:

giacy.nta ha detto...

Vado a sedermi vicino a Rossini contando che il viaggio, indipendetemente dagli incomodi e dagli esiti, sia bello quanto il modo in cui l'hai racontato

Giuliano ha detto...

è un brano poco eseguito in concerto, chissà perché. Il mio insegnante di piano mi aveva detto che è piuttosto difficile da suonare, non è una cosa da poco insomma.
Già che ci siamo lo scrivo anche qui: questo piccolo post, che risale al 2002, è stato pubblicato su alcuni programmi di sala, non hanno citato l'autore e nessuno mi ha mai avvertito ma sono contento lo stesso, un brindisi per Rossini!