« (...) ciò che sonava sembrava una sequela inconsistente di suoni senza ritmo e senza melodia, però era tutto immerso nella sua opera: le labbra gli tremavano e i suoi occhi erano fissi sul foglio di musica che aveva davanti... sì, veramente un foglio di note! Mentre infatti tutti gli altri che sonavano meglio di lui si affidavano alla memoria, il vecchio anche in quel trambusto aveva collocato davanti a sé un piccolo leggio portatile, con certe note sudice e gualcite che probabilmente contenevano nel massimo ordine, ciò che egli faceva sentire in modo così sconnesso. L'insolita montatura che aveva appunto richiamato la mia attenzione, destava, d'altro canto, l'ilarità della folla ondeggiante che lo derideva e lasciava vuoto il cappello, mentre invece il resto dell'orchestra intascava miniere di rame. (...) Arrivato nei pressi della porticina che dall'Augarten dà sulla Taborstrasse, udii improvvisamente il noto suono vecchio violino. Accelerai i passi ed ecco, l'oggetto della curiosità stava sonando a tutto andare in mezzo a una cerchia di ragazzi che impazientiti gli chiedevano un valzer. " Suona un valzer!" dicevano. "Un valzer, non capisci?"
Il vecchio continuava a sonare e pareva non badasse a loro finché il piccolo uditorio lo piantò lì con parole di scherno e di beffa e si raccolse intorno a un altro musicante che a poca distanza di lì girava la manovella di un organino. " Non vogliono ballare " disse il vecchio quasi rattristato, raccogliendo i suoi arnesi. Io mi ero avvicinato. "I ragazzi non conoscono altre danze che il valzer" dissi. " Ma io sonavo un valzer " replicò lui indicando con l'archetto un punto del foglio. "Bisogna adattarsi anche a questo, per via della gente. Ma i ragazzi non hanno orecchio" osservò scotendo il capo malinconicamente. »
Questo brano viene da "Il povero musicante", un racconto del 1838, opera dell'austriaco Franz Grillparzer. Nel racconto il narratore procede per le vie di Vienna in una sera di festa, e tra i tanti musicisti che si esibiscono sulla via nota questo anziano signore, molto distinto. Non può non notarlo: di quello che suona non si capisce niente, eppure ha la musica davanti, e la legge con attenzione. La storia prosegue con il racconto della vita del povero musicante, e con la sua morte, in uno stile tipicamente romantico.
«(...)Non avevo potuto parlare con lui un'ultima volta; né domandargli perdono per tutti i crucci che gli avevo procurato, né ringraziarlo dei favori immeritati... sì, favori! Poiché le sue intenzioni erano buone e io spero di ritrovarlo un giorno dove saremo giudicati secondo le nostre intenzioni e non secondo le nostre opere. (...) »
E' un personaggio che mi è rimasto dentro, al di là della bellezza del racconto: perché anche noi siamo come il povero musicante, crediamo di suonare una musica meravigliosa ma non ne siamo capaci, e non lo sappiamo. Gli altri ci ascoltano, non capiscono, ci deridono o ci omaggiano per equivoco o per ignoranza; abbiamo davanti lo spartito, le regole del gioco da qualche parte ci sono, ma raramente la nostra esecuzione è impeccabile. E, anche quando è impeccabile, non è detto che sia conforme a quello che ci è stato richiesto per le nostre vite.
Giuliano 27 dicembre 2006
Vivere in pace – Luigi Zampa
19 ore fa
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